Massimo Cotto ci racconta la web-tv Macy.it: come scendere in profondità dentro la musica
di: Ambrosia J.S. Imbornone
La web-tv da lui diretta,che presenta live,concerti ed interviste esclusive,era appena nata quando abbiamo chiesto a Massimo Cotto di illustrarci il suo progetto.E la difficile arte di scendere in profondità dentro la musica. Il 17 ottobre è nata una web-tv davvero speciale, Macy.it. Filmati ad alta risoluzione, con una qualità di streaming spettacolare, live esclusivi in acustico,interviste di sicuro interesse perché tutt’altro che ferme alle soglie del trito e ritrito, a cui troppo spesso si assestano articoli un tempo considerati un genere di serie b. Si scende in profondità, si cerca di osservare da vicino e dall’interno come nasce la musica e soprattutto dove nasce, dallo studio di registrazione (è ad esempio online un bellissimo speciale girato nello studio dei Marlene Kuntz a Cuneo) alla…mente degli artisti, con la loro filosofia di vita e le loro scelte artistiche, non sempre evidenti se non si ascoltano le loro vive parole parlate. Direttore artistico del canale, che ospita nell’open space anche i video degli utenti, è Massimo Cotto, giornalista che non ha bisogno certo di presentazioni. Parlano per lui articoli, eventi, biografie realizzate in questi anni (solo tra gli ultimi volumi,si contano quelli scritti con e su Irene Grandi, Patty Pravo, Massimo Bubola su De Andrè, Francesco Guccini, Luca Carboni, Ligabue, i Nomadi e tanti altri)e le interviste “storiche”, finalmente raccolte e a disposizione dei lettori in versione testuale sul sito di Macy.it. Ecco come ci ha presentato il nuovo canale, che offre al momento interviste e segmenti live di artisti come Buena Vista Social Club, Willy De Ville, Tricarico, Davide Van De Sfroos, i La Crus con Syria, New Trolls, Elio e le storie tese, Marlene Kuntz, Sonohra, Niccolò Agliardi e Giorgio Faletti, i concerti di Massimo Zamboni e The Niro e uno showcase di Danilo Sacco dei Nomadi e Mister No degli Statuto. Ecco le sue riflessioni sul ruolo che internet riveste per gli appassionati di musica, i ricordi e i pensieri maturati in 25 anni di interviste di spessore con vere e proprie “leggende”, come si suol dire banalmente, della musica internazionale.
Ambrosia: Posto che le trasmissioni dedicate interamente alla musica sulle reti nazionali principali sono oggettivamente poche, cosa cerca lo spettatore sul web che i canali musicali classici non possono dargli?
Massimo Cotto: Beh, è anche possibile che questi canali soddisfino le esigenze di ognuno…Il punto però è che l’utente, oggi, ha molte più possibilità rispetto al passato di costruirsi una specie di televisione fai-da-te. Ci sarà allora anche chi cerca in rete semplicemente la notizia in tempo reale o comunque un servizio che si sviluppa in orizzontale, un mordi-e-fuggi che è la modalità di fruizione più comune e che a me non piace…Ma ci sarà anche chi ha piacere di andare più in profondità e vuole ascoltare musica e parole degli artisti che ama: questo oggi è sempre più difficile da trovare, perché il panorama televisivo non consente di soddisfare questa esigenza.
A: Visto che comunque sul sito è l’utente a scegliere i contenuti per quanto riguarda le videointerviste, i live e l’open space, la web-tv può costituire la frontiera gratuita e quindi “democratica” della tv on demand, accessibile a tutti senza costi, al contrario del digitale criptato?
