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Interviste
Pubblicato il 03/02/2009 alle 10:49:27Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Gli Afterhours: andiamo a Sanremo per essere il cavallo di troia della musica indipendente italiana

di: Alessandro Sgritta

In una conferenza stampa che si è svolta ieri a Roma gli Afterhours hanno spiegato il motivo della loro partecipazione a Sanremo, annunciando l’uscita del cd Il paese è reale che raccoglierà 19 grandi talenti della scena indipendente italiana.

In una conferenza stampa che si è svolta ieri a Roma gli Afterhours hanno spiegato il motivo della loro partecipazione a Sanremo, annunciando l’uscita del cd Il paese è reale che raccoglierà 19 grandi talenti della scena indipendente italiana.

In una conferenza stampa che si è svolta ieri mattina all’Auditorium del Palazzo delle Esposizioni di Roma gli Afterhours hanno spiegato il vero motivo della loro partecipazione a Sanremo, annunciando l’uscita del cd “Il paese è reale” (Casasonica/Fnac) che raccoglierà 19 grandi talenti della scena indipendente italiana: oltre agli Afterhours (il cui brano non sarà presente in nessun'altra compilation) ci saranno Roberto Angelini, Beatrice Antolini, A Toys Orchestra, Cesare Basile, Paolo Benvegnù, Calibro 35, Dente, Disco Drive, Marco Iacampo, Mariposa, Marta sui Tubi, Marco Parente, Reverendo, Settlefish, Teatro degli Orrori, Amerigo Verardi e Marco Ancona, Zen Circus, Zu.

Manuel Agnelli è seduto al centro della sala tra il violinista Rodrigo D’Erasmo (a sinistra) e il batterista Giorgio Prette (a destra), ringrazia i giornalisti presenti e inizia a parlare...

