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Interviste
Pubblicato il 24/07/2006 alle 23:18:29Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Leda Bertè: la mia verità su Mia Martini

di: Antonio Ranalli

In occasione dell’uscita del libro “Il caso Mia Martini” di Marcello M. Giordano (Herald Editore) incontriamo Leda Bertè, sorella di Loredana e Mia Martini, che ci racconta alcuni episodi poco conosciuti della grande Mimì.

In occasione dell’uscita del libro “Il caso Mia Martini” di Marcello M. Giordano (Herald Editore) incontriamo Leda Bertè, sorella di Loredana e Mia Martini, che ci racconta alcuni episodi poco conosciuti della grande Mimì.

E’ una domenica di luglio. Ricevo una telefonata dal caro amico Franco Ray, un passato da attore ed imitatore, ed oggi imprenditore, che mi avverte della presenza a casa sua di Leda Bertè. Si proprio la sorella di Loredana Bertè e di Mia Martini, forse ad oggi la persona più titolata a parlare sull’indimenticabile Mimì. E’ l’occasione giusta per incontrarla, dato che da qualche settimana è stato pubblicato il libro “Il caso Mia Martini”, scritto dal giornalista Marcello M. Giordano, e a cui ha collaborato la stessa Leda Bertè, rendendolo di fatto la prima vera biografia non artistica di Mia. Leggendo pagina dopo pagina il volume (pubblicato da Herald Editore) ci sono tantissimi ricordi e storie che pochissimi conoscevano. Così mi precipito a casa di Franco Ray per iniziare una lunga conversazione che si potrarrà per qualche ora. Lo stesso Ray, amico della famiglia Bertè (e di cui si parla all’interno del libro) non manca di ricordare il suo primo incontro con Mimì: “Ero al Festival di Sanremo, all’epoca di “Stiamo come stiamo”, quando Mia si esibì con Loredana Bertè. Conoscevo da diversi anni Leda e le altre sorelle, tra cui Loredana. Ma Mia, una delle più grande artiste della musica italiana, non l’avevo mai incrociata prima. L’apprezzai umanamente e artisticamente all’istante”.

Antonio Ranalli: Il libro “Il caso Mia Martini” ha riportato ancora una volta l’attenzione su Mia Martini. Questa volta mi sembra che si sia cercato di fare un lavoro più approfondito, che vada al di là dell’aspetto artistico. Qual è stato il suo ruolo in questo lavoro?

Leda Bertè: Il mio ruolo è quello che si evince sin dalle prime pagine del libro. In questa famiglia, molto sfortunata, ho sempre svolto il ruolo della sorella più grande, e da buon capricorno mi è stato assegnato un obiettivo da raggiungere. Un ruolo che ho accettato di buon grado: del resto sono fuori dal mondo dello spettacolo. Da 30 anni sono impiegata al Ministero di grazia e giustizia e ho sempre guardato con distacco a questo mondo. Da quando è morta mia madre il mio impegno è sempre stato quello di proteggere l’arte di mia sorella Mimì, una delle più grandi artiste che l’Italia abbia mai avuto. Una volta a Parigi Charles Aznavour mi disse: “Ma come, in Italia avete un’artista così grande e non ve ne siete neanche accorti?”.

Antonio Ranalli: Impegno che è iniziato con l’Associazione Minuetto. Ce ne vuole parlare?

Leda Bertè: Si, l’associazione è nata qualche anno fa, con l’obiettivo di tutelare l’immagine di Mia Martini e soprattutto mantenere un legame con tutti i suoi ammiratori che continuano ad essere tanti e volerle bene. Mi sono data da fare per mettere su carta quella era grosso modo la storia della famiglia Bertè, che poi Giordano ha raccontato nel libro. Mi interessava molto far capire anche il contesto sociale e culturale in cui siamo cresciute.

Antonio Ranalli: Fino ad oggi sono uscite varie pubblicazioni su Mia Martini. Quale tra quelle uscite fino ad oggi le è piaciuta di più?

Leda Bertè: Il libro di Menico Caroli è stato molto specifico per quanto riguarda la parte artistica, seguendo l’iter naturale e temporale della produzione artistica di Mimì.

Antonio Ranalli: Si è spesso parlato delle difficoltà dei rapporti tra Mimì e la discografia. Qual è la sua opinione in proposito?

