Bat for Lashes - 29 ottobre 2007, Londra
di: Luca Marengo
Le inglesi Bat For Lashes dal vivo nella fiabesca atmosfera del Koko. Quattro damigelle inglesi che sembrano uscite dal casting di A Midsummer Night’s Dream al Globe Theatre, frutto dell’Inghilterra floreale degli anni sessanta. Le inglesi Bat For Lashes dal vivo nella fiabesca atmosfera del Koko. Quattro damigelle inglesi che sembrano uscite dal casting di A Midsummer Night’s Dream al Globe Theatre, frutto dell’Inghilterra floreale degli anni sessanta.
Un cielo stellato che promette infinite leggende fa da fondale a una foresta di alberi antichi dai colori cangianti. La luna illumina il paesaggio e racchiude sogni e magie. A prima vista, la scenografia del live dei Bat For Lashes sembra davvero una finestra aperta su un altro mondo, e la cornice del palco del Club Koko non fa altro che accentuare l’illusione: ex teatro, il Koko ha mantenuto le rifiniture, i velluti, le lampade, le decorazioni tipiche dei vecchi teatri inglesi.
E nel gioco metascenografico del palco e del teatro si scorgono le ombre di una Londra dickensiana, sembra di muoversi tra le pagine di una graphic novel di Neil Gaiman.
Arrivo al Koko in orario per sentire il gruppo di apertura, gli Spleen: uniscono le melodie e la dolcezza delle ballate romantiche francesi al ritmo coinvolgente del rap delle banlieue, perfetto concentrato della Parigi (da dove provengono) contemporanea, tra liricità e beatbox.
Ordino una birra ad uno dei tre bar del Koko mentre aspetto il cambio palco: la serata era sold out (così come la precedente!) eppure non faccio fatica a raggiungere il bancone, né a muovermi tranquillamente attraverso i vari livelli del club, né tantomeno a raggiungere il bordo del palco per fare qualche foto (addirittura mi vedono con la macchina fotografica in mano e la birra nell’altra e mi lasciano passare, sorridono, “Need a help?” sento provenire da qualche parte “Are you from a magazine?”). Intorno a me c’è chi chiacchiera, chi balla al ritmo della “musica d’attesa” messa in sottofondo, chi beve seduto a un tavolino. Una cosa accomuna tutti, la voglia di sentire della buona musica, di assistere ad un bello spettacolo. E le promesse, tra scenografia e “good vibes” (persone allegre e rilassate producono vibrazioni allegre e rilassate!), ci sono tutte.
E finalmente, puntualissime – altra cosa incredibile dei concerti inglesi: se fuori c’è scritto “inizio concerto ore 9.00”, potete stare certi che alle 9.01 il gruppo sta già suonando – salgono sul palco le Bat For Lashes.
Quattro damigelle inglesi che sembrano uscite dal casting di “A Midsummer Night’s Dream” al Globe Theatre, frutto dell’Inghilterra floreale degli anni sessanta tanto quanto dei secolari boschi celtici e delle loro magiche tradizioni.
Avevo sentito parlare di loro casualmente, leggendone on line, e subito mi sono lasciato rapire dal loro album di debutto, “Fur And Gold”: undici tracce, undici finestre illuminate nella notte come fari nell’oceano, spiriti che prendono per mano lo spettatore per trascinarlo con loro e lasciarlo in bilico su di una bianca scogliera, in una notte piovosa di luna rossa, a confrontarsi con un amichevole abisso fatato.
Dal vivo il quartetto inglese conquista ancor più che non su disco: streghe e sciamane del suono, le quattro ragazze si scambiano gli strumenti, si alternano tra violini, bassi, chitarre, percussioni da orchestra, xilofoni, harpsicord, battiti di mani e qualsiasi altra cosa produca suoni e suggestioni (addirittura un bastone totemico usato per scandire il tempo!). Natasha Kahn, leader della band, graffia il cuore dei presenti con la sua voce e la poesia dei suoi testi mentre accarezza dolcemente un pianoforte creando melodie struggenti. I brani del loro album vengono intervallati da brevi “interludes” musicali o vocali (“Je suis le Petit Prince…” recitava uno di questi), che conferiscono così al concerto, insieme alla scenografia e la location, una dimensione assolutamente teatrale (all’ingresso venivano distribuiti gratuitamente i libretti con i testi delle canzoni e mascherine di carta!)
Il concerto finisce, le luci si riaccendono e svelano cartapesta e fili laddove la musica mostrava alberi e stelle. Devo sbrigarmi a uscire, ho appuntamento con alcuni miei amici al pub “The Lion” di West Hampstead. Salgo su un taxi e mi metto comodo, la corsa durerà almeno dieci minuti, così accendo il mio Ipod. E di nuovo sono sotto un cielo stellato, tra alberi che mi abbracciano e una luna che mi soffia la sua luce sul viso: “ Got woken in the night/ by a misty golden light…” (dal brano “Horse And I”).
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