MC: Sì, assolutamente, il principio è proprio questo, quello di mettere tutti sullo stesso piano e offrire una quantità di contenuti più vasta possibile. Senza ovviamente la pretesa di essere migliori di altri: ci sono tanti altri portali e web-tv che offrono contenuti più che meritori…Quel che è più importante per me è la possibilità di coniugare tre aspetti: questa tv produce interamente il proprio materiale e non si limita a fare da cassa di risonanza a quello che viene girato dalle case discografiche, inoltre come valore aggiunto ha l’alta definizione e infine su Macy la musica dal vivo diventa preponderante. Queste saranno le peculiarità di questa web-tv, ma poi l’utente deve assolutamente avere l’ultima parola e potrà scegliere ciò che vuole ascoltare. Abbiamo inserito sul sito per es. uno speciale di Sanremo Lab che si può ascoltare per intero o solo per singoli segmenti. Oggi è improponibile in rete offrire quello che vuoi tu: devi offrire democraticamente una quantità tale di cose che l’utente selezionerà in base alle sue preferenze.
A: Questa web-tv è democratica anche per quanto riguarda i musicisti, visto che l’open space è aperto a qualunque artista, laddove è logicamente particolarmente difficile inserirsi nei palinsesti televisivi nazionali con un proprio videoclip…
MC: Sì, questo è un altro livello di democrazia: può caricare un video chiunque, dal gruppo più affermato come i Radiodervish, che ci hanno mandato il loro video girato da Battiato, alla band più sconosciuta, che ha registrato un video casalingo senza particolari pretese. Si tratta però solo del primo passo; il secondo sarà quello di scegliere alcuni dei nuovi gruppi che ci hanno mandato il loro materiale e offrire loro le nostre telecamere per la registrazione di un concerto. E’ una possibilità che daremo almeno un paio di volte al mese agli artisti che riteniamo bravi e non ci interesserà se abbiano o meno un’etichetta.
A: Per quanto riguarda le interviste e i concerti, le interviste svelano spesso la persona dietro e dentro il personaggio del mondo dello spettacolo, mentre i live sono la prova del fuoco per la qualità vera dietro l’ormai sempre più accurate registrazioni in studio…Queste due dimensioni, quella delle intervista e quella dei concerti, sono in effetti quelle che consentono di scoprire cosa c’è dietro l’immagine dell’artista?
MC: Sì, è senz’altro vero…Ora si tende sempre meno a spiegare le persone, si rimane sempre in superficie o ci si immerge solo per un metro o due senza compiere operazioni da sub. Questo è anche il problema della tv generalista. Invece io trovo che raccogliere le “confessioni” di un artista, andare a casa sua e parlargli al di là delle logiche promozionali possa dare la possibilità di apprezzare aspetti che non si erano mai presi in considerazione. Ci sono artisti che ho valutato molto meglio, dopo averli sentiti parlare ed aver ascoltato la loro filosofia... Un’intervista è infatti un luogo in cui puoi mentire, ma anche un luogo in cui puoi essere sincero. Alla fine la differenza si percepisce. La stessa cosa vale per il live: in studio o in playback, soprattutto oggi che i mezzi in fase di registrazione sono così sofisticati, puoi mascherare in qualche modo i tuoi difetti…Se accetti invece di suonare da noi in acustico, “senza rete”,ti mostri davvero per quello che sei...
A: Il sito contiene anche un prezioso archivio con la versione scritta di alcune tue interviste ad artisti del calibro di Roger Waters, Peter Gabriel, Mick Jagger, Robert Plant, i Radiohead e tanti altri ancora…Come mai hai deciso di allestire questa sezione nel sito?Per una precisa richiesta dei tuoi tanti lettori ed estimatori?
