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Pubblicato il 01/01/2010 alle 20:59:24Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Francesco Forni - Tempi meravigliosi (Fiori Rari / Blue Venom)

di: Alessandro Sgritta

All'inizio dello scorso anno usciva il primo disco di canzoni di Francesco Forni: giovane cantautore, chitarrista e compositore napoletano ormai romano di adozione, il cui titolo Tempi Meravigliosi può essere considerato un buon augurio per il 2010.

All'inizio dello scorso anno usciva il primo disco di canzoni di Francesco Forni: giovane cantautore, chitarrista e compositore napoletano ormai romano di adozione, membro stabile del Collettivo Angelo Mai, dal titolo Tempi Meravigliosi, inciso per l'etichetta Fiori Rari/Blue Venom e distribuito da Self. Autore di numerose musiche per il cinema (tra cui "Le conseguenze dell'amore" di Sorrentino) e soprattutto per il teatro (tra cui "Gomorra" di Saviano e Gelardi), nel 2002 è uscito il suo primo disco "Musiche di scena" che ne contiene alcune, mentre nel 2008 aveva pubblicato anche un DVD live + CD bonus (live) registrato al The Place di Roma che anticipava l'uscita di questo "Tempi meravigliosi".

Già con il brano d'apertura "Non adesso" (scritto con Armando Pirozzi) si entra subito nel clima blues che caratterizza tutto il lavoro di Forni, sia dal punto di vista musicale come in questo caso (con il suono del dobro e la tipica forma blues) sia per quanto riguarda il mood e il sentimento malinconico e maudit che esprime la sua musica ("l'ascensore tuona giù all'inferno" sembra una citazione del film di Louis Malle "Ascensore per il patibolo" musicato da Miles Davis).

"Fortuna" è un brano perfetto per iniziare il nuovo anno, sia per la musica di ispirazione vagamente sudamericana (come il brano omonimo di Mario Venuti) sia per il testo che evoca "marciapiedi bagnati di pioggia e spumante scadente" proprio come accade solitamente nelle città di tutto il mondo il primo giorno dell'anno. Forni usa un linguaggio piuttosto ricercato ("le facce itteriche delle persone care hanno ghignato alle esitazioni"), non si lascia mai tentare dal dialetto (come ci si potrebbe aspettare da un bluesman napoletano) ma canta sempre in perfetto italiano, senza far mai trasparire la propria origine.

"Tempi meravigliosi" è il brano manifesto del disco, una intensa ballata malinconica ma allo stesso tempo piena di speranza, cantata con dolcezza e impreziosita dagli archi di Rodrigo D'Erasmo (Afterhours e Collettivo Angelo Mai). Da un punto di vista sociale, culturale, politico ed economico questi che stiamo vivendo non sono certo "tempi meravigliosi", e anche la musica non è che stia messa molto meglio, ma il titolo del disco di Francesco Forni lo possiamo considerare come un augurio di buon auspicio per il nuovo anno e per il futuro, una sorta di paradosso per esorcizzare questi "tempi cupi", la sensazione che danno una "gioia disperata", "errori su errori", "complicazioni" varie, un salto nel buio che però acquista il sapore della scoperta e della meraviglia per qualcosa che non si conosce, magari a rischio di "confondere il Paradiso col sapore della tosse" come canta Forni in un altro pezzo del disco ("Il sapore della tosse"), che si apre come un gospel con i cori di Barbara Eramo e racconta di "macabre albe", "umide bottiglie" e donne perdute.

"Tre metri sotto terra" è un altro blues in cui Forni racconta storie di vissuto quotidiano (amori, lavoro, casa, figli) ma senza mai cadere nella banalità, da questo punto di vista il titolo del brano è il contrario di un libro di Moccia ("se ci sono cose ancora che vuoi capire tre metri sotto terra vienimi a cercare"), la conoscenza va cercata in profondità e non in superficie, non "tre metri sopra il cielo" quindi ma sotto terra. Forni potrebbe avere tutte le carte in regola per essere un idolo delle teen-agers con la sua faccia pulita e i lineamenti da bambino ma probabilmente non gli interessa.

"Un giorno qualunque" è un'altra ballata delicata che oscilla tra folk e cantautorato blues, con la ritmica jazz di Salvio Vassallo (batteria) e Giacomo Pedicini (contrabbasso) e il piano di Andrea Pesce (Tiromancino e Collettivo Angelo Mai), collaboratore di Forni agli arrangiamenti e alla produzione artistica.

"Blue Venom Bar" è un omaggio dichiarato al grande chitarrista jazz Django Reinhardt, belga di origine gitana che suonava con solo 2 dita della mano sinistra ("lo zingaro nell'angolo ha una chitarra magica, riesce a suonare senza dita"), e lo stesso testo del brano contiene riferimenti al celebre "Minor Swing" scritto da Reinhardt con il violinista Stéphane Grappelli ("uno swing in La minore" appunto), di cui è citato anche il tema. Primo singolo estratto dal disco, è sicuramente il brano di maggior appeal radiofonico, di cui esiste anche una bellissima versione corale nel cd "Volume I" del Collettivo Angelo Mai e anche nel cd live sopra citato del 2008.

"Altri vestiti" è una bellissima ballata notturna in tipico stile Forni (scritta con Athos Zontini), dal sound malinconico e dal testo senza speranza che racconta storie di droghe e indifferenza, "di chi è morto e fa finta di niente", con i fiati di Davide Piersanti (trombone) e Renato Ciunfrini (clarinetto) che rendono bene il clima da orchestrina balcanica di matrimoni e funerali.

Il disco si chiude con "Una stella", che potrebbe essere un pezzo del miglior De Gregori (una "Stella stellina" molto più rock per intenderci), in cui troviamo al basso Massimo Giangrande (uno dei quattro cantautori del Collettivo Angelo Mai insieme a Pino Marino, Roberto Angelini e allo stesso Forni) e con la cover di "Voodoo Child (Slight return)" di Jimi Hendrix, giusto omaggio al più grande chitarrista di tutti i tempi da parte di un amante del rock-blues più autentico come Forni, che in questa veste solo voce e chitarra acustica dimostra tutta la sua abilità tecnica riportando alle radici del blues la versione originale contenuta in "Electric Ladyland" (il terzo disco del trio The Jimi Hendrix Experience pubblicato nel '68) in cui Hendrix suonava la chitarra elettrica.

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