Franco Simone: “Sono stato censurato dal regime dittatoriale argentino”
di: Massimo Giuliano
In questi giorni si è molto parlato di un elenco delle canzoni censurate dal regime dittatoriale argentino, ma non tutti sanno che all'epoca anche il nostro Franco Simone fu messo all'angolo. In questi giorni si è molto parlato di un elenco delle canzoni censurate dal regime dittatoriale argentino, ma non tutti sanno che all'epoca anche il nostro Franco Simone fu messo all'angolo.
Durante il regime, infatti, non solo furono censurate le canzoni, ma accadde anche che alcuni artisti venissero messi al bando con tutto il loro repertorio. Come Joan Manuel Serrat o Mercedes Sosa, nel 1981 toccò anche a Simone pagare la sua scelta di non farsi strumentalizzare. Il suo successo in Argentina in quel periodo era all'apice, e per questo l'artista salentino fu invitato dai colonnelli a ritirare un premio che egli rifiutò fermamente, nonostante i suoi impresari di allora gli avessero sconsigliato una così plateale presa di posizione. La ritorsione del regime arrivò immediatamente con la censura totale che, come previsto, gli costò moltissimo dal punto di vista economico, ma la sua dignità morale e la sua coerenza ne uscirono profondamente rinvigorite.
Questa la testimonianza diretta di Franco Simone: «Nel 1981 in Argentina (come era già successo una decina di volte con altri brani) ero al primo posto delle classifiche di vendita dei dischi con il brano "Tu per me". A Cordoba, dove mi trovavo per un concerto allo stadio, fui invitato dai militari argentini a ritirare un premio in presenza di circa 5.000 militari. Rifiutai senza esitazione l'offerta che, a mio avviso, nascondeva semplicemente la volontà di usare il mio nome per fare pubblicità ad un regime con il quale non volevo avere nulla a che fare, perché, come ben sanno tutti quelli che mi hanno contattato in quegli anni e dopo, io cantavo unicamente per il pubblico, quel pubblico che non mi faceva mai mancare il suo affetto e, fortunatamente, continua a farlo. Ho sempre pensato che, prima di essere artisti di successo, occorra essere persone dotate di dignità, e non avrei rinunciato a questa mia convinzione per tutto l'oro del mondo. Il mio comportamento a Cordoba fu talmente deciso che i miei impresari del momento mi dissero che quel mio volermi tenere lontano da quel regime mi sarebbe costato moltissimo, a causa del mancato lavoro e delle mancate occasioni promozionali. Fui ugualmente irremovibile. Di conseguenza fui immediatamente e completamente censurato e, nonostante il mio enorme successo, il mio nome per lungo tempo smise di circolare in Argentina. La tanto attesa caduta del regime dittatoriale mi ha poi permesso di tornare da quelle parti e di riappropriarmi di un contatto con il pubblico che mi era stato negato. I mezzi d'informazione hanno potuto finalmente raccontare la verità sul mio non-rapporto con la dittatura argentina. Il mio nome non compare negli elenchi che riportano le canzoni censurate per il semplice fatto che, come Joan Manuel Serrat o Mercedes Sosa, io venni censurato in toto, non per un singolo brano. Queste cose sono anche state raccontate in mia presenza da alcuni argentini a Red Ronnie che a Buenos Aires ha girato un interessante documentario televisivo sui rapporti tra musica e società».
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