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Interviste
Pubblicato il 28/04/2009 alle 22:51:40Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Matteo Becucci, vincitore di X-Factor 09: una voce straordinaria e… l’occasione giusta

di: Ambrosia J.S. Imbornone

L’interprete livornese ha conquistato il pubblico di X-Factor fin dalla prima puntata grazie ad una voce potente, armoniosa. Ora è nei negozi il suo EP Impossibile. Troppo perfetto? No,un talento vero che aveva bisogno del palco giusto.

L’interprete livornese ha conquistato il pubblico di X-Factor fin dalla prima puntata grazie ad una voce potente, armoniosa. Ora è nei negozi il suo EP Impossibile. Troppo perfetto? No,un talento vero che aveva bisogno del palco giusto.

Perfetto. Anche troppo. Sì, a volte è stato rimproverato proprio questo a Matteo Becucci durante la seconda edizione di X-Factor. Ma era una contraddizione in termini e il pubblico è rimasto subito affascinato dalla forza, dalla limpidità, dal carisma della sua voce, che si è misurata eccellentemente con brani del calibro di Somebody To Love dei Queen, di cui ha offerto una versione tanto potente e precisa che dovrebbe far preoccupare Paul Rodgers [nda: il cantante che ha sostituito Freddie Mercury negli ultimi tour della band], Stairway To Heaven dei Led Zeppelin, Starman di David Bowie, ma anche con canzoni di due indiscusse regine della musica italiana, Mina e Loredana Bertè.

Due versioni da brivido, eleganti, sensuali e ricche di pathos, rispettivamente di “Ancora, ancora, ancora” e “Sei bellissima” sono entrate anche nel primo EP del cantante livornese, classe 1970, con l’inedito “Impossibile”, scritto con Andrea Bonomo e Luca Chiaravalli, una convincente e coinvolgente versione italiana di “I Should Have Known Better” dell’eclettico cantautore scozzese Jim Diamond (“Lo avrei dovuto sapere”), “The Power Of Love” della band inglese Frankie Goes To Hollywood, duetto romantico e delicato con la voce “bjorkiana” di un’altra pregevole concorrente di X-Factor 2009, Elisa Rossi, ed infine una versione unplugged con archi, intimista ed intensa (quasi à la Sting), di “I’ll Fly For You” degli Spandau Ballet.

L’EP (che prende il nome dall’inedito) è stato pubblicato Venerdì 24 Aprile dalla RCA/Sony Music, mentre spopolano su I-Tunes anche altre cover del vincitore di X-Factor, di cui è scaricabile anche “You’ve Got A Friend”, cantata con gli altri finalisti del programma per devolverne gli incassi alle vittime del terremoto in Abruzzo. La voce di Matteo ha ricevuto nette lodi da Riccardo Cocciante, con cui ha duettato sulle note di “Margherita” e di cui aveva già eseguito “Per un amico in più”, da Renato Zero, di cui Becucci aveva proposto “Il cielo” e che ha addirittura detto un caloroso “Benvenuto!”, notando la tenuta, il rigore e il calibro mostrato in qualità di interprete. Ce ne sarebbe di che montarsi la testa. Ed è anche vero che Becucci non è un pivellino ed è salito sul palco forte delle sue esperienze precedenti, nel campo del pop, del rock, del funk, del soul (collabora con i lucchesi Mr. Pitiful dal 1997, ben noti al nostro diretùr che ha subito ricordato questa chicca della carriera precedente di Matteo… ), del jazz, nell’ambito delle quali ha anche accompagnato per due anni in tour Sergio Caputo con la band di allora, i Rien a' Faire. Ma nonostante avesse ormai una familiarità evidente con le scene, ha accettato di mettersi in gioco e di rimettersi in discussione ad ogni puntata, come richiedeva il caposquadra degli over-25 Morgan, che ha cercato di far misurare i suoi artisti con generi diversi, con la tradizione italiana e quella internazionale, per temprarne le capacità e portarli a grandi risultati. I 38 anni di Matteo d’altronde, se da un lato dimostrano quanto sia difficile nel mare magnum degli artisti italiani farsi notare anche se dotati di un talento così evidente, gli permettono dall’altro di guardare alla popolarità con il giusto stupore e la dovuta concretezza.

