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Pubblicato il 12/06/2007 alle 16:54:01Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

The Who – Arena di Verona – 11/06/2007

di: Antonio Ranalli

Una pioggia torrenziale rischia di far saltare il concerto e manda via la voce a Roger Daltrey, ma l’intervento memorabile di Pete Townshend rende indimenticabile una serata che ha unito generazioni diverse di appassionati.

Tutto ci si poteva aspettare, fuorché quello che è accaduto lunedì scorso a Verona. Scene da grandi happening rock. Non solo per la statura della band che si esibiva, gli Who, assenti dall’Italia da quei “favolosi anni ‘60” (1967 per essere precisi), non solo per quella pioggia torrenziale che, oltre a far saltare il concerto, ha riportato qualcuno alle atmosfere dei grandi festival rock (come Woodstock, dove appunto gli Who si esibirono), ma soprattutto per quel modo di essere rock’n’roll che il cantante Roger Daltrey non ha fatto mistero di mostrare. Il concerto degli Who in Italia è stato un evento, caratterizzato anche da ospiti illustri nel parterre come Carlo Verdone e Luciano Ligabue. La partenza è stata formidabile. Con “I Can't Explain” il vocalist ha mostrato di essere in ottima forma, e Pete Townshend ha fatto sentire agli oltre 13 mila presenti tutta l’energia della sua imprescindibile chitarra. Il sound è apparso poderoso sin dalle prime note, merito di una band composta da Pino Palladino al basso, Zak Starkey alla batteria, John Bundrick alle tastiere e, alla seconda chitarra, Simon Townshend, fratello di Pete.

Su un grande schermo sono state proiettate immagini che ripropongono la storia degli Who in immagini, caratterizzata da articoli di giornali, scene dal film “Quadrophenia” e altre curiosità. La forza della band è ineccepibile: lo si evince nel secondo brano “The Seeker” e in “Substitute”, ma anche in “Fragments”, tratta dal nuovo album. Ci sono tutti i presupposti per una grande serata. Senonchè dopo “Who Are You” (che i giovanissimi hanno scoperto come sigla di C.S.I.) scoppia il finimondo. Sono da poco passate le 21,30. La pioggia, iniziata a cadere lievemente, si è trasformata in un forte acquazzone, che ha colpito anche la strumentazione sul palco coperto. Pete Townshend fa segno con la mano chiedendo al pubblico di pazientare cinque minuti. Il pubblico in realtà dovrà attendere un’ora. Nel frattempo tra i fans, arrivati da ogni parte d’Italia per questa unica data italiana scoppia la rassegnazione. La pioggia è sempre più forte, inevitabile pensare ad un annullamento. In questo frangente il promoter italiano Roberto De Luca informa puntualmente la platea che, giustamente, non ha nessuna intenzione di andarsene. Il palco viene rimesso in sicurezza. Diminuita la pioggia la band torna di nuovo sul palco. Non sembra vero, anzi un miracolo. Ma la gioia dura poco. Gli Who attaccano “Behind Blue Eyes”, che però viene terminata dopo poco un minuto. Roger Daltrey ha problemi alla voce. Questa volta sembra davvero la fine! Daltrey, con atteggiamento da rockstar (tanto da far incavolare non poco il pubblico presente), fa chiaramente capire di non volerne sapere, di non potere più suonare in quelle condizioni climatiche che gli hanno portato via parte della voce. Entra in gioco Pete Townshend che, da grande mediatore, riesce a convincere il compagno di squadra a riprendere il concerto. Altra breve pausa e, dopo un altra breve pausa, i nostri tornano sul palco. Stavolta però è Townshend a condurre il gioco, cantando buona parte dei brani, mentre Daltrey viene relegato ad un minor ruolo, quasi da semplice corista. La scaletta inanella una dopo l’altra “Let's See Action”, “Eminence Front”, “Relay”, “Magic Bus”. A “Baba O'Riley” l’entusiasmo del pubblico del pubblico è alle stele, nonostante la pioggia non manca di far sentire la sua presenza. “The Real Me” anticipa un finale da capogiro con “Pinball Wizard” dal musical “Tommy”, la sempre deliziosa “The Kids Are Alright” cantata da Pete in maniera elegante, l’imprescindibile “My Generation” e “Won't Get Fooled Again”. Giovani di ieri e di oggi uniti sotto lo stesso palco, in onore di un gruppo che continua a rappresentare un punto di riferimento importante in fatto di culture giovanili. Non manca un po' di commozione quando alla fine Pete abbraccia Roger. Tra i due c'è sempre stato un rapporto di amore-odio. Che le avversità della serata di Verona hanno ristabilito un nuovo feeling tra i due? L’attesa non è stata vana. E gli Who, nonostante condizioni tecniche avverse e il trascorrere degli anni, hanno confermato di essere ancora vivi e vegeti. Long live to rock!

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