MC: Sì, mi chiedevano spesso perché non aprissi un sito per le mie interviste, che ormai coprono un arco temporale di 25 anni, ma non l’ho mai voluto farlo….Mi sembrava superfluo. Invece questo caso è diverso, perché ho messo il materiale a disposizione di una web-tv, che è sì diretta da me, ma non si identifica completamente in me. In questo modo ho superato quel pudore un po’ piemontese che a volte un po’ mi blocca in determinate cose…Penso che queste interviste siano interessanti o almeno offrano la possibilità di confrontare l’idea che si ha di un artista con quello ha detto nel tempo e vedere anche come è cambiato negli anni. Ci sono infatti anche più interviste allo stesso artista in tempi diversi. Ho imparato molto dalle risposte di alcuni musicisti. Leggevo di recente un’intervista a Baricco, in cui affermava che i film più riusciti sono quelli che passano alla storia per una frase. E’ il caso di “C’era una volta in America”: “Cosa hai fatto in questi anni?” “Sono andato a letto presto”. La stessa cosa capita per le canzoni e per le interviste: contengono a volte delle frasi che ti ritornano in mente anche a distanza…Bowie ad esempio una volta mi ha detto che lo scherzo peggiore che Dio possa fare ad un artista è di dargli la sensibilità del grande artista e l’incapacità di tradurla in arte, per cui l’artista sta male, perché sente diversamente, sente il dolore, la diversità, la voglia di raccontare, ma non ha i mezzi per farlo. E’ una doppia dannazione. E quante volte capita di vedere persone che sentono davvero la musica, il cinema, la letteratura, ma poi non hanno capacità all’altezza della loro sensibilità per l’arte? L’intervista comunque è per me un mezzo per capire qualcosa di più della persona che intervisto e di me stesso.
A: Quali dei tanti artisti che hai intervistato ti ha sorpreso maggiormente fuori dalle scene, per quello che ti ha rivelato di se stesso?
MC: Beh, io adoro Leonard Cohen, Robert Plant, artisti che hanno una grandissima spiritualità sia quando parlano che quando suonano. Chi mi ha sorpreso negativamente è stato Paul McCartney, perché l’ho visto come un uomo che cercava disperatamente di allontanarsi dai Beatles, nel timore di essere identificato solo con loro e questo capita a tanti artisti, che ad un certo punto devono scendere a patti con il loro passato e allontanarsi dalla loro stessa leggenda. Mi ha invece sorpreso molto Mick Jagger, ammettendo non dico la sua conversione, ma la sua ricerca di Dio, che nessuno di noi poteva minimamente immaginare.
A: A proposito delle interviste, in questi anni ti sei fatto uno schema mentale di quelle che possono essere le regole empiriche per un’intervista ben riuscita?
MC: Beh, tu le conosci benissimo, perché hai preparato le domande studiando la persona che dovevi intervistare, ma anche pensando a quello che volevi sapere in particolare. Ancora a proposito di Jagger, nel 2001, se non sbaglio, avevo appuntamento con lui alle 11. Nel frattempo arriva il suo manager e comincia a farmi un sacco di domande, a parlare, parlare, parlare. Io capisco dove vuole arrivare: vuole sapere se ho ascoltato il disco, ma non me lo chiede direttamente. Io gli dico: “Ma scusi come fa a pensare che io arrivi qui per intervistare Mick Jagger senza aver ascoltato il disco?” e mi risponde: “Guardi che è una cosa che capita molto frequentemente”. La prima regola è quindi informarsi; la seconda è provare ad instaurare un rapporto di fiducia. E’ un po’ lo stesso principio delle biografie: ne ho scritte più di trenta con gli artisti e c’è un momento particolare in cui i musicisti si aprono e decidono che possono fidarsi di te. I libri si fanno con gli amici, li conosci bene ed è anche più facile, ma in generale c’è un momento in cui l’artista si lascia andare, perché capisce che non vuoi fregarlo per specularci con uno scoop da quattro soldi. Quando io ho iniziato a fare questo lavoro, d’altronde, le interviste le assegnavano ai giornalisti di serie B, a quelli meno bravi. I giornalisti in gamba erano quelli a cui affidavano gli articoli. In realtà, come diceva John Cage, le persone si riconoscono anche dalle domande che fanno, non solo dalle risposte che danno. Poi nel corso degli anni l’aria è un po’ cambiata.
