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Pubblicato il 28/04/2007 alle 02:09:43Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Simone Cristicchi – Auditorium Parco della Musica – Roma 26 aprile 2007

di: Antonio Ranalli

L’erede di Giorgio Gaber si chiama Simone Cristicchi. Il vincitore del Festival di Sanremo incanta nella data di apertura del suo Centro di Igiene Mentale, uno spettacolo di teatro canzone che alterna ironia e riflessione.

L’erede di Giorgio Gaber si chiama Simone Cristicchi. Il vincitore del Festival di Sanremo incanta nella data di apertura del suo Centro di Igiene Mentale, uno spettacolo di teatro canzone che alterna ironia e riflessione.

La nuova versione di “Centro di Igiene Mentale”, lo spettacolo che Simone Cristicchi ha portato in giro negli ultimi due anni, è sicuramente quella che meglio caratterizza il percorso intrapreso dal cantautore romano. Nella data di apertura all’Auditorium Parco della Musica c’era il pubblico delle grandi occasioni: ogni ordine di posto è occupato da un pubblico di ogni età, venuto ad applaudire l’autore di “Ti regalerò una rosa”, la canzone che lo ha visto trionfare al recente Festival di Sanremo. Ma c’era soprattutto quel pubblico di fedelissimi che segue Cristicchi sin dai primi concerti nei locali di San Lorenzo e al The Place. Uno spettacolo interamente riferito a quel particolarissimo genere teatrale da Giorgio Gaber e Sandro Luporini inventato e da loro stessi definito teatro canzone. Tra monologhi, incursioni teatrali e canzoni, l’artista incanta sin dalle prime battute regalando emozioni e sorrisi. Sullo sfondo una scenografia minimale, cui spicca l’ormai famosa sedia gialla, che Simone si porta dietro da un anno e mezzo.

Basato su canzoni e monologhi, “Centro di Igiene Mentale” è arricchito dai brani del secondo album “Dall'altra parte del cancello”, dalle lettere ritrovate nel manicomio di Volterra (contenute in parte nel libro “Centro di Igiene Mentale”, edito da Mondadori) e da immagini in parte inedite e in parte tratte dal film documentario che Cristicchi ha ideato e prodotto per raccontare il suo viaggio in quelli che un eufemismo burocratese definisce “residui manicomiali”. Simone Cristicchi è entrato sul palco leggendo una lettera che si apre con “Caro fratello Romuano” e si conclude con “firmato Gottardo”. Subito dopo hanno fatto il loro ingresso i Gog Magog, due giovani attori che impersonano due psichiatri, impegnati nella discussione sulla necessità di “curare” il paziente (impersonato da Cristicchi) e fargli capire che ha “qualcosa che non va”. Cristicchi resta solo in scena e recita un eccellente monologo, in cui entra nei panni del matto (fa molta impressione la parte in cui il protagonista spiega di chiamarsi da solo al telefono), per poi leggere la lettera a Margherita (nome entrato nel cuore dei fans, per via della citazione in “Ti regalerò una rosa”). Può sembrare uno spettacolo teatrale. Fino a quando non entra in gioco la musica. Quale canzone migliore de “I matti” di Francesco De Gregori poteva valere apertura migliore? E così, in questo articolato show, troviamo anche il Cristicchi interprete, che torna subito dopo al monologo con personaggi come Stalin, il Cicala e altri pazienti del C.I.M. Sul video appare Alda Merini, intervistata dall’artista, e la formazione che accompagna Simone (composta da Olen Cesari, Desireè Infascelli, Davide Aru e Andrea Rosatelli) attacca con “La filastrocca della Morlacca”. La sintesi di questo articolato e complesso repertorio cerca di offrire uno spaccato attendibile ed equilibrato di tutte le intuizioni fondamentali di Cristicchi: la denuncia delle convenzioni ed il contemporaneo rischio concreto di restarvi tutti intrappolati, la ricerca di un'identità, il rifiuto di finti perbenismi, mode e conformismi e banalizzazioni del reale. La commovente “Angelo custode” entra diretta nel cuore degli ascoltatori. Subito dopo Simone legge da un librone, e racconta la storia delle terapie e delle “cure” applicate fino ai primi del '900 sui pazienti dei manicomi, come elettroshock e psicofarmaci, ma anche il Ritalin (l’anfetamina per bambini). Si torna alla musica con “Che bella gente” nella versione originale dell’autrice Momo (ovvero senza il rap finale aggiunto da Cristicchi nella sua versione), per poi passare ad alcune video testimonianze. Simone parla di malati particolari, alcuni che come Welby non possono nemmeno parlare. E proprio a Welby è dedicata “Legato a te”, che strappa l’applauso di tutti i presenti. Ma c’è il tempo per affrontare alcuni aspetti assurdi della nostra società. “L’Italia”, dice il personaggio interpretato dall’artista, “è un paese di matti dove i politici chiamano lavoro temporaneo il precariato”. E via a “Laureata precaria”, canzone contenuta nel recente album e che, come dice la canzone, è “il secondo tempo di Una studentessa universitaria”.

Al termine del brano Simone legge le norme di regolamento di un ospedale psichiatrico: parte il video sulle lettere scritte dai pazienti ma mai giunte a destinazione, con un brano di Remo Anzovino in sottofondo. Si torna al teatro. I Gog Magog, introdotti dalle note di Amara terra mia di Domenico Modugno, tornano in scena. In un momento in cui meno te l’ho aspetti l’artista se ne esce con una bellissima versione di “Non insegnate ai bambini” di Giorgio Gaber. Quale migliore canzone per invitare a riflettere sul futuro dei bambini, gli uomini di domani, e in un momento in cui in Italia i bambini sono al centro di terribili fatti, come le vicende di pedofilia? Un momento bello ed intenso dello show Cristicchi lo riserva ai grandi artisti che hanno fatto la storia della musica italiana. Nel suo dialogo con il suo amico matto cita artisti come Rino Gaetano, Lucio Battisti, Fabrizio De André (e qui l’artista ha invitato tutto il pubblico a salutare questi artisti con un grande applauso), Giorgio Gaber, Luigi Tenco, Umberto Bindi, Augusto Daolio, Ivan Graziani e Mia Martini. E ricorda, citando Giorgio Gaber che “ci sono molti artisti che passano alla storia, gli altri passano alla cassa”, mentre scherza sul fatto che i “Pooh ci sono sempre” e che sono “dei veri Highlinder”. Tutto questo discorso introduce “Fabbricante di canzoni”, brano con cui Simone spiega la formula per fare una canzone di successo, per poi lanciarsi nel finale in un ironico medley costituito da vari tormentoni, come “Vamos a Bailar” di Paola e Chiara e “Mary” dei Gemelli Diversi, ma anche la sua “Vorrei cantare come Biagio”, che viene appena citata.

Il finale è tutto per “Ti regalerò una rosa”, che raccoglie l’applauso commosso del pubblico in sala. Richiamato a gran voce Cristiccchi regala un’altra pregevole cover: “Sempre e per sempre” di Francesco De Gregori. E’ il momento dei saluti, quando ad un tratto un gruppo di bambini spunta sotto il palco per chiedere un autografo al loro benianimo. Una bella immagine che conclude un bellissimo concerto costituito dal profondo connubio tra musica e parole. In poco meno di due ore di canzoni e di monologhi, Cristicchi ci regala un patrimonio immenso che riguarda uno spaccato della nostra storia realizzato da un protagonista della cultura italiana di questi ultimi tempi.

(Si ringrazia per la foto e la collaborazione Alessandro Sgritta)

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