Becucci, ascoltando i miei complimenti, ogni tanto ride. Quasi incredulo. A dimostrazione che alla fine la tv e i talent-show non generano solo mostri e divetti in scatola, preconfezionati. Ma anche danno la possibilità di esprimersi e dimostrare il loro talento a persone equilibrate e “normali”, che ci si augura non saranno mai preda dall’egocentrismo del “presenzialismo” a tutti i costi di chi fa l’ospite o il presunto opinionista di professione in tv (“presunto” perché “presunta” è l’esistenza a volte di qualche loro opinione!), ma avranno sempre ben chiari piuttosto i loro obiettivi. D’altronde X-Factor non è un esempio di tv urlata nel rapporto tra giudici ed artisti, ma ha sempre lasciato grande spazio alla musica, alle esibizioni e alla riflessione collettiva su di esse, con le annotazioni “discografiche” di Mara Maionchi, quelle maggiormente attente al potenziale emozionale e all’impatto televisivo di Simona Ventura ed infine quelle più tecniche e talvolta anche “storico-musicali” di “sir” Morgan, come lo chiamava Francesco Facchinetti in trasmissione. E forse spesso ha fatto ascoltare anche in questa edizione qualche artista e qualche canzone che i giovani o i più superficiali non avevano ancora scoperto o non ricordavano più.
Ma lasciamo spazio a Matteo, per conoscere meglio lui, la sua esperienza televisiva e le sue intenzioni una volta uscito dal loft di X-Factor…


Com’è stato l’impatto con le scene televisive e ora, una volta uscito dal loft, con la popolarità derivata da X-Factor?
L’impatto è stato buono. Dall’esterno si può pensare che la televisione sia molto negativa e temevamo ci spiassero e magari ci facessero dire cose non vere attraverso i tagli e i montaggi delle scene nel loft. Invece gli autori del programma sono dei professionisti molto leali, che semplicemente raccontano quello che succede. Per quanto riguarda la popolarità, beh, è strano: mi sto pian piano abituando. Ora esco di casa e le persone mi riconoscono, mi salutano, mi chiedono l’autografo o la foto…Prima ovviamente non succedeva! E’ un pochino destabilizzante, però non ho riscontrato aggressività nelle persone che incontro.

Hai una voce molto notevole per potenza, precisione, timbro, estensione, che dovrebbe colpire facilmente. Eppure, per cercare di raggiungere fasce di pubblico più ampie e tentare l’affermazione, sei passato da X-Factor. Pensi che in effetti sia un trampolino di lancio non solo per chi comincia appena ad affacciarsi nel mondo della musica, ma anche per chi come te ha piuttosto bisogno dell’occasione giusta?
Certo, ma tutti hanno bisogno dell’occasione giusta e nessuno può farne a meno, perché le persone che fanno musica e la fanno bene sono tante e c’è la necessità di trovare il giusto palco per farsi notare nel momento giusto. Per me questo palco è arrivato tardi, ma a me va bene così…

Sicuramente questa resterà per te un’esperienza molto importante. Però c’è da dire che Morgan non ha dato subito l’impressione di puntare tutto su di te e di vederti come il possibile vincitore, ma ha sofferto molto le eliminazioni di Elisa Rossi e poi di Noemi (Veronica Scopelliti). Pensi che nel programma si manifesti a volte la tendenza a prediligere e mandare avanti artisti che abbiano bisogno di crescere nel programma, rispetto ad altri già discograficamente pronti o comunque con una loro personalità, uno stile vocale più definito?
Mah, io penso che Morgan, com’è giusto che fosse, abbia semplicemente curato un po’ tutti alla stessa maniera. Magari in alcuni casi ha curato un po’ di più chi ne aveva più bisogno, però la vittoria degli over-25 è stato anche un lavoro di squadra. Ci sono stati tre nuovi ingressi nel gruppo [nda: Andrea Gioacchini “Giops”, Chiarastella e Laura Binda], questo ha permesso di essere più numerosi e di portare uno di noi in finale e alla vittoria.

