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Pubblicato il 24/04/2009 alle 16:32:38Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Hiromi Uehara, piccola cronaca di una notte al Blue Note di Milano

di: Nicola DeRio

Musicista giovane e talentuosa, incanta il Blue Note, con la sua originalità che abbraccia jazz, rock progressive e musica elettronica.

Di Hiromi Uehara, avevo sentito parlare, non così a fondo, ma è bastato un video di una sua performance per convincermi della sua straordinaria bravura e originalità.
Da subito l’entusiasmo e la curiosità mi hanno guidato, da prima in un negozio di dischi alla ricerca del suo ultimo lavoro Beyond Standard uscito per la Telarc, poi alle porte del Blue Note, storico locale milanese, culto per il jazz nel nostro paese.

Il pianoforte nero, dalle fauci spalancate ma mute è in attesa, cosi come tesi e pronti sembrano gli strumenti, in posa sul grande palco, circondato da tavoli adorni di candele che aggiungono una certa sacralità alla sala.
Il brusio degli avventori si confonde con i volti dei grandi artisti che hanno calcato lo stesso palco e immortalati in bellissime foto, riempiono le pareti. Io prendo posto vicino a Tuch and Patti e attendo.

Tra applausi decisi ma composti arrivano i musicisti, un quartetto composto dal basso, chitarra, batteria e poi lei, Hiromi Uehara al piano addobbato con tre sintetizzatori.

Una breve presentazione del padrone di casa il famoso Nick the Nightfly, curatore artistico del locale, introduce la serata dedicata alla presentazione del suo ultimo album, un omaggio e un gioco di contaminazioni d’alcuni standard della tradizione americana, rielaborati dallo stile e dall’originalità di questa figlia del sol levante.

Il livello esecutivo di tutti i musicisti è elevatissimo e si nota fin da subito. Ogni strumento è autonomo nel ritmo, segue la propria scala, pulito il suono e apparentemente senza sforzo, incrocia quello degli altri, in un’andata e ritorno d’energia e coinvolgimento.
Le atmosfere più jazzate lasciano spazio a divagazioni che strizzano l’occhio al rock progressive
di chiara ispirazione dreamtheateriana ed è proprio su alcuni di questi passaggi che alcuni ragazzi dall’aria vagamente metal, lasciano ciondolare le loro lunghe chiome per poi arrivare ad intensi applausi alla conclusione della performance.

Al di là della bravura tecnica di tutti musicisti, l’esecuzione colpisce per una forte emozionalità che attraverso le composizioni e gli arrangiamenti, il quartetto riesce a trasmettere. Non è mai un mero esercizio di tecnica ed è questo che, a mio modesto parere, fa la differenza.
Lo testimoniano anche le espressioni e i larghi sorrisi di Hiromi che poco lasciano trasparire della difficoltà di esecuzione. Le sue dita veloci come le ali del colibrì si spostano tasto dopo tasto, saltano dalla tastiera del piano a quella dei synt, fino ad entrare dentro la bocca del lungo ed elegante Steinway ad Son, stoppandone le corde e provocando così una irriverente ed energica alterazione del suono. Da lasciare senza fiato.

Da notare inoltre il ruolo insolito, che talvolta assume il basso in questo assemble. Lunghi e elaborati assoli, si sovrappongono al pianoforte e tengono banco mettendo forse un po’ in ombra la presenza della chitarra, strumento più classico, per i soli.
Tony Gray, musicista inglese con il quale abbiamo chiacchierato a fine concerto, apprezza e condivide la nostra visione che rappresenta se vogliamo una novità, nata dalle scelte dell’arrangiamento e concordata con Hiromi.
Da apprezzare, inoltre, la pulizia d’esecuzione e il ritmo della batteria di Mauricio Zottarelli from Brasil. Le sue spazzole in brani come Clair de Lune, trascinano dal nulla, come spuma del mare, granelli di ritmo. Muito, muito bom.
Note positive anche per il chitarrista americano John Shannon, pulito e veloce ha regalato anche lui una bella lezione di tecnicismo e sregolatezza.

L’unica nota stonata, se volgiamo, è stata la ristrettezza del concerto, poco meno di un’ora e mezza. Saranno probabilmente queste le motivazioni della mancanza in scaletta di brani come Return of kung fu world champion e XYZ brani che mi hanno fatto conoscere quest’artista e si sa il primo amore non si scorda mai.

Finito il concerto, il vostro Derio è riuscito ad incontrare Hiromi per un breve scambio di battute.
Con fare timido e composto mi ha raccontato della collaborazione dei suoi musicisti, nata tra i banchi della Berklee di Boston, del suo Tour Europeo partito da Vienna che la vedrà protagonista fino ai primi di maggio nelle maggiori capitali del vecchio continente, per poi far ritorno negli States tra giugno e luglio.

Una breve ma piacevole chiacchierata che ha chiuso una serata emozionante e divertente, a base di ottima, ottima musica.

Ringraziamo Parole e Dintorni e lo Staff del Blue Note, per collaborazione e gentilezza.

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