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Interviste
Pubblicato il 20/04/2010 alle 14:06:25Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Sulle ali di un algebrico gabbiano: l'incontro con il mondo prog rock di Mario Giammetti!

di: Luca Varani

Una piacevolisima chiacchierata con Mario Giammetti degli Algebra che ci svela i dettagli del nuovo album JL e mette la parola fine sull'ipotetica reunion dei Genesis con Peter Gabriel! Sperare comunque non costa niente...

Una piacevolisima chiacchierata con Mario Giammetti degli Algebra che ci svela i dettagli del nuovo album JL e mette la parola fine sull'ipotetica reunion dei Genesis con Peter Gabriel! Sperare comunque non costa niente...

JL, un concept album… una scelta d’altri tempi?!? Come mai proprio il romanzo di Richard Bach?
Ho letto quel romanzo, come credo molti di noi, quando ero adolescente. Io sono stato adolescente in un periodo storico particolare, quando a dire il vero esistevano grandi ideali anche nella vita di tutti i giorni, persino nella vita politica italiana. E tuttavia l’assunto romantico della novella di Bach mi conquistò, come credo è accaduto per milioni di giovani in tutto il mondo. L’idea di questo gabbiano che vuole sfuggire alle regole non tanto per la volontà di essere un ribelle, ma per un irrefrenabile desiderio interiore di andare oltre le convenzioni, era un soggetto troppo forte per non fare presa. Tuttavia quella cosa mi torno' in mente solo una decina di anni dopo, a meta' degli anni 80, quando durante una pausa con gli Algebra pensai che mi sarebbe piaciuto fare qualcosa per conto mio. Siccome all’epoca il progressive era un genere orribilmente bistrattato e l’idea stessa di un concept era il massimo del fuori trend a cui si potesse pensare, unire le due cose fu quasi automatico. Quello che non potevo sapere e' che per portare a termine questa avventura ci avrei impiegato un quarto di secolo!

Che significato assume parlare di rock progressivo nel 2010? Per molti e' un genere fuori moda, tu che ne pensi?
In verità e' stato molto piu' fuori moda negli anni 80. Diciamo in particolare dall’esplosione del punk (dunque anno 1977) e per la prima parte degli eighties, almeno fino all’avvento dei Marillion. Negli anni 90 c’e' stata una lenta rinascita a mio avviso, sebbene per ovvi motivi la creativita' abbia risentito di tutto ciò che era stato gia' fatto in passato. L’aspetto positivo del prog è che si e' contaminato parecchio con altri generi, credo sia anche grazie a questo se e' sopravvissuto tanti anni. Quando il prog ha incontrato il rock duro ed è nato il prog metal (genere che personalmente, peraltro, detesto) si e' comunque aperto un nuovo mondo. L’altra svolta determinante e' stata l’interesse, dichiarato o meno, di tante nuove band importanti che mettevano, forse anche inconsapevolmente, elementi prog nella loro musica, Radiohead in testa. Quindi direi che il progressive ha ancora oggi un senso se lo consideriamo nell’accezione più ampia del termine, ovvero una musica che intende guardare avanti e non soltanto indietro. Purtroppo i dischi che ricadono in quest’ultima branca sono ancora tantissimi, ma si rivolgono a un’utenza immobile che non vuole saperne di progredire.

Quindici anni dall’uscita del primo album. Che differenze sostanziali riscontri tra i due lavori e quali i punti di contatto?
Nel primo disco confluivano essenzialmente le mie composizioni oppure quelle del tastierista Rino Pastore, con l’aiuto fondamentale del batterista Salvatore Silvestri, che era molto bravo anche a livello di arrangiamenti. Quel disco, pero', soffriva di una produzione davvero scadente e anche noi eravamo inesperti a livello esecutivo e tecnico. Molte delle canzoni le trovo ancora oggi fresche e interessanti, ma avrebbero dovuto essere registrate in ben altro modo. Nel frattempo la band è cambiata, c’e' un nuovo ed esperto batterista, Francesco Ciani, una sassofonista professionista (mia sorella Maria) e un altro eccellente tastierista, Roberto Polcino, che e' intervenuto molto anche a livello compositivo. E' dunque cresciuto il tasso tecnico complessivo ma anche la confidenza in sala, se cosi' si puo' dire dato che come ben sai oggi i dischi si fanno in casa. Ovviamente anche la scrittura e' migliorata, credo, e poi abbiamo lavorato molto di più insieme. La prima parte del disco fu scritta quasi tutta da me 25 anni fa (anche se è stata ovviamente rivoluzionata sul piano degli arrangiamenti), ma la seconda l’abbiamo composta tutti insieme, ed è li', credo, che vengono fuori le ispirazioni piu' variegate, anche perché Roberto e Maria, per esempio, hanno background musicali molto diversi da quello mio o di Rino.

