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Pubblicato il 18/01/2009 alle 12:26:06Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Day & Age: convince a metà il nuovo lavoro dei Killers (Universal Music)

di: Simone Tricomi

Sonorità anni ‘80 e canzoni che strizzano l’occhio al mondo radiofonico. I Killers scrivono potenziali singoli di successo ma perdono un po’ in efficacia.

Sonorità anni ‘80 e canzoni che strizzano l’occhio al mondo radiofonico. I Killers scrivono potenziali singoli di successo ma perdono un po’ in efficacia.

Diciamolo subito: “Human” è un gran pezzo. Sicuramente commerciale, radiofonico ed ammiccante, ma veramente un ottimo singolo. Ed è anche una delle attrattive del disco, perché la curiosità di vedere cosa hanno combinato i Killers dopo un singolo che “spacca” così è tanta.
Partiamo dunque dicendo che “Day & Age” è un buon album ma forse lo sarebbe ancora di più senza qualche caduta di stile. Ed è un peccato perché l’iniziale “Losing touch” è forse una delle canzoni più a fuoco della loro intera discografia, con quell’attacco soul che riporta alla mente la “Sledgehammer” di Peter Gabriel, e non è un caso questa particolare citazione.

I Killers venivano da un disco piuttosto sperimentale, “Sawdust”, una raccolta di b-side e pezzi inediti in cui indubbiamente veniva esposta in maniera decisa la loro anima indie-rock e probabilmente il loro obiettivo era un ritorno a melodie di più facile impatto, per non dire ballabili.
Un po’ quello che successe a Gabriel che arrivava da dischi estremamente poco commerciali e con “So” conquistò anche lo scettro di animale da classifica. La differenza però sta nel fatto che se nell’album di Gabriel gli arrangiamenti e le melodie di facile impatto rivestivano autentici capolavori, i Killers sembrano aver dato molta più importanza alla forma che alla sostanza, regalandoci poche “canzoni” davvero notevoli.
Fra queste sicuramente “Joy Ride”, ammiccante e sinuosa al punto giusto, l’intensa “A dustland fairytale” e l’epica ed emozionante cavalcata conclusiva di “Goodnight, travel well”.
Lasciano perplessi certi esercizi di stile, come “Spaceman” e “The world we live in”, pezzi che sembrano quasi scritti per dimostrare al pubblico che i Killers sono sempre quel gruppo che esordì con “Somebody told me”, cioè capace di sfornare il singolone da classifica.

Non certo una bocciatura però. Se i Killers riusciranno a trovare una strada intermedia fra il loro lato più sperimentale (quello ammirato per esempio nello splendido duetto datato 2007 con Lou Reed, “Tranquilize”) e la loro sensibilità pop potranno ancora scrivere musica di ottima qualità.

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