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Editoriale
Pubblicato il 14/09/2008 alle 16:23:40Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Quale autunno discografico vivremo in Italia? Finisce un 2008 da paura ...

di: Giancarlo Passarella

La giapponese Sony ha rilevato il 50% della Sony BMG detenuta dal gruppo tedesco Bertelsmann Music: nascera' la Smei, ma le etichette discografiche (major e non) hanno capito come fronteggiare la crisi delle vendite? Per il momento la riposta e' no.

La giapponese Sony ha rilevato il 50% della Sony BMG detenuta dal gruppo tedesco Bertelsmann Music: nascera' la Smei, ma le etichette discografiche (major e non) hanno capito come fronteggiare la crisi delle vendite? Per il momento la riposta e' no.

La Sony con un investimento di 581 milioni di euro ai primi di Agosto ha acquistato la quota pari al 50% della Sony BMG detenuta dalla Bertelsmann Music. Con molta probabilita' la nuova societa' si chiamera' Smei ovvero sia Sony Music Entertainment Inc. e vedra' tra le principali etichette Arista, Columbia, Epic, RCA e Zomba Records: nomi storici e di grande lignaggio storico. Questa speculazione commerciale segna la fine della join venture siglata nel 2004 con il gruppo tedesco e mette nelle mani della Sony Music Entertainment il controllo della major musicale che detiene la seconda posizione nel mercato mondiale della musica.

Fin qui l'aspetto storico sul fronte commerciale della Sony, ma a noi interessa la musica, la creativita', le idee e le nuove generazioni di musicisti: orbene e' d'obbligo ribadire che in comunicati del genere non si parla dell'aspetto artistico. Cio' ci serve per ribadire che le major discografiche non sono il luogo adatto a parlare di queste cose: fanno i commercianti (e cercano di farlo al meglio per il loro tornaconto) e per questo vanno rispettati, ma siamo noi che dobbiamo smetterla di rapportarci a loro con atteggiamento naive. Siamo troppo ingenui noi che facciamo musica e la viviamo quotidianamente: le major sono strutture speculative e commerciali!

Poiche' da anni stiamo vivendo una crisi profonda in ambito discografico, dobbiamo aver ben chiaro che anche le filiali italiane delle major non sono un salotto culturale dove parlare di musica, ma societa' commerciali o grossi magazzini dove si vende e si cerca di guadagnare. I primi 9 mesi di questo 2008 ha portato profondo sconforto nelle casse di queste major italiane: ma le cosiddette indipendenti, come se la sono cavata? Sul centinaio che operano con continuita', forse una dozzina campano e possono contare su collaboratori che in sede non svolgono il lavoro di puro volontariato, ma lavorano con un minimo riscontro economico personale.

Ancora piu' triste e' il discorso artistico: solo pochissime di queste cosiddette indipendenti hanno un buon coraggio imprenditoriale e producono (e promuovono) dischi di artisti giovani e veramente innovativi, optando invece su dischi fatti da amici o parodie di rockstar famose! Troppo spesso mi arrivano loro cd che ricordano quelli fatti dalle major, con tutti i pregi e difetti del caso: il risultato nel 2008 non ha prodotto risultati concreti, perche' le major hanno continuato a fare i loro sporchi e leciti affari e le indipendenti non hanno concretamente offerto una proposta alternativa e coraggiosa. Cosi' agendo il futuro loro (ed anche nostro) sara' ancora piu' buio: l'autunno sara' triste, con le foglie che cadono ogni giorno di piu'...

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