L’anno scorso comunque hanno vinto gli Aram Quartet, cresciuti sicuramente molto in consapevolezza e tecnica grazie al programma, ma ha ottenuto un maggiore riscontro di pubblico e vendite Giusy Ferreri, che entrò già con un suo stile peculiare nel talent-show. Cosa pensi sia allora l’ X-Factor e quale pensi sia il tuo X-Factor?
L’X-Factor è senz’altro il talento, quello vocale, la predisposizione a stare sul palco e tante altre cose. Però una cosa è il talento, in senso lato, e un’altra è la canzone. Se non si riescono a tirare fuori brani di successo, sì, si gode della popolarità che X-Factor ti dà, soprattutto quando, come nel mio caso, si arriva alla vittoria, ma poi la fiamma si spegne…

Non sei mai stato a rischio eliminazione, quindi sicuramente sei arrivato subito al pubblico. Eppure c’è stato chi tra gli addetti ai lavori al Processo ad X-Factor ed anche proprio ad X-Factor ti ha in qualche modo rimproverato di essere troppo sicuro, troppo perfetto [Matteo ride] per coinvolgere. Cosa pensi di questa critica e quanto pensi ti sia servita la sfuriata pubblica di Morgan in diretta tv? [nda: a seguito di una discussione in settimana a seguito dell’assegnazione a Matteo di “Mille giorni di te e di me” di Baglioni, Morgan lo accusò durante la quarta puntata del programma di non essere sufficientemente umile]
Beh, “troppo perfetto” non riesco in nessuna maniera a considerarla una critica!

(rido anche io) Io sono completamente d’accordo, ma purtroppo qualcuno ha pensato di farne una critica, di imputartelo a difetto!!!
Non può essere una critica in nessun senso…! Ringrazio, lo prendo come un complimento!Non ce la faccio proprio a interpretarlo in altro modo…La sfuriata di Morgan è servita molto al confronto tra noi due ed è servita in particolare a me per mettermi in discussione, cosa che evidentemente non avevo ancora fatto a sufficienza. E’ anche vero che a 38 è più difficile mettersi in discussione che a 20, ma quell’episodio adesso lo vedo come qualcosa di necessario per il cammino che abbiamo fatto io e Morgan.

Proprio relativamente a questa tua freddezza sul palco, il punto di svolta, quasi provocatorio, è stata l’esecuzione di “Ancora, ancora, ancora” di Mina, scelta proprio per convincere gli scettici e reinterpretata al maschile sfoderando una notevole sensualità anche richiesta dal brano. [Matteo ride…Io gli confermo “Eh sì, è così!”] Ma Matteo Becucci com’è sul palcoscenico insomma? Secondo me non sei algido, ma hai un’eleganza, una compostezza molto british, à la Sting sul palco.
Beh, hai risposto te!Non ho niente da aggiungere!(ridiamo) Che dire… Quello che fai sul palco lo fai in maniera istintiva; poi ovviamente in trasmissione c’erano i consigli e la direzione di Luca Tommassini che ti diceva di fare alcune cose anziché altre. Sapevamo che dovevamo far riferimento a determinate telecamere in vista di certe inquadrature, e così via. A parte questo, lo stare sul palco è determinato dalla propria personalità e dal brano che si esegue in quel momento…

Nell’EP c’è appunto “Ancora, ancora, ancora”, ma anche una versione da brivido di “Sei bellissima”, portata al successo da Loredana Bertè. Non è molto comune che una voce maschile riesca a confrontarsi con le canzoni delle regine della musica italiana. Avevi già praticato il loro repertorio?
No.

