Le mezze falsità degli Hogwash
di: Francesco Ammannati
Torna la band bergamasca con un bel cd di indie-rock solare e raffinato, sempre con la Urtovox Records: Alberto Ferrari dei Verdena e' qui in veste di produttore, con echi di Neil Young, Dinosaur JR, Mercury Rev .. Torna la band bergamasca con un bel cd di indie-rock solare e raffinato, sempre con la Urtovox Records: Alberto Ferrari dei Verdena e' qui in veste di produttore, con echi di Neil Young, Dinosaur JR, Mercury Rev ..
Prima di parlare della quarta uscita degli Hogwash sotto le insegne della toscana Urtovox, un rapido accenno alla biografia del gruppo: attivi dal 1994, vantano la pubblicazione di 3 Cd (Fungus Fantasia per la Lucifer Rising nel 1997,Tailoring per la Red Sun nel 2000 e l’ultimo AtomBombProofHeart con cui ha inizio la collaborazione con la Urtovox nel Novembre 2003) e varie partecipazioni a compilation e progetti paralleli (tra cui LOSER MY RELIGION #2,COLT38 -Vynil Magic 2002,P.O.Box 52.4,Idbox Compilation,Mucchio selvaggio sampler ott/2003). Nel 2004 hanno partecipato come guest al tour di apertura dei Verdena e al Tora Tora Festival. Diciamo che non sono gli ultimi arrivati, insomma.
La formazione attuale, dopo diverse incarnazioni susseguitesi negli ultimi 12 anni, vede Enrico Ruggeri (invero, una pesante omonimia!) alla voce e chitarra, così come Edoardo Nazzari, Giuseppe Belotti al basso e Roberto Remondi alla batteria.
Finiti i convenevoli, parliamo di questa ultima fatica: degna di menzione è innanzitutto la presenza della guest-star Alberto Ferrari dei Verdena in veste di produttore. Nonostante (o grazie a) questo, le atmosfere si sono definitivamente allontanate da un certo stile “verdenico” che li aveva accompagnati nelle prime uscite per collocarsi definitivamente all’interno di quel calderone chiamato indie-rock. Mai caratterizzazione è stata più vaga o imprecisa, ma tant’è, pare che dicendo così si evitino lunghe precisazioni altrettanto fumose.
I 13 pezzi del disco, invece, portano alla mente radici quantomai definite: chitarre e melodie che coprono esattamente lo spazio che va da Neil Young ai Dinosaur JR (ma senza esagerare con gli “sfrangiamenti”), con derive alla Mercury Rev, unite a una sezione ritmica assai raffinata, che soprattutto con la batteria raggiunge intensità quasi jazzistiche (anche qui, senza esagerare).
Il “senza esagerare” è un po’ la chiave di lettura di questo, del resto, piacevolissimo album: la spensieratezza con cui sono stati composti i brani finisce per creare un corpus assolutamente coerente e godibile, non troppo obliquo ma mai banale, che non fa sentire il bisogno di gridare al capolavoro ma anzi, quasi senza accorgersene, può far sì che il disco rimanga per giorni a girare nell’autoradio.
Visti dal vivo, hanno confermato e rilanciato le buonissime impressioni, con un’esibizione asciutta, tecnicamente impeccabile e coinvolgente, che ha dimostrato come gli Hogwash siano pronti per scavalcare agilmente gli steccati dell’indie e varcare quelli del pop propriamente detto.
E lo dico in senso fortemente positivo (per loro, per noi e per il pop in genere).
PS. Capita a volte che certi pezzi ti rimangano in testa per ore, giorni, settimane: l’ultima traccia del Cd, “Me and the half untruths pt. I & II” è stata la mia rovina, col suo giro finale azzeccatissimo e i cori fricchettoni. Irresistibile!
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