Michael Bublè: a Roma per Luglio suona bene
di: Antonio Ranalli
Sabato 10 luglio, alle ore 21, nella cavea dell'Auditorium Parco della Musica, ci sarà l'atteso concerto di Michael Bublè. Lo spettacolo rientra nel programma di "Luglio suona bene", promosso da Musica per Roma. Uno degli appuntamenti più attesi della rassegna “Luglio suona bene 2004”. Sabato 10 luglio, alle ore 21, Michael Bublè si esibirà sul palco della Cavea dell’Auditorium.
Solo poche parole per riassumere lo straordinario interesse prodotto dal fascino di un giovane cantante di Vancouver che ha il dono di fare proprie alcune delle più grandi canzoni di tutti i tempi. Michael Bublè, ha ventisette anni e prova evidente della sua formidabile e singolare destrezza con lo swing è contenuta nel suo irresistibile album di debutto con la Reprise/143 Records (2 milioni di copie vendute nel mondo). Più che un tributo alle canzoni più famose dell’età d’oro della musica, più che un omaggio agli autori e compositori del passato, i tredici brani di Michael Bublè annunciano l’indiscutibile arrivo di un nuovo talento capace di infondere una propria fresca ed originale sensibilità in una musica così tanto amata e familiare. Michael Bublè sa veramente fare swing. La singolare predisposizione di Bublè si rivela precocemente sin dalla culla, quando inizia ad assorbire i suoni di Ella Fitzgerald, Keely Smith, Sarah Vaughan e Rosemary Clooney con una spruzzata liberale di Stevie Wonder, Elvis, Bobby Darin, Vaughan Monroe e Ol’ Blue Eyes. «Mio nonno è colui che mi ha aperto gli occhi e fatto scoprire tutto un mondo musicale che sembrava avere solo sfiorato la mia generazione. Sebbene ami il rock & roll e la musica moderna, la prima volta che mio nonno mi ha fatto sentire i Mills Brothers, qualcosa di magico è successo. Le parole erano così romantiche, così vere…ed è proprio così che vorrei che fossero le canzoni. E’ stato come avere un flash del mio futuro. Volevo diventare un cantante e sapevo che era quella la canzone che volevo cantare». Ed è proprio il nonno ad indirizzarlo verso la carriera musicale. «Mi chiese se potevo fargli un favore, e cioè di imparare le canzoni che lui amava così tanto», continua Michael. «Non ha dovuto insistere molto per convincermi. Ho iniziato subito partecipando ad un concorso canoro. Ho vinto ma sono stato squalificato perché ero minorenne. Mio nonno, che era un bravo idraulico, incominciò ad offrire riparazioni ai musicisti della città in cambio della loro concessione a farmi salire sul palco ed esibirmi per un paio di canzoni con loro». All’età di diciassette anni Michael ha già accumulato una ricca esperienza e sa già dove vuole arrivare. Si conquista un primo premio al Canadian Youth Talent Search, registra e pubblica una serie di album indipendenti, si unisce ad una road company statunitense per il Red Rock Diner e partecipa ad una rivista musicale dal titolo Swing. E’ l’ex Primo Ministro Brian Mulroney, lui stesso un fan devoto del pop classico, a presentare Michael a David Foster, producer più volte vincitore di grammy, musicista e label executive della Warner Bros. Records. Mentre il giovane si esibisce al matrimonio della figlia di Mulroney con il brano “Mack the Knife”, tra l’emergente artista e l’esperto producer esplode una sorta di chimica creativa. Michael firma per l’etichetta di Foster, la 143 Records. - attraverso la Reprise - ed il lavoro ha inizio nella primavera del 2001 con il suo album di debutto. “In studio l’ultima cosa che volevamo era quella di fare un album tributo o un lounge act”, spiega Michael. “Volevamo lavorare con tutto l’amore e il rispetto che questa musica merita, ma la cosa più importante era catturare uno spirito ed un’energia e ciò non si limitava ad una particolare era musicale”.
Inizialmente Foster, con la preziosa assistenza del collaboratore Humberto Gatica, si concentra sulla perfetta familiarità del cantante con gli standard pop, ma è subito evidente che le formidabili doti e capacità di Michael vanno ben oltre gli anni ’30 e ’40. «Alla fine siamo arrivati ben oltre il punto verso cui ci stavamo dirigendo», continua Michael. «David e Humberto avevano portato un’ampia varietà di materiale e io ho iniziato subito a lavorarci. Facevamo molta attenzione ad attenerci al mio stile ma poi abbiamo scoperto che tutti i generi musicali costituivano la linea da seguire». Il risultato è un album che con grande facilità riesce a mettere insieme le intramontabili “For Once In My Life”, “Fever” e “The Way You Look Tonight” con una versione entusiasmante di “Moondance” di Van Morrison, un’interpretazione sorprendentemente evocativa di “You’ll Never Find Another Love Like Mine” di Lou Rawl e un’esecuzione di un classico dei Bee Gees “How Can You Mend A Broken Heart”, eseguito con gli stessi Bee Gees, che si annovera tra le migliori versioni di quel brano.
«Penso che tutte queste canzoni abbiano una cosa in comune - afferma Michael - Hanno un cuore ed un’anima e la sfida di ogni cantante è mettersi in connessione con queste qualità e renderle vere al pubblico. Naturalmente, questi erano sempre stati i miei standard preferiti ma anche il materiale più nuovo aveva quel qualcosa di speciale. E’ una qualità che non ha tempo». Ma in questi stellari tredici brani Michael porta anche una qualità che è tutta sua.
«Non solo Michael ha imparato questa musica» conclude Foster «Lui l’ha vissuta. Ci ha messo un’energia giovanile, del duro e del tenero insieme in un modo in cui io non ho mai sentito fare prima. La cosa più grande è che si è cimentato in un repertorio che gli durerà cinquant’anni. Lui è appena all’inizio di una lunghissima carriera».
Biglietti da 30 a 40 euro (senza diritto di prevendita).
Tel. 199.109.783
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