Che tipo di esperienza è stata?
E’ stata molto bella e devo ringraziare Andrea Rodini [il vocal-couch del gruppo degli over-25], che mi ha aiutato tantissimo nelle canzoni italiane. Cantare canzoni interpretate solo da interpreti femminili mi incuriosisce molto, mi sembra una bella sfida. Insomma, parliamo di Mina…Non penso ci possa essere niente di più alto nella musica italiana…

Scrivi canzoni tue da vent’anni, giusto?
MB: Sì.

Com’è stato scrivere il testo italiano di “I Should Have Known Better”? Mi sembra che il risultato sia molto convincente, sia per “drammaticità” che per metrica…
Anche a me sembra molto convincente (sorride). E’ stato un bel colpo di fulmine. Morgan mi ha dato questo compito il martedì pomeriggio; io spesso la notte dormo poco e alle 4 del mattino il testo era già pronto. Mi è venuto abbastanza di getto, cosa che mi succede spesso per i testi. In questo caso una volta trovato quel “lo avrei dovuto sapere”, è andato tutto liscio. Cantare dei versi scritti da me, per giunta appena 5 giorni prima, in diretta su RaiDue è stato un’emozione bellissima.



Sei soddisfatto dell’inedito “Impossibile” e della scelta di quest’anno del programma di farvi presentare un brano in cui fosse importante il vostro contributo?
Sì, sono contentissimo, anche perché non è facile in così poco tempo trovare una canzone già arrangiata che metta in risalto le tue doti vocali. Ci voleva una canzone che evidenziasse la mia estensione vocale e questo brano secondo me fa sentire cosa sono capace di fare per lo più. Poi collaborare al testo è stato bello, perché i versi sono stati scritti lì nel loft con Andrea Bonomo. E’ nato tutto per un’ispirazione momentanea, che ha funzionato bene.

Questo inedito è un brano pop melodico e in trasmissione spesso sei stato definito un cantante molto classico. Però ho letto che hai attraversato vari generi musicali, dal rock al soul e al jazz. Inoltre anche nelle puntate di X-Factor ti sei confrontato con il rock con Queen, Led Zeppelin, Mr Mister, David Bowie…Ma tu in che genere ti riconosci e ti senti maggiormente a tuo agio (se ti riconosci in un genere) e come vorresti che fosse il tuo primo album, dopo questo EP?
Beh, se penso ad un genere, penso al pop; però negli ultimi anni i generi musicali si sono molto mescolati e mi sento di rifiutare qualunque etichetta o descrizione restrittiva. Comunque direi semplicemente pop e vorrei che pop fosse anche il prossimo album.

A proposito di soul, che ci dici di Fabio Pierotti dei Mr. Pitiful?
(sorride) Beh, un grandissimo amico, un bravissimo chitarrista, il direttore del gruppo Mr. Pitiful, arrangiatore di fiati e di tutto…Mi ha aiutato un sacco in questa avventura, perché a lui ho affidato la gestione del MySpace e so che si è dato veramente da fare con il fan-club. Gli devo veramente tantissimo, come ad altre persone…

Qual è stata la canzone che hai vissuto come la sfida più difficile ad X-Factor e quale quella in cui pensi di aver dato il meglio di te?
“Il cielo” è stata la sfida più difficile: lì per lì avevo molta paura, perché Renato Zero è un interprete della musica italiana incredibile, con uno stile molto particolare, e non pensavo di riuscire a renderla bene. Il meglio di me forse l’ho dato in “Stay” degli U2, in “Somebody To Love” dei Queen e in “I’ll Fly For You” degli Spandau Ballet.

Credi ci sia qualche tuo lato musicale che non hai ancora mostrato al grande pubblico o pensi di esserti riuscito ad esprimere completamente?
Spero di no [sorride, quasi in segno di sfida, questa volta]. Spero di aver modo, tempo e possibilità di imparare molte altre cose e di farle sentire!

Ti ringrazio…
Sono io a ringraziare te…

Tanti complimenti…Ti auguro una splendida carriera.

La foto di Matteo Becucci è di Alessandra Tisato: noi ringraziamo Parole & Dintorni per la collaborazione.

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