M.A.: siamo qui a presentare la nostra partecipazione a Sanremo e anche l’operazione che faremo intorno alla nostra partecipazione e grazie alla nostra partecipazione, andiamo a Sanremo per cercare di veicolare il più possibile la nostra musica a tutti, è una scelta coerente con quella che abbiamo fatto diversi anni fa di non rinchiuderci nel nostro ambiente e che abbiamo perseguito in questi anni organizzando diverse iniziative tra le quali fino a qualche tempo fa il Tora! Tora!, cioè un festival itinerante che portava in giro per l’Italia una serie di progetti che non avevano una grande attenzione da parte dei media; abbiamo cercato di collaborare anche in quel periodo con delle strutture e degli organi di informazione che non facevano parte esclusivamente del nostro ambiente o che non erano specializzati nei confronti della musica, coerentemente con quel tipo di discorso andiamo a Sanremo per realizzare le stesse cose, Sanremo è un’occasione di grandissima visibilità e forse ancora comunque al di là della qualità musicale che esprime “la” più grande occasione di visibilità per ciò che riguarda la musica e il mondo dello spettacolo in Italia, è un’occasione molto grande per veicolare la nostra musica ma anche per attirare l’attenzione su una serie di realtà che esistono ormai da tempo e che hanno già una vita propria e un circuito, un pubblico a volte anche numeroso, quindi sono delle realtà non sono semplicemente dei grandi talenti che suonano in cantina ma che per qualche strano motivo (forse perché non fanno parte del mondo dello spettacolo) sono sempre stati un po’ snobbati dagli organi di informazione ufficiali, dalle televisioni, dalle radio e dai quotidiani generalisti e commerciali, per cui quello che faremo sarà veicolare il pezzo che portiamo a Sanremo all’interno di un disco di inediti fatto da 19 artisti e progetti musicali di diversa estrazione che approfitteranno della nostra visibilità per averne un po’ anche loro; non è soltanto un discorso di visibilità personale per questi progetti, è l’idea che conta, l’idea è quella di attirare l’attenzione su tutta una situazione, questo disco non vuole essere rappresentativo di tutto quello che succede nella musica italiana, ci sono molte cose che in questo disco non ci sono, non possiamo racchiudere tutte le realtà indipendenti in 19 pezzi, però diciamo che l’idea è quella di smuovere l’attenzione nei confronti di un sistema di cose che già rappresenta qualcosa nel paese, questo progetto ci ha portato poi a pensare a come realizzarlo partendo dal fatto che dopo l’uscita del disco vorremmo organizzare anche degli eventi intorno a questo riprendendo lo spirito del Tora! Tora! con i protagonisti del disco ma non solo e anche con altri ospiti musicali e non che si sentano sulla stessa lunghezza d’onda rispetto a questo tipo di operazione e non fanno parte del nostro mondo, forse qualcuno di voi fa un po’ fatica a distinguere le cose, c’è quasi un mondo parallelo in Italia che è quello che io chiamo della “nuova musica italiana” ma che molti chiamano degli “indipendenti” o della “scena alternativa” che sono termini secondo me più ghettizzanti da un certo punto di vista, che è un mondo che si è sviluppato parallelamente al mondo della canzone italiana, a Sanremo e ai media ufficiali: fare parte di questo mondo vuol dire aver fatto delle scelte di qualità più che delle scelte etiche o politiche, vuol dire di aver scelto di mettere in primo piano la propria musica, le proprie idee ma anche la propria estetica e di non veicolarle a tutti i costi modificandole e adattandole a quelle che sono i gusti della gente e dei media, questo non vuol dire però auto ghettizzarsi e rimanere per forza rinchiusi nel proprio mondo, la musica è giusto che venga fruita da tutti, anzi sarebbe meraviglioso se succedesse e soprattutto se crediamo nella qualità prodotta dal nostro ambiente ci sembra giusto cercare di portarla ovunque, perché ci lamentiamo sempre che gli organi di informazione non parlano mai di gruppi di qualità ma solo di gossip però quando ci sono le occasioni poi per occupare certi spazi molta gente si tira indietro, io credo soprattutto per paura…
Fatta questa puntualizzazione sottolineo il fatto che per realizzare questo tipo di disco, che non è una semplice compilation, abbiamo fatto delle scelte anche professionali abbastanza pesanti perché abbiamo deciso di lasciare la nostra etichetta (la Universal) con la quale non avremmo potuto realizzare questa cosa, l’idea era quella di fare l’ennesima riedizione del disco con il pezzo di Sanremo come si usa nell’abc promozionale ogni volta che si va a Sanremo, e a parte altre iniziative che poco ci erano piaciute, abbiamo deciso di cercare al di fuori della discografia dei partner che potessero aiutarci a realizzare questo progetto con molta più agilità, entusiasmo, idee e anche mezzi, perché ormai la discografia di mezzi non è che ne abbia più tantissimi, e anche per divertirci, perché questo non va dimenticato, la cosa principale per noi è che mentre tutti ci domandano “ma a Sanremo che cosa vi aspettate? Un gruppo come voi alla fine sarà eliminato, arrivate ultimi…”, il nostro obiettivo a Sanremo non è la gara ma è quello di divertirci, è una cosa che non sento mai dire nelle interviste, nessuno si vuole divertire a Sanremo, è un obiettivo molto difficile da raggiungere ma possiamo farcela (ride)…
Detto questo ci tengo a sottolineare che abbiamo scelto dei partner per realizzare questo progetto che hanno una storia se non comune almeno affine alla nostra, abbiamo scelto di collaborare con la Fnac alla realizzazione di questo disco e di altri eventi che verranno non solo per le caratteristiche che ho elencato prima ma soprattutto per l’agilità progettuale e la disponibilità rispetto a delle nuove idee, perché questo comunque vuole essere un tentativo, un esperimento, un modo per andare a cercare un’alternativa a quello che è il solito iter discografico, non è una naturalmente una soluzione definitiva questa, sarebbe bello ma la storia è molto lunga, però è un tentativo per cercare di uscire da questa specie di circolo vizioso che da anni non produce più niente di nuovo e con la Fnac abbiamo trovato il partner ideale soprattutto per l’apertura mentale e per l’entusiasmo rispetto all’iniziativa e anche perché la Fnac ha una tradizione di attenzione nei confronti delle nuove proposte e della qualità musicale, sono anni che ci collaboriamo andando a suonare negli store, facendo incontri con il pubblico e organizzando anche altre cose, noi così come altri anche non musicisti, per cui ci siamo trovati affini anche dal punto di vista estetico, il disco verrà venduto e distribuito in esclusiva nei negozi della Fnac e online al prezzo di 9,90 €, abbiamo voluto mantenere un prezzo basso anche memori delle ultime esperienze rispetto alle nostre produzioni, non per “svilire” la musica ma anzi per ribadire che la musica deve costare il giusto, io ricordo che quando c’era il vinile, “quando c’era lui” (ride) e adesso c’è ancora per i maniaci, alla fine le cassette ce le registravamo anche noi, per cui c’era comunque uno “scaricamento” però poi andavamo a comprarci il vinile se ci piaceva il contenuto perché costava 5 o 7 mila lire, e credo che lo stesso meccanismo potrebbe applicarsi al prodotto cd, la Fnac è una struttura che in controtendenza con quello che sta succedendo nel mondo sta aumentando le vendite dei supporti, perché c’è una cura per la qualità dei supporti e questa è una cosa che vogliamo approcciare anche noi però con un prezzo giusto, 9,90 € per 19 gruppi e 73 minuti di musica (anche se non mi piace pesare la quantità di quello che si vende) alla fine credo che sia un prezzo giusto, abbiamo avuto comunque attenzione per la confezione, non sarà “deluxe” ma nemmeno un fogliettino con un involucro di plastica, c’è comunque un’attenzione anche alla qualità del supporto perché crediamo che sia importante, è la differenza tra lo scaricare la musica e avere un oggetto in mano che ha un certo fascino…



