Marco Ligabue: io e mio fratello
di: Massimo Giuliano
Incontro con Marco Ligabue, che (nonostante il titolo) non è solo il fratello di Luciano, e nemmeno solo il gestore del suo fan club, ma anche il chitarrista di una band sospesa fra il rock e il Messico: i Rio. “Sei quella per me” è il loro singolo “Sei quella per me”, il singolo dei Rio, è il primo progetto discografico dell’etichetta Riservarossa Records di Claudio Maioli; farà parte dell’album d’esordio del gruppo che verrà pubblicato a breve (intorno a settembre/ottobre) da Riservarossa Records e distribuito da Warner Music. Il brano è in rotazione nelle principali emittenti radiofoniche e dal 14 giugno è possibile vederne il clip in tv. I Rio sono un gruppo che miscela le canzoni di scrittura pop con l’attitudine rock della band e con la produzione artistica di un dj. Abbiamo parlato con il chitarrista Marco Ligabue, fratello del più celebre Luciano: ecco cosa ci ha detto in una piacevole chiacchierata durata un quarto d’ora…
Marco, come e perché sono nati i Rio?
«I Rio sono nati alla fine del 2001 per iniziativa mia e del cantante Fabio Mora: entrambi abbiamo da sempre la passione per il rock’n’roll e per il Messico, in particolare per i colori caldi, le atmosfere e i suoni di quella terra; l’idea iniziale era quella di riproporre alcune cover tradizionali messicane, ma ben presto abbiamo iniziato a lavorare su pezzi nostri. È più gratificante, ti dà una spinta in più. Attorno al nucleo originario si sono poi aggregati gli altri tre componenti, vale a dire Tony Farinelli al basso, Alle Bartoli ai piatti e all’elettronica e Cesare Barbi alla batteria. Abbiamo registrato i primi demo, cominciando contemporaneamente a fare le prime serate in zona, finché non è arrivato l’incontro con Claudio Maioli».
Maioli è il manager di tuo fratello Luciano: i maligni potrebbero pensare che sia stato facile per te arrivare a incidere un disco, visto il tuo illustre legame di parentela…
«Sì, ma la realtà è che se non sei valido e non proponi canzoni che funzionano, non vai avanti! Non serve essere parente di una persona famosa: se la tua musica non piace e dal vivo non “tiri”, la gente lo avverte».
Sono pienamente d’accordo con te. Ma tu, oltre a suonare la chitarra, hai mai pensato di cantare?
«Guarda, non so perché ma mi piace poco cantare e molto suonare: trovo che con la chitarra ci sia uno scambio di energia pazzesco, che la voce non mi dà. Di conseguenza, sinceramente, non ho mai pensato di cantare: come chitarrista, mi realizzo e mi diverto di più».
Il vostro disco d’esordio, in uscita a settembre/ottobre, è stato prodotto da Luca Pernici, già produttore artistico de “Il Nucleo”, ma l’etichetta per cui pubblicherete il cd è la “Riservarossa Records”, che ha una filosofia molto particolare: me ne parli?
«Riservarossa Records è un progetto discografico che Claudio aveva in testa da tempo, in quanto era già da qualche anno che desiderava partire con un progetto alternativo a Luciano. La filosofia commerciale e promozionale dell’etichetta, che cura un management a tutto tondo, mira a produrre album di artisti esordienti con un prezzo di vendita al pubblico contenuto: solo 10 euro. Si chiama “Start price” perché è proprio un “prezzo di partenza”: il primo disco è a prezzo basso per “presentare” l’artista! Noi tutti crediamo molto in questo progetto».
Il video di “Sei quella per me” è in rotazione su Mtv, All Music e sulle altre emittenti televisive dal 14 giugno, ed è la trasposizione del testo romantico del singolo ambientato, però, in un contesto industrial – tecnologico come il porto di Genova: la storia si svolge, infatti, tra container, travi di ferro e una piattaforma che vi porta a 40 metri sopra il mare…
«La regia del clip è di Kal Barman: è stato lui a proporci di realizzare il video in questa maniera, e a noi questa trovata è piaciuta subito perché crediamo che rifletta lo spirito della canzone. In “Sei quella per me”, infatti, si parla di respiro, e dunque l’aria è in sintonia con il pezzo. In più, l’idea di farci recitare sospesi a quell’altezza conferisce, secondo noi, un’idea di leggerezza che non può che adattarsi alla canzone. Il video di “Sei quella per me” è stato prodotto dalla Angel Film di Marco Salom, mentre la fotografia è di Eugenio Galli e il direttore della produzione è Andrea Salom. La protagonista femminile è stata interpretata da una modella brasiliana, Isadora. Non potevamo che girarlo nel porto di Genova: è dotato di strutture che facevano al caso nostro, e poi i container si sono integrati appieno con il resto, contribuendo a farci fare un clip in cui convivono più elementi rappresentativi».
