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Interviste
Pubblicato il 30/12/1999 alle 00:00:00Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

La Crus: Intervista con il cuore in mano

di: Antonio Ranalli

Sulmona, 29 dicembre 1999: alla fine del loro concerto, i milanesi La Crus si sono gentilmente sottoposti a questo nostro fuoco di domande. Da Vedrai Vedrai a What a wonderful world...

Sulmona, 29 dicembre 1999: alla fine del loro concerto, i milanesi La Crus si sono gentilmente sottoposti a questo nostro fuoco di domande. Da Vedrai Vedrai a What a wonderful world...

Sono state appena accese le luci del Palasport di Sulmona. E’ appena terminato il concerto dei “LA CRUS”. La band milanese, che si è esibita nell’ambito della manifestazione Sulmonamusica Winter Act, realizzata dall’associazione culturale “Classe Mista Teatro Musica”, ha proposto un grande concerto, che ha visto la partecipazione di un quartetto d’archi. Sebbene l’acustica non è stata delle migliori (ma quale Palasport può vantare un’acustica decente?), è stata un’emozione ascoltare i nuovi arrangiamenti dei brani tratti da album come “Dietro la curva del cuore” e “Dentro Me”. Del resto la formazione, capitanata da “Giò” Vanardi e da Cesare Malfatti, è ormai una solida garanzia del panorama musicale italiano. Brani come “Dentro Me” e “Un giorno in più” (solo per citarne un paio) sono ormai entrati di diritto nella storia della musica italiana. I “La Crus” dimostrano di essere i nuovi “cantautori” del panorama nazionale.
Dopo il concerto abbiamo avuto l’occasione di scambiare due chiacchiere con “Giò”, che è stato molto disponibile nel rilasciare un’intervista ai lettori di Musicalnews.

M: Allora “Gio’”, come prima domanda ti chiedo di spiegarci come è nata l’idea di andare in tour con un quartetto d’archi. Fino a qualche tempo fa, infatti, avete sempre suonato con un disco in vinile, che conteneva registrazioni d’archi. Con quale approccio vi siete dunque avvicinati a questo progetto?

G: Suonare con un disco in vinile è piuttosto freddo. Da qui è nata l’idea di realizzare nuovi arrangiamenti per i nostri brani, e in particolare per quelli di “Dietro la curva del cuore” (disco dove tra l’altro suona l’Orchestra Internazionale d’Italia, n.d.a.). E’ stato naturale portare questo progetto in forma live. Per questo ci siamo avvalsi di una formazione d’archi di 4 elementi, con i quali abbiamo previsto 12 date.

M: Parliamo adesso di cover. Una caratteristica dei “La Crus” è il loro modo originale di interpretare brani altrui. Oltre a canzoni come “Il Vino” di Piero Ciampi, inclusa nel vostro primo album in studio, avete partecipato agli album tributo a Ivano Fossati, per il quale avete inciso “Naviganti”, e a Franco Battiato. Con quale criterio scegliete una cover?

G: Principalmente guardiamo al testo della canzone. Infatti, se non c’è un testo che ci colpisce, allora non se ne fa nulla. Poi guardiamo anche alla musica, compito che cura molto spesso Cesare Malfatti. Per l’album tributo “Battiato non Battiato” abbiamo impiegato tre settimane per scegliere la canzone (“Breve invito a rinviare il suicidio” n.d.a.). Quindi ci sono voluti solo 3 giorni per inciderla. Quando c’è la canzone giusta, tutto procede in maniera del tutto naturale. La stessa cosa è successa per brani con “Il Vino” e “Angela”.

M: Nei vostri dischi ci sono molte partecipazioni. Penso a Manuel Agnelli degli Afterhours o a Carmen Consoli e Cristina Donà. Come nascono queste collaborazioni?

G: Siamo fondamentalmente amici. Manuel, per esempio lo conosco da 15 anni. Per quanto riguarda Carmen, invece, io ero in Sicilia a preparare i brani. Contemporaneamente lei era in studio a preparare “Mediamente Isterica”. Ha ascoltato un po’ di provini e così ha voluto dare il suo contributo.

M: Parliamo di “Dietro la curva del cuore” (Wea 1999, n.d.a.) il vostro ultimo lavoro. Lo considero un concept – album sul tema dell’amore. Com’è nata l’idea di fare un disco di canzoni d’amore?

G: Lo spirito era quello di andare a recuperare la tradizione italiana, che è basata essenzialmente sulla canzone d’amore. L’obiettivo era di fare un album dai contenuti profondi. Insomma volevamo evitare i testi alla Al Bano. Quindi sono venute fuori delle tracce molto intense, sia nei contenuti del testo che della musica.

M: Adesso l’ultima domanda. Siamo alla fine del 1999, e da tempo si stanno stilando classifiche sulle migliori canzoni del secolo. Secondo te, quali sono state le migliori canzoni italiane e straniere?

G: Per l’Italia sicuramente “Vedrai Vedrai” di Luigi Tenco. E’ la canzone italiana con il testo più pazzesco. Riesce a dare delle emozioni e comunicarti determinate cose. La canzone straniera? Vediamo… (ci pensa un po’, n.d.a.). Penso “What a Wonderful Word”.

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