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Pubblicato il 29/07/2008 alle 14:23:25Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Leonard Cohen – Roma Auditorium Parco della Musica 28/07/2008

di: Antonio Ranalli

Un concerto per chi crede ancora nel potere della poesia, delle parole e della musica. Non ci sono altri termini per descrivere il concerto che Leonard Cohen ha tenuto all’Auditorium Parco della Musica. In scaletta "The Future" e "I'm Your Man".

Un concerto per chi crede ancora nel potere della poesia, delle parole e della musica. Non ci sono altri termini per descrivere il concerto che Leonard Cohen ha tenuto all’Auditorium Parco della Musica. In scaletta "The Future" e "I'm Your Man".

Sono bastate le prime note di “Dance Me To The End Of Love” ad ammaliare gli spettatori della Cavea dell’Auditorium, tra cui c’erano anche diversi vip come il deputato del Pdl, Fabrizio Cicchitto, il produttore cinematografico Domenico Procacci e ovviamente, a fare gli onori di casa, il presidente della Fondazione Musica per Roma, Gianni Borgna. In oltre due ore e mezza di Cohen ha dimostrato come sia ancora possibile fare un grande spettacolo dove musica e poesia convivono insieme per condurre il pubblico in una dimensione diversa, sotto l’insegna dell’arte. L’artista, che a discapito delle apparenze ha ben 74 anni, è salito sul palco poco dopo le ore 21, con addosso un elegante gilet e il caratteristico cappello. Dopo “Dance Me To The End Of Love”, caratterizzata da raffinati arrangiamenti, Cohen ha virato subito al rock con l’imprescindibile “The Future”. Quasi a voler fidelizzare subito con il pubblico presente, che ricambia con applausi ed urla ad ogni nota, il musicista inanella consecutivamente una serie di hit formidabili, alternando i brani più recenti a quelli degli esordi voce e chitarra: così arrivano “Ain’t No Cure For Love”, “Bird On The Wire”, “Everybody Knows”, “In My Secret Life”, “Who By Fire”, “Hey, That’s No Way To Say Goodbye” e “Anthem”, con la quale si chiude la prima parte del concerto. Una ventina di minuti di pausa sono utili per riflettere sulle emozioni che il cantautore canadese ha regalato in questa particolare serata romana. Un merito particolare è senza dubbio da attribuire anche all’eccellente band, costituita da Roscoe Beck (basso e direttore musicale), Rafael Gayol (batteria e percussioni), Neil Larsen (tastiere), Javers Mas (eccellente musicista che si è alternato tra mandolino, chitarra flamenco e 12 corde), Bob Metzger (chitarra elettrice e pedal steel), Dino Soldo (sax, armonica, tastiere e cori), le coriste The Webb Sisters e Sharon Robinson che collabora con Leonard Cohen sin dai tempi del “Field Commander Cohen Tour” (1979). Si torna di nuovo a sognare con le buone vibrazioni della musica di Cohen, che attacca il secondo set con “Tower Of Song”, seguita dalla memorabile “Suzanne”, che viene accolta con un caloroso applauso. A mantenere alto il feeling con il pubblico arriva l’inarrivabile “Hallelujah”, con il ruo refrain da brividi, quindi il ritorno a nouvi più cavernosi con “Democracy”, la splendita “I’m Your Man” (ricordate quando Nanni Moretti girava per Roma on la susa vespa in “Caro Diario”?) e la leggiadra “Take This Waltz”. Cohen termina il suo concerto, esce e rientra per prendersi i meritati applausi e, come da tradizione, regala un manipolo di bis. E qui il