Le scelte che hai raccontato anche considerando l’attività che fa Casasonica sembrano un po’ quello che sta accadendo nel mondo e l’ennesima prova che l’industria discografica non è al passo con i tempi, perché quello che fate voi lo avrebbero dovuto fare da anni le case discografiche e ora gli artisti più intelligenti ci pensano da soli…
M.A.: assolutamente, credo che sia parte del lavoro dei discografici andare a scovare prodotti di qualità, o almeno lo era in passato, sicuramente le direttive (io penso in tutto il mondo e non solo in Italia) siano quelle di fare fatturato prima di tutto, e quindi tagliando i costi, e quindi è chiaro che i progetti da sviluppare a lungo termine ormai non esistono più da tempo, quello che mi fa specie è comunque l’incapacità tecnica di incidere sul mercato, cioè la mancanza di talento manageriale, perché questo è il problema vero per loro e anche per chi abbraccia queste scelte, pensavamo che le persone poi contassero all’interno di questi luoghi, perché ho visto situazioni criticabili funzionare molto bene perché all’interno c’erano delle persone capaci e con una grande apertura mentale, questo negli organi di informazione ha contato molto, nelle case discografiche questa cosa purtroppo non funziona perché credo che ci sia uno schematismo nell’organizzare il lavoro e non se ne può fare a meno e non si riesce ad uscire da questo tipo di schemi, questo provoca una rigidità di azione da parte loro per cui trattano tutti gli artisti allo stesso modo con lo stesso iter promozionale e questo non può che fare male al 99% degli artisti stessi, poi io ci tenevo a non puntare il fuoco sulle case discografiche in sé, un po’ perché la nostra esperienza è quella di artisti e non di tecnici e un po’ perché da un certo punto di vista è come sparare sulla Croce Rossa, però comunque è vero che negli ultimi tempi questa situazione si è un po’ acuita, perché mentre prima le case discografiche potevano essere utili almeno ai nuovi talenti, adesso probabilmente sono inutili anche per le nuove proposte perché i tagli ai costi sono tali che si fa fatica a pagare il caffè durante le conferenze stampa, noi non siamo una nuova proposta ma quasi nel senso tecnico del termine, siamo una “vecchia proposta” (ride), alla fine abbiamo notato che l’investimento su un certo tipo di cose era veramente ininfluente e addirittura alcune indipendenti riuscivano organizzandosi meglio a investire di più e in modo più intelligente, su di noi è stato fatto un lavoro secondo me da un certo punto di vista anche dannoso, per noi la scelta di andare con una major era coerente col fatto di veicolare la musica il più possibile, soprattutto in condizioni contrattuali notevoli perché avevamo un accordo che ci ha permesso di andarcene quando le cose non ci sono più piaciute, nonostante questo la cosa non ha proprio funzionato e quindi credo che sia un problema endemico ma anche di tutto un paese che vede ancora come punto di riferimento la discografia, mentre ci sono dei piccoli esperimenti di auto produzione che però sono ancora di base discografica, perché anche le “indipendenti” purtroppo spesso sono delle piccole case discografiche che funzionano con lo stesso sistema delle major ma con meno soldi e meno possibilità, quindi non è quella risposta al problema della musica…