Veniamo ora alla tua attività di gestore del fan club di tuo fratello Luciano, un mito per i giovani: sai che un mese e mezzo fa ho discusso una tesi su di lui, e che lo scorso 5 maggio a Roma sono riuscito anche a consegnargliene una copia?
«No, non lo sapevo! Il 5 maggio non c’ero, ed è da un po’ che non sento Luciano perché ora lui è, per così dire, in ferie: il suo ritorno in sala d’incisione per la registrazione del nuovo cd è imminente, e quindi per il momento si è preso una piccola pausa».
Capisco. Comunque volevo chiederti: tuo fratello ha deciso di affidare a te la gestione perché eri una persona di fiducia, perché ti riteneva capace di farlo o per altri motivi ancora?
«Mah, la realtà è che sono stato io a fondare il fan club di Luciano: l’ho fatto quasi subito, nel 1990. Ero molto attratto da tutte quelle persone che lo seguivano, molto prima che esplodesse, anche se comunque il grande successo è arrivato quasi subito. Sentivo il bisogno di un canale informativo ufficiale, di un punto di riferimento per i fan di Luciano: all’epoca Internet non andava così forte come ora, così ho attivato una linea telefonica e ho cominciato. Con l’arrivo del sito, poi, le cose sono andate ancora meglio».
Il “Bar Mario fan club” ha partecipato anche ad alcune convention di Ululati dall’Underground…
«Sì, infatti: conosco benissimo Passarella, e mi sento tutt’ora con lui. Il movimento che ha fondato diversi anni fa è un’ottima idea».
Proprio oggi Radio 105 ha divulgato un comunicato stampa in cui si dice che Ligabue ha vinto il concorso organizzato da 105.net trionfando nelle categorie “migliore sito ufficiale” e “migliore sito di fan club”. Quindi www.ligabue.com e www.barmario.ligabue.com si sono aggiudicati i prestigiosi premi creati da Marco Meroni. Un bel risultato per voi, e per te…
«Sì. Io, Giovan Battista Tondo e tutta la redazione online diciamo un grazie di cuore a tutti per i voti arrivati e quindi per i premi conseguiti, premi che volentieri condividiamo con la comunità online dei fan di Luciano: è per loro che dal 1996 (anno in cui è uscita la prima edizione di Ligabue.com) cerchiamo di utilizzare Internet al meglio delle nostre capacità, per raccontare con modi nuovi Luciano e la sua attività artistica».
Non tutti i fan club dei grandi artisti hanno avuto successo, e molti sono miseramente falliti dopo qualche tempo. Potrebbe essere, secondo te, colpa del fatto che non sono nati subito, come invece è accaduto al Bar Mario?
«Non so se il merito del successo del Bar Mario fan club sia dovuto a quando esso è partito. Secondo me è importante considerare, in un fan club, cosa prometti alla gente, e soprattutto cosa mantieni. E poi è importante che l’artista sia presente: Luciano ha dedicato molto tempo al fan club. Ha scritto anche sulla fanzine».
Un’ultima domanda, relativa sempre a Luciano: proliferano le tribute band dedicate a lui. A Pescara, per esempio, vanno forte i Bar Mario. Cosa ne pensi di questo fenomeno?
«Devo essere sincero: non mi hanno mai attirato più di tanto. Quando vado a vedere un concerto, mi piace sentire un gruppo che ha qualcosa di suo da proporre, e non l’imitazione di uno show altrui. È una cosa che non mi emoziona. Certo, mi è capitato di andare a vedere alcune di queste tribute band dal vivo: la gente canta, balla, ma è là più per divertirsi che per ascoltare. La tribute band è nient’altro che una forma di juke-box dal vivo».
È vero, però spesso chi suona in una tribute band dice che lo fa perché non trova spazio per poter far ascoltare agli altri le proprie canzoni, perché ci sono poche possibilità…
«Beh, io ti rispondo che se a suonare in un locale ci mettiamo le coverband, le possibilità si chiudono del tutto!».
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