A: In generale forse anche tuttora il giornalismo musicale rischia di essere un po’ una terra di nessuno, in cui si avventurano parimenti l’appassionato, il musicista, il giornalista di altri settori…
MC: C’è da dire che questo è l’unico genere in cui si pensa che non sia richiesta alcuna competenza specifica. Il direttore di un quotidiano non affiderebbe mai un articolo di critica teatrale o cinematografica al primo che passa, perché si presuppone che si debba studiare. Invece c’è il figlio del direttore della mia banca che vuole occuparsi di rock? Bene! (ridiamo) Questo ti pone in una situazione diversa. E’ molto difficile d’altra parte per i direttori distinguere chi si intende davvero di musica e chi no. Questa semplificazione è figlia di un’altra,altrettanto penalizzante: la musica è considerata intrattenimento, non una forma d’arte, e le si nega profondità e cultura. E’ una vecchia idea, ormai completamente superata dagli eventi, che la musica sia nata in strada e lì debba rimanere. All’estero si studia a scuola, ma in Italia si continua a pensare che siano solo canzonette…Ma che vuol dire?Bennato lo diceva ironicamente!Si sente ancora spesso dire: “fa musica vera o leggera”?Ma esiste la musica pesante??
A: A proposito di musica leggera, qualunque cosa voglia dire questa parola, come sceglierai gli artisti a cui dare spazio con live e interviste?
MC: Penso che chiunque abbia diritto di cittadinanza, purché abbia qualcosa da raccontare. Non mi interessa che l’artista sia in testa alle classifiche o meno: non ho mai creduto nell’equazione "qualità=numero di dischi venduti"…Volutamente non ho iniziato su Macy.it dai mostri sacri della musica italiana, perché non è questo che voglio trasmettere, ma l’idea di un luogo in cui gli artisti arrivano, si siedono, si raccontano, poi prendono la chitarra e mi fanno ascoltare delle canzoni…Il mondo giovanile merita inoltre di svilupparsi in tutte le sue manifestazioni. Non ho mai avuto snobismi: ho seguito 15 edizioni di Sanremo e non mi sono mai vergognato di farlo!L’importante è come sei nel luogo in cui vai. Poi adoro predicare ai non convertiti!A fare l’omelia in parrocchia la domenica mattina son capaci tutti!(ridiamo).
A: Che ci puoi dire delle trasmissioni che partiranno in diretta da gennaio su Macy?
MC: La diretta per me è soprattutto un concerto esclusivo o ripreso in un teatro o un programma vero e proprio…Però non solo di musica: mi piace molto di più l’idea di lasciare interagire in un talk-show persone che provengono da mondi diversi, ad es. un musicista, uno scrittore, un critico teatrale, ecc. In tv bisognerebbe evitare di ripetere sempre la stessa liturgia…
A: Le web-tv, YouTube, MySpace, il download legale, le webzine: la musica trae solo benefici dal www?
MC: Solo benefici non saprei, forse ci vorrebbe una regolamentazione più chiara. Però la prima cosa che è balzata agli occhi di tutti è che internet ha riportato al centro dell’attenzione l’artista senza tante mediazioni. Poi la situazione è un po’ degenerata… Il bello della rete è che in radio puoi ascoltare un canale, mentre su internet puoi *costruire* un canale. Però il web non dovrebbe essere la sola alternativa e sopprimere ciò che è stato. Si dice spesso che i cd e le case discografiche scompariranno: se ci saranno anche più strumenti alternativi, bene, ma se sarà semplicemente annullato il passato, beh, mi viene molta tristezza…Bisognerà essere certi che il mondo nuovo sia migliore e più solido del vecchio…
A: Un’ultima domanda a proposito di webzine…Tu conosci da tempo Giancarlo Passarella e Musicalnews?
MC: Sì, Giancarlo lo conosco bene, è un pazzo scatenato!Ha avuto tantissimi meriti... L’ultima volta che l’ho visto è stato a “Rockin…Naples”, quando io presentavo e lui era in giuria…Lo stimo e lo apprezzo molto, anche perché ha qualcosa che io non ho. Non accetta mediazioni e va avanti come un caterpillar!io invece ho un approccio lievemente diverso, credo che piccole mediazioni a volte siano necessarie per ottenere grandi risultati…Leggo tutti i giorni Musicalnews, contiene tante notizie utili e, rispetto ad altri siti, ha il vantaggio di dare molto spazio alle interviste, anche scendendo molto in profondità.
A: Grazie allora non solo per l’intervista, ma per queste bellissime parole sul sito!
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