Dopo l’esperienza con la Universal c’è quindi un ritorno all’indipendenza discografica?
M.A.: l’indipendenza per me è un concetto molto importante, l’indipendenza artistica l’abbiamo sempre avuta, anche con le major e abbiamo firmato dei contratti che ci permettevano di avere un’indipendenza artistica altrimenti non li avremmo firmati, l’indipendenza come senso di appartenenza a un sistema non ci riguarda perché non crediamo nella scena “alternativa” come partito politico o peggio ancora religione, perché comunque il nostro ambiente (quello delle indipendenti) ha i suoi dogmi, ha le sue regole, dalle quali non si può uscire perché se no si viene “sparati”, e alla fine questa è una cosa molto triste, dovrebbe essere un ambiente dove la musica si veicola con grande libertà e invece ho trovato delle restrizioni a livello etico, attitudinale e pratico ancora più grandi che nel mondo ufficiale, questo non vuol dire che nell’ambiente delle indipendenti non ci sia talento, anzi ce n’è tantissimo, ci sono tante idee ed energia e non è sempre mal convogliata, ci sono tante idee anche da un punto di vista imprenditoriale, comunque Casasonica è un esempio, la stessa Mescal è stato un esempio per anni e anni che adesso stanno cercando tutti di imitare… il fatto di convogliare il marketing, la promozione e produzione dei dischi con il live è una cosa che le etichette soprattutto negli Stati Uniti adesso cercano di strappare agli artisti, per cui ci sono molte idee, è un ambiente molto creativo che però ha molta paura, c’è molta paura di confrontarsi con il mondo reale e di sporcarsi le mani e soprattutto dell’ignoto, e questa è una cosa che stiamo cercando nel nostro piccolo di cambiare…

Ci parli meglio del progetto che presentate? tra l’altro il range anagrafico è vastissimo, si va da figure “storiche” come Marco Parente a Beatrice Antolini…
M.A.: sì diciamo che le discriminanti sono state intanto il fatto di dare un inedito perché non volevamo fare una compilation dimostrativa ma un disco vero e proprio, che avesse un valore musicale ma anche emotivo, e infatti lo dico, “è un gran bel disco”, e questa cosa conta, che ci siano dei bei pezzi che sono stati fatti con un entusiasmo pazzesco, perché per i tempi tecnici che avevamo, dovevamo aspettare di avere la conferma di andarci a Sanremo, di lasciare la Universal e trovare un altro partner, abbiamo messo in piedi tutto in un mese contattando i gruppi che hanno aderito subito in modo entusiastico, e che hanno fatto degli inediti, alcuni avevano già dei pezzi nuovi in cantiere ma altri si sono messi velocemente al lavoro, è un disco che è molto vario perché è una buona fotografia di quello che succede perché va da proposte veramente giovani e nuove come Beatrice Antolini e i Settlefish e altri a “storici” della scena come Cesare Basile e Marco Parente che hanno 40 anni, però la discriminante è stata introdurre gruppi che non avevano una grande visibilità, non volevamo metterci Subsonica, Baustelle, Marlene Kuntz, ecc. perché uno solo di questi gruppi avrebbe cannibalizzato gli altri all’interno del disco e inoltre è un’operazione che noi abbiamo già fatto con il Tora! Tora! e non volevamo vendere come nuova un’operazione che in realtà era vecchia, volevamo dare visibilità e attirare l’attenzione nei confronti di chi non ce l’ha, non tanto sui gruppi singoli ma su tutta una situazione e su tutta una scena, potremmo fare dieci dischi così e ogni volta con un contenuto diverso, e quello che andremo a fare infatti nelle operazioni live intorno al disco sarà questo, cercare di coinvolgere più gente possibile che non ha necessariamente preso parte al disco…

