Avanti Tetes de Bois !! Su un camioncino di esperienze e di vita vissuta, tra memoria e presente all’insegna del rock d’autore.
di: Nicola DeRio
Avanti Pop, I diari del Camioncino, l’esperienza condivisa dalla band romana in giro per l’Italia, con numerosi artisti, tra gli altri, Francesco di Giacomo, Daniele Silvestri, Paola Turci, Ulderico Pesce, Teresa De Sio, diventa un libro. Ho avuto il piacere di incontrare e sentir suonare dal vivo i Tetes de Bois, durante la kermesse de I Canta Cronache e alla presentazione del loro Libro- DVD Avanti Pop, I diari del Camioncino.
Momenti differenti che hanno comunque e sempre fatto emergere lo spirito del loro fare musica e la loro peculiarità, cioè l’ascolto.
Si perché come ci dice, Andrea Satta voce della band, è difficile parlare in una dimensione molto intima, perché è difficile fidarsi degli altri, molte volte gli altri si sono fidati di noi e noi vogliamo fidarci del pubblico per raccontare ciò di cui siamo custodi.
In quasi due anni e mezzo hanno visto e visitato diversi luoghi su e giù per l’Italia, tenendo concerti nei luoghi più disparati.
Davanti ai cancelli delle fabbriche in altri luoghi del lavoro, dalle campagne ai call center, tra memoria e presente, dove disagio, malattia, morti bianche e di mafia mietono ancora le loro anonime vittime.
Aggiunge Andrea, è una responsabilità, un testimonianza importante che ci è stato chiesto di trasferire e di trasmettere.
Queste storie sono state raccolte nel loro libro Avanti Pop, I diari del Camioncino, curato da Timisoara Pinto, il proseguimento e l’evoluzione del loro album omonimo.
Dentro ci si trova un melting pot di disegni, materiale fotografico, arricchito dalla preziosa grafica di Marta Dal Prato e dalle illustrazioni di Sergio Staino, Vauro, Chiara Rapaccini, Licio Esposito e Carlo Amato.
Nell’ultima pagina del libro c’è un DVD allegato che raccoglie i filmati di questi concerti e i volti dei protagonisti di questo reportage, persone comuni, primi attori loro malgrado, di questa nuova idea della formazione romana.
La voce di Andrea si fa scura quando gli chiedo un commento su questi tempi che definisce molto brutti perché sembra che manchino certi valori condivisi, vengono sempre meno le fondamenta del nostro poter vivere insieme, l’accettazione degli altri, anche se questo periodo paragonato a qualsiasi altro periodo dell’umanità, è un periodo straordinariamente positivo.
Aggiunge che il grado di civiltà dell’Italia si deve valutare pensando alle vicende dei molti ragazzi africani che, nelle campagne Pugliesi e non, raccolgono la frutta e i pomodori, senza nessun diritto e nell’impossibilità, talvolta, di ricevere le cure sanitarie, negate ad esempio dall’ASL di Foggia. Per questo motivo Amnesty International ha chiesto che facessero una tappa del loro tour, proprio in questi luoghi, per sensibilizzare l’opinione pubblica a riguardo e aggiunge penso a questa pagina di cui noi, non ci vergogniamo abbastanza, di cui l’Italia non si vergogna abbastanza.
La nostra chiacchierata continua in maniera informale in un ristorante. La sera torinese scorre aldilà dei vetri e di fronte ad un piatto di pasta, troppo poco riempito per placare la fame dei ragazzi, Andrea parla della sua famiglia, di suo figlio che ha sei anni e della sua professione parallela, quella di pediatra di base.
Le sue esperienze, abbracciano la sofferenza della gente, emozioni che lui trasferisce nelle canzoni, perché come lui stesso dice, un’artista e soprattutto un cantautore, non può chiudersi in una torre d’avorio, il contatto con la realtà e con i problemi veri delle persone sono gli elementi e gli stimoli per scrivere e raccontare.
In questo progetto Andrea e i suoi musicisti, Carlo Amato (basso), Angelo Pelini (tastiere), Luca De Carlo (tromba), Maurizio Pizzardi (chitarra), Lorenzo Gentile (batteria), sono stati accompagnati da diversi amici e artisti come :
Francesco Di Giacomo, Rocco Papaleo, Paola Turci, Ulderico Pesce, Ascanio Celestini, Moni Ovadia, Teresa De Sio, Raiz,Paolo Rossi, Cisco, Nada e Daniele Silvestri, a testimonianza, se ce ne fosse ancora bisogno, dell’originalità e dell’importanza delle loro scelte e del loro tour.
Il camioncino, simbolo della Band, seppur piccolo e affaticato dai suoi 52 anni di esistenza, ha trasportato e dato voce agli inascoltati, a coloro che non ci sono più, a coloro che all’ombra del posto di lavoro faticano, anche a trovare quell’ottimismo che qualcuno dall’alto si affanna ad esaltare.
Per questo il viaggio dei Tetes de Bois continua con la loro musica riflessiva e graffiante, come la voce di Andrea, amara e rock, poetica, introversa e teatrale talvolta, fatta però di facce e non di maschere…
Buon Viaggio Ragazzi!
Si ringrazia per la collaborazione l'onnipresente e attiva Marialuisa Giordano.
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