Leda Bertè: Mimì “purtroppo” ha sempre pensato di poter usufruire del mezzo mediatico per divulgare le sue capacità interpretative. Alcune delle mie discussioni con Mimì vertevano proprio su questo. Io le dicevo che alla fine anche lei veniva considerata un prodotto commerciale. Se c’è chi investe su di te, qualcosa vorrà pure in cambio. Lei invece era al di sopra di queste logiche e per questo ha pagato per la sua coerenza. Lei ha pagato penali pesantissime per contratti commerciali che, una volta firmati, poi non condivideva. Ho sempre rispettato la sua linea e la sua idea di contatto diretto con il pubblico.

Antonio Ranalli: Torniamo al libro. Com’è avvenuto l’incontro con l’autore Marcello M. Giordano?

Leda Bertè: E’ stato un incontro a casa mia, dovuto alla mia passione per l’arte. Lui ha raccontato la nostra vita. Certo, non sono mancate alcune piccole divergenze. Non a caso il libro è stato anche fermo alcuni anni. Non si tratta però di divergenze sui contenuti, ma sulla forma. Inizialmente Marcello voleva vederlo come un romanzo, mentre secondo me doveva essere una biografia a tutti gli effetti. Infatti avrei preferito uno stilo più giornalistico. Sono comunque soddisfatta del prodotto finale. Sui contenuti non si discute.

Antonio Ranalli: In questo libro si fa chiarezza anche sul rapporto con vostro padre. Vuole parlarcene?

Leda Bertè: La figura di mio padre è quella che è sempre stata, e quindi la sua immagine non è quella di un padre amorevole e amoroso. Ci sono stati episodi nella vita di Mimì che mi hanno fatto inquietare un po’. In alcuni special televisivi è emersa l’immagine di un padre amorevole, anche se in realtà non lo è mai stato: non amava che sua figlia facesse la cantante.

Antonio Ranalli: Negli ultimi anni tante persone, dello spettacolo e non, sono venute alla ribalta con dichiarazioni di amicizia e stima nei confronti di Mia Martini. In tanti hanno dichiarato di essere stati molto vicina a sua sorella prima della sua scomparsa. Se fosse vero probabilmente sua sorella sarebbe ancora viva. Che opinione si è fatta in proposito?

Leda Bertè: Sfatiamo queste leggende metropolitane. Chi è stato veramente vicino a Mimì sono altre persone: a partire dalle sua cara e vecchia amica Laura. Ma anche nostra sorella minore Olivia, alcuni musicisti come Claudio Baglioni, che l’ha sempre amata, Riccardo Cocciante, Dario Baldan Bembo, i fratelli Guido e Maurizio De Angelis, Pippo Baudo e Paolo Piccioli. Ma soprattutto il suo pubblico, che nonostante siano passati 10 anni dalla sua scomparsa, continua ad amarla e a ricordarla. Su questo ci tengo che sia ristabilita la verità.

Antonio Ranalli: Dalla scomparsa di Mimì sono uscite svariate antologie contenente materiale editoe ed inedito di Mia Martini. Siete mai stati coinvolti in questi progetti?

Leda Bertè: Solo nel novembre 2004 sono riuscita a chiudere tutto il contenzioso con il curatore ereditario, nominato dal Tribunale di Busto Arsizio. Ci sono voluto 10 anni per chiudere la vicenda legata ai diritti d’autore di Mimì: oggi io e le mie due sorelle risultiamo curatori diretti dei diritti d’autore. Diverso è il caso della parte discografica. Diverse case discografiche possiedono materiale ed incisioni di Mimì: è chiaro che ognuno può fare quello che vuole nel momento in cui risulta proprietario dei master. L’unica a convocarci e a chiedere la nostra collaborazione è stata Caterina Caselli, che per il materiale di sua proprietà ha previsto il coinvolgimento degli eredi.

Antonio Ranalli: A quale album di sua sorella Mimì è più legata?

Leda Bertè: “Oltre la collina”. Lo trovo di un lirismo unico. Perché “oltre la collina” c’è un mondo, come dire che oltre la vita c’è qualcos’altro.

Antonio Ranalli: Quali saranno le iniziative a sostegno del libro?

Leda Bertè: Farò di tutto per presentare e sostenere questo libro, cercando sempre contesti degni della figura di Mia Martini. Oltre alle librerie, con l’editore abbiamo cercato di individuare canali alternativi per la vendita di questo libro. In primis il fans club Chez Mimì di Pippo Augliera e poi anche il Web. Poi l’Associazione Minuetto è sempre a disposizione di tutti coloro che vogliono collaborare per portare avanti progetti ed iniziative. Per contattare l’associazione basta scriverco alla sede sociale, in Via Bartolomeo Avanzini, n. 53 00163 Roma.

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