A Sanremo andate per fare da cavallo di troia per la musica indipendente, ma essendo Sanremo un programma essenzialmente televisivo non rischiate di vedere precipitare la vostra musica e il vostro progetto in un grande mare informe che comprende ballerine, ospiti e quant’altro?
M.A.: non avremmo neanche organizzato la conferenza stampa senza questo progetto, siete qua, sto parlando con voi, qualcosa uscirà, è già un risultato, poi certo che c’è il pericolo, il mondo dello spettacolo fa paura a molti, soprattutto nel nostro ambiente, è anche per questo che molti fanno fatica ad accostarsi a questo tipo di situazione, crediamo un po’ per esperienza e un po’ per presunzione di avere le spalle abbastanza larghe da poter rischiare questa cosa, perché Sanremo in sé non ci fa molta paura, vogliamo andare a divertirci, se ci eliminano la prima sera pazienza, il nostro risultato è raggiunto comunque perché riusciamo a parlare con i media, è chiaro che meglio andrà e meglio sarà, è stato importante per noi avere delle rassicurazioni ma soprattutto delle dimostrazioni pratiche di serietà professionale da parte di tutta l’organizzazione del Festival e da parte di Bonolis, che ci conosce e sa quali sono le nostre perplessità e ci è venuto incontro anche rispetto a cose che nel mondo reale si fanno fatica a capire, ci aveva invitato ad alcune trasmissioni televisive e gli abbiamo detto di no perché non ci sentivamo di approcciarci a quel tipo di mondo e invece di arrabbiarsi ci ha proposto di registrare delle interviste da utilizzare nelle trasmissioni stesse, è una persona che capisce quali sono le nostre esigenze anche rispetto alla musica che facciamo, che sono sicuro dimostrerà che siamo degli alieni lì in mezzo però non è un male insomma, siamo lì anche per quello, per rappresentare noi stessi, quindi ci va bene anche il ruolo degli scemi all’interno di quel mondo, non c’è problema…

Riuscirete a far capire ai vostri fan la ragione della partecipazione a Sanremo?
M.A.: spero da oggi in poi sì, siamo stati zitti fino a oggi e spero che da oggi in poi ci sia la possibilità di fargli capire questa cosa che non è però soltanto usare Sanremo per questo genere di operazioni ma è anche un gesto attitudinale importante, come a dire “non abbiate paura del mondo reale” e di quello che succede fuori, dobbiamo affrontarle queste cose, dobbiamo averci a che fare in un modo o nell’altro se vogliamo portare in giro le nostre idee e la nostra attitudine, c’è il rischio di farsi male e allora andremo a zappare la terra, non stiamo andando in guerra, non stiamo andando a salvare qualcuno sulle Ande, è solo un festival con tutti i pro e i contro della manifestazione naturalmente, per cui torniamo a divertirci, è anche giusto chiamare le cose con il loro nome senza cercare di drammatizzare, rispetto ai nostri fan è importante per noi e l’esempio più grande di rispetto è quello di essere noi stessi e di voler fare le cose senza paura di non piacere e di non accontentare quello che la gente vuole da noi, se stai facendo quello che facciamo noi a livello musicale, credo che sia un grande gesto di rispetto nei confronti di chi ci segue…

Avete già deciso chi sarà con voi nella serata dei duetti? e poi come vi troverete a cantare a Sanremo tra Pupo e Albano?
M.A.: noi abbiamo già fatto le fatidiche foto per Tv Sorrisi & Canzoni quindi abbiamo già incontrato quasi tutti i fatidici personaggi, e anche qui ci sono alcune leggende da sfatare, non stiamo andando a un incontro di camorristi per cui io la mano la stringerò a tutti e offrirò pure il caffè se posso, non c’è nessun problema a prendere un caffè con Albano o con Iva Zanicchi, che è una simpaticissima signora, il problema è un altro, è chiaro che non ci riconosciamo musicalmente con quelle cose e non ci piacciono musicalmente ma questo non vuol dire che gli neghiamo il saluto, anzi con qualcuno probabilmente legheremo anche dal punto di vista personale, sicuramente abbiamo già legato con Patty Pravo….

Tu Manuel hai già lavorato con Patty Pravo nel video di “Pensiero stupendo” con Giò dei La Crus per la regia di Davide Marengo…
M.A.: sì abbiamo già lavorato con lei un po’ di tempo fa, è stata fantastica al momento di fare le foto con le sue battute, penso che con lei ci divertiremo molto per cui ben venga, per il resto credo che lì ci sarà una tensione tale, perché un paio di anni fa sono andato a fare lo spione e in realtà ho visto come stanno le cose, c’è una tensione allucinante tra gli artisti per questa storia della gara, per noi il risultato è stare fuori da questo tipo di tensione cercando di divertirci per quanto possibile però non so se ci saranno i margini per fare il circo, probabilmente no, anzi ci faremo odiare da un certo punto di vista…

Come salirete sul palco di Sanremo, avete qualche idea particolare come fecero Elio e le Storie Tese?
M.A.: abbiamo delle idee musicali e anche un po’ televisive però all’interno di quello che siamo noi, non ci pittureremo d’argento anche perché quando Elio ha fatto la sua apparizione a Sanremo è stato coerente con il suo mondo, se facessimo come Elio e le Storie Tese non saremmo credibili, non abbiamo degli exploit, andiamo a suonare una canzone perché Sanremo dovrebbe essere il festival della canzone anche se di fatto è un festival televisivo, è importante per noi non uniformarci alle richieste del mondo dello spettacolo perché allora siamo perdenti, a rischio di essere noiosi se andiamo a fare noi i nani e le ballerine siamo troppo pelosi e troppo alti, il duetto invece non lo possiamo ancora dire, è troppo segreto…


Come nasce l’idea della copertina del disco, un’Italia fatta di piume?
M.A.: nasce dal fatto che stiamo mettendo in gioco la nostra fragilità, nessuno di noi vuole fare una rivoluzione vera e propria, non cambieremo il gusto della gente e neanche il festival, le piume vogliono rappresentare la nostra fragilità però che ci riguarda, è stata una fortuna che il titolo della canzone si prestasse all’operazione perché non sono nate contemporaneamente le due cose, in realtà non crediamo di rappresentare la musica indipendente ma di rappresentare la nuova musica italiana, per quanto in maniera limitata…

Musicalmente che pezzo sarà “Il paese è reale” e di cosa parla?
M.A.: è un pezzo sicuramente energico, rock in tutto e per tutto, di matrice chitarristica perché noi siamo un gruppo che ha quel tipo di suono, crediamo che sia una canzone che racconta le emozioni di una persona rispetto a quello che succede nel suo paese, che pensa che i sogni che ha avuto fino a quel momento sono diventati spazzatura e non hanno più valore e che vuole fare qualcosa di utile per sé ma anche per l’ambiente che lo circonda, e da quel momento si trova completamente isolato in un paese di folli, ma non è un pezzo “piagnone” ma abbastanza caustico e propositivo, e anche con una struttura molto particolare che non è sicuramente “sanremese” come scelta ma anzi ci darà parecchi problemi perché non è un brano da primo ascolto…

L’orchestra comincia a diventare un problema a Sanremo perché finisce per dare un senso di amalgama e non sempre la resa è all’altezza, come suonerà il vostro pezzo con l’orchestra?
Rodrigo D’Erasmo: in realtà ce lo siamo chiesti dal principio, nel caso specifico d’accordo con Enrico Gabrielli che ha scritto e arrangiato le parti per l’orchestra abbiamo cercato di fare la cosa più intelligente possibile, che cioè fosse meno invasiva e che desse al brano un carattere ulteriormente sinfonico come già suggerisce la struttura senza però essere un elemento di disturbo rispetto alla melodia, pur mantenendo però un carattere non canonico, deviante e spiazzante dal punto di vista dell’ascolto, era un rischio, siamo andati a fare le prove con l’orchestra e abbiamo trovato un’orchestra valida, è gente che suona, sono stati molto collaborativi anche con noi e con Enrico, che suonerà con noi sul palco fino a metà canzone e poi scenderà nella buca e comincerà a dirigere l’orchestra, quindi sarà anche un momento televisivo di cui abbiamo approfittato per fare qualcosa invece che averne paura…

Sul disco sarà presente la stessa versione con l’orchestra?
R.d’E.: l’abbiamo suonato in tre, abbiamo fatto un’orchestra in tre, all’inizio l’abbiamo fatta per sentire come suonava, in realtà suono anch’io la tromba e il trombone e per quello che serviva nel disco suona molto bene, mi faccio i complimenti da solo (ride)…

Quindi il prossimo live non sarà un semplice tour degli Afterhours ma porterete in giro questo progetto del disco con gli altri artisti?
M.A.: Il tour sarà più in là, inizialmente vogliamo partire con dei progetti live intorno al disco, non necessariamente dei grandi concerti ma saranno piccole situazioni dove non ci saranno tutti i gruppi del disco ma 2 o 3 alla volta, anche se ogni volta che andiamo a suonare negli Stati Uniti ogni sera ci sono sette gruppi, cambiano sette batterie e nessuno dice niente, nell’ultimo tour ci siamo portati appresso i nostri tecnici così adesso non hanno più scuse (ride)…

Che ricordi hai di Sanremo da spettatore?
M.A.: mi ricordo gli Smiths quando ero ragazzino e rimasi molto deluso quando mi accorsi che stavano cantando in playback, allora avevo un’etica da integralista e vedere Morrissey che ammiccava cantando in playback mi dava un po’ fastidio, e poi ricordo soprattutto Bruce Springsteen quando venne da solo a cantare “The ghost of Tom Joad” e fece una performance pazzesca, l’ho rivisto su You Tube ultimamente, lui si era isolato anche a livello di luci, non vedevi Sanremo intorno a lui, si era rabbuiata la sala, è stato l’esempio di come si possano utilizzare queste situazioni e fare comunque delle cose molto intense, lui è il “non spettacolo” dal punto di vista televisivo anche se poi sul palco è un animale ma invece quella sera è diventata grande televisione per l’intensità che ci ha messo, è una delle cose che si sottovalutano spesso, è chiaro che qualcuno lo può fare e qualcun altro no, ricordo anche Peter Gabriel che cantava “Shock the monkey” e cadde rovinosamente in mezzo ai fiori (ride)…

L’esperienza dei Subsonica a Sanremo può essere stata un precedente importante anche per voi?
M.A.: io ero andato anche trovarli i Subsonica a Sanremo per la curiosità di vederli all’interno di quel baraccone, per noi è stato fondamentale per capire meglio la situazione, è stata un’esperienza molto interessante, era una bella macchina e loro si erano mossi con precisione, probabilmente anche loro all’inizio avevano delle paure ed è stato molto utile per noi adesso nel prendere questa decisione, vedere che qualcun altro ci era stato e che comunque era riuscito ad usare il festival e non solo ad essere usato, anche gli Avion Travel che addirittura l’hanno vinto …

Avete mai pensato all’eventualità di vincere il festival?
M.A.: non succederà, nel caso andremo a festeggiare, se superiamo la prima serata ci riteniamo entusiasti, un po’ di speranza ce l’abbiamo nella giuria demoscopica perché appena voteranno da casa (ride)…

Secondo voi i vostri fan si mobiliteranno in massa per votare gli Afterhours?
M.A.: i primi segnali non portano proprio in questa direzione, chi lo sa, noi interpretiamo il comportamento dei nostri fan come un segno di amore e gelosia di qualcosa che conosci molto bene e vuoi che rimanga tua e che non diventi di qualcun altro, anche perché hai paura di sporcare l’idea che hai di questa cosa, quindi comunque è una bella responsabilità, però se tu resti sempre in casa e non vai mai a giocare con gli amici perché tua moglie è gelosa alla fine ti molla per il panettiere (ride)…

“Io voglio far qualcosa che serva
Fammi far qualcosa che serva
Dir la verità è un atto d’amore
Fatto per la nostra rabbia che muore…”


Da martedì 3 febbraio "Il paese è reale" sarà prenotabile sul sito: www.fnac.it.
Mercoledì 25 febbraio il disco uscirà nei negozi Fnac.
Chi prenoterà il disco sul sito lo riceverà lunedì 23 febbraio, con due giorni di anticipo sull'uscita ufficiale.

Si ringrazia l'ufficio stampa di Casasonica management.

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