Steve Hackett e' vostro ospite con un assolo in Il Molo Deserto; come e' nata questa prestigiosa collaborazione con l’ex Genesis e come si e' effettivamente svolta?
Ho il grande privilegio di potermi definire ormai un ottimo amico di Steve, e questo ha certamente facilitato la sua partecipazione. E’ però anche giusto dire che Steve conosceva già un po’ gli Algebra, avendo ascoltato spesso un cd dove avevo messo tutte le cover che abbiamo registrato nel corso degli anni, dunque se ha accettato non e' stato soltanto per amicizia. La collaborazione e' avvenuta ovviamente a distanza. Ho fatto avere a Steve un cd con la base de Il Molo Deserto spiegandogli il punto in cui mi sarebbe piaciuto che lui suonasse un solo. Lui lo ha registrato nei suoi studi di Twickenham con l’aiuto del suo tastierista Roger King e mi ha mandato il suo splendido intervento via computer. Semplice, ma terribilmente efficace.

Due parole su ognuno degli altri ospiti illustri di JL: John Hackett, Graziano Romani, Goran Kuzminac, Aldo Tagliapietra e Lino Vairetti, ognuno a suo modo esponente tutelare di un certo tipo di musica...
La collaborazione con John e' nata durante una cena a Orvieto, nel corso del Dusk Day 2008 che ora e' anche su un dvd ufficiale distribuito da BTF. John e' un flautista delizioso oltre che una persona meravigliosa, come del resto suo fratello, le sue performance hanno dato un tocco magico alle canzoni su cui e' intervenuto, specialmente su 'Ritorno Allo Stormo' che, da quanto posso capire, e' uno dei brani preferiti da tutti. I quattro vocalist, invece, sono stati contattati perché ci piaceva l’idea di dare più voci a un concept album come questo. Tagliapietra e Vairetti sono ovviamente due stelle del prog italiano degli anni 70, anche se hanno vocalità completamente diverse, quasi opposte (dolce e melodica la voce di Aldo, possente e rabbiosa quella di Lino), proprio per questo ancora piu' adatte a raccontare alcuni passi fondamentali del romanzo: Aldo introduce la storia, Lino esprime la forza di volontà di Jonathan, teso a migliorare a qualunque costo il suo record nel volo. Gli altri due ospiti rappresentano facce diverse, ma complementari, dello stile degli Algebra. Goran e' un bravissimo cantautore, e chiaramente questo e' qualcosa che fa parte del nostro dna (io sono letteralmente cresciuto con la musica e le parole dei cantautori italiani), mentre Graziano Romani, con la sua voce roca, da' corpo ai nostri impulsi piu' rock che, pure, sono chiaramente presenti.

Quanto ha influito sulla struttura di JL la presenza di questi personaggi? Quale e' stato il loro apporto creativo al progetto?
Goran ha stravolto abbastanza la melodia del suo brano (Un’altra dimensione), il che ci ha imposto qualche cambiamento successivo. Una sfida comunque più che piacevole! Gli altri, invece, sono stati molto fedeli a quello che avevamo chiesto. Certo, ovviamente hanno dato il loro input (anche Aldo, ad esempio, ha variato la linea del ritornello, rispettando pero' la metrica), ma sono stati talmente umili da assecondare alla lettera i nostri desideri, motivo ulteriore per apprezzarne la grande professionalita', se ancora ce ne fosse bisogno. Gli interventi degli ospiti hanno tuttavia definito in maniera molto più evidente il carattere del disco. Senza di loro, sarebbe stato tutto decisamente più piatto e ti dirò che non riesco neanche ad immaginarmelo!

Che sensazione hai avuto la prima volta che hai riascoltato JL a lavoro concluso?
In questi lunghi anni di gestazione ho ascoltato il disco continuamente, alla ricerca di qualche imperfezione da limare qua e la', di qualcosa da aggiustare. Dunque non riuscirei a dirti cosa ho provato a riascoltarlo, anche perché avevo un master copy prima che uscisse e sapevo gia', purtroppo, che la masterizzazione non poteva fare miracoli e che la qualita' sonora non è il massimo (calcola che il 90% era stato registrato nel 2000). Posso invece dirti cosa ho provato quando ho avuto fra le mani la bellissima confezione che ha preparato la AMS seguendo scrupolosamente le mie indicazioni: ecco, avere fra le mani finalmente questo oggetto desiderato per cosi' tanti anni, per giunta confezionato con così tanta cura, quella si' che è stata un’emozione!

Cosa significa per te essere parte di una band?
Sono convinto che lavorare in gruppo sia molto piu' stimolante, anche se a volte faticoso, che lavorare per conto proprio. Mi piacerebbe che tutti noi avessimo vent’anni in meno per poter dedicare più tempo a questo progetto, che avrebbe tutte le potenzialita' per dare frutti interessanti. Purtroppo la decade che separa la maggior parte delle registrazioni dalla pubblicazione non è stata indolore e, anche se siamo sempre grandi amici, non abbiamo più tutti la stessa disponibilita' di tempo che avevamo allora. Maria e Roberto, in particolare, sono molto impegnati musicalmente anche in altri progetti e sarà difficile averli a tempo pieno.

Programmi futuri? Sara' possibile ascoltare JL in versione live? Quanti anni dobbiamo mettere in conto per il prossimo Algebra?
Riguardo eventuali performance live, ci stiamo pensando in queste settimane, consapevoli che dobbiamo affrontare il problema di non poter contare su tutti e cinque i membri della band a tempo pieno. Diciamo che dipende anche dall’interesse che riscontreremo. Abbiamo comunque intenzione di proseguire. In questo periodo siamo impegnati a rifinire alcuni brani per altri album tributo, una cosa che molti snobbano ma che a noi ha invece dato molte opportunità nel momento in cui abbiamo deciso di affrontare le cover come uno stimolo di crescita e non come un esercizio calligrafico.

Essendo cresciuto col vinile… che rapporto hai con la cultura digitale applicata alla musica?
Pessimo! Probabilmente è un mio problema o comunque di chi e' cresciuto in un’altra generazione, ma trovo veramente impossibile affezionarsi alla musica che proviene da un computer. Non sono un troglodita e non vorrei fare la figura del solito nostalgico: uso la tecnologia e ne riconosco le enormi opportunita', ma per me la musica è legata a una concezione diversa. Ho un nipote adolescente, promettente chitarrista, il quale, conoscendo la mia passione per i Genesis, si e' procurato immediatamente la loro musica, restando comprensibilmente confuso fra 'The Musical Box”'e 'Invisible Touch'. Questo e' l’approccio delle giovani generazioni. Senti nominare un artista? Ti scarichi di tutto! E alla fine, dopo aver digerito quantita' di musica tali da fare una vera scorpacciata, non ti rimane niente. Soprattutto, ti perdi tutto l’amore, la dedizione e il cuore che c’era, e spesso c’e' ancora, dietro ogni singolo progetto musicale. Il vinile è roba per appassionati, d’accordo, ma a me stava bene anche il cd, purché confezionato con cura e passione. Oggi, anche per la mia attivita' giornalistica, sempre più spesso mi trovo rimandato a server esterni, streaming, siti, My Space e quant’altro, cosa che trovo veramente irritante oltre che dispregiativa del lavoro altrui.

Parallelamente alla tua carriera musicale, tu sei un valido giornalista e, soprattutto, per gli amanti del prog, sei il titolare di Dusk, magazine interamente dedicato ai Genesis: ce ne vuoi parlare?
Dobbiamo collegarci alla domanda precedente. A casa ho tantissimi libri musicali, e non ho nessuna intenzione di disfarmene. E me ne frego se su Internet potrei trovare una (piccola) parte di quelle cose, insieme a chilometri cubi di robaccia inutile. Se voglio approfondire un artista, preferisco togliere un po’ di polvere dal volume che tengo conservato da tanti anni. Così come custodisco gelosamente l’intera collezione di Rockstar, rivista a cui ho l’onore di collaborare dal 1994, a partire dal numero 1 datato settembre 1980. Dusk è appena entrato nel suo ventesimo anno di attività. Stampa tipografica, 68 pagine di cui 18 a colori. Un’avventura che mi commuove, oggi come nel 1991, e che per fortuna resiste. Pensa che in materia Genesis la fanzine piu' longeva dopo Dusk, quella inglese, ha chiuso i battenti nel 2002, e questo ti fa capire quanto amore e quanta ostinazione c’è dietro il nostro giornale, foraggiato ovviamente dalla fedeltà degli associati e reso più semplice dalla grande professionalità dei nostri collaboratori.

Visto che siamo in argomento… vogliamo mettere una parola definitiva sulla reunion dei Genesis con Gabriel che, ormai, sta diventando una sorta di 'leggenda urbana'?
Milton Keynes, 2 ottobre 1982, concerto di reunion dei Genesis con Peter Gabriel. Novembre 2005, incontro a Glasgow fra tutti e cinque i membri storici (Banks, Rutherford, Collins, Gabriel e Hackett) per discutere l’ipotesi di riportare dal vivo 'The Lamb', poi non andato a buon fine. Stop. Tutto il resto che negli anni si è letto, soprattutto sul web ma non solo (ricordo i deliranti comunicati del TG2, Radio Capital e Musica di Repubblica), e' stata solo, inequivocabilmente ed esclusivamente spazzatura giornalistica. Poi è chiaro che tutto può succedere, ma secondo me non si fara' mai. Se l’ostacolo più grosso rimane Gabriel, che addirittura non ha presenziato neanche all’ammissione dei Genesis alla Hall of Fame il 15 marzo scorso, ora ci si sono messi anche gli acciacchi di Collins, che al momento non riesce a reggere le bacchette in mano a causa di un’operazione alla schiena. A me personalmente comunque non dispiace che non si faccia nessuna reunion, cosi' come avrei fatto molto volentieri a meno di quella del 2007 in trio, visto che i solisti dei Genesis hanno ciascuno la propria piu' che gratificante attività solistica.

Ultimamente avete partecipato ad un triplo cd tributo ai Marillion, Recital For A Season's End su etichetta Mellow Records: un altro modello al quale ispirarsi?
Inutile negare che l’avvento dei Marillion negli anni 80, insieme al prolificare di gruppi come IQ, Pendragon e Twelfth Night, fu una boccata di ossigeno per tutti quelli che stavano realmente soffocando sotto la freddezza del synth pop di quegli anni. Pero' è anche vero che una rilettura storica di quel periodo colloca quel movimento come un revival sostanzialmente fine a se stesso, anche se è stato utile per smuovere le acque, mentre il prog della decade successiva è stato certamente più creativo. Da questo punto di vista i Marillion sono comunque una band da elogiare, perché dopo gli esordi, tanto ingenui artisticamente quanto coinvolgenti per gli ascoltatori, hanno saputo guardare avanti, e non è certo un caso se dopo tanti anni sopravvivono ancora con eleganza nel panorama musicale mondiale.

Genesis a parte… cosa ascolti abitualmente?
Dato che collaboro regolarmente a Rockstar e a Jam, devo dare priorità di ascolto ai dischi che mi mandano per recensioni, e fra questi (oserei dire purtroppo) c’e' ancora tanto prog, un genere che in verità non mi attira più tanto, con le dovute eccezioni. Preferisco ascoltare cose diverse, dalla canzone d’autore italiana al blues, dal rock americano al post rock, qualunque cosa questo significhi!

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