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Roberto Ciotti - Unplugged (Castelvecchi)di: Paolo Ansali Come diventare un vero blues man pur non essendo nato a Chicago a Roma? Lo racconta Roberto Ciotti in prima persona nel suo libro, fatto di aneddoti e di incontri con Hendrix, Bob Marley, Ginger Baker e tanti altri. Come diventare un vero blues-man pur non essendo nato a Chicago ma a Roma? Chi meglio di Roberto Ciotti, classe '53, può raccontarci questa storia in prima persona in "Unplugged" (Castelvecchi). Un racconto che parte dalla folgorazione per Jimi Hendrix esplosa dopo lo storico concerto al Teatro Brancaccio nel '68. Da li' il desiderio di fare della sei corde la ragione di vita. Il primo disco con i Blue Morning nel '72 insieme a Maurizio Giammarco è solo un episodio estemporaneo di jazz-rock. Dopo l'incontro con Edoardo Bennato, conosce Renato Marengo, critico di Ciao 2001 ma anche producer e talent-scout, che lo consiglia alla Cramps. Grazie a loro realizza il primo album "Supergasoline Blues" che apre la strada al blues d'autore made in Italy. Si schiudono per Ciotti anni magici, raccontati con vari aneddoti. Apre i due concerti di Bob Marley a San Siro, davanti a centomila persone, e al Comunale di Torino. Va in tour negli States con il leggendario Ginger Baker dei Cream, e trova il suo locale fisso nel Big Mama a Trastevere, dove passano anche i giovanissimi Alex Britti e Zampaglione tra una jam e l'altra. Gli anni '80 si chiudono con la fortunata colonna sonora di "Marrakech Express" di Gabriele Salvatores che contiene il suo brano più famoso "No more blue". Il blues degli esordi si apre a sonorità soul e ritmi latini, un sound raffinato che conquista nuovi fans, ma non convince i puristi. Questo non sembra preoccuparlo, come sempre continua per la sua strada. Nel CD Roberto Ciotti, sullo stile di Clapton, JJ Cale e Mark Knopfler, riprende unplugged i suoi classici tra cui "Castles of sand", "Blue square", "No more blue" oltre alla cover di "Hey Joe", e il cerchio si chiude con il grande Jimi. Articolo letto 5383 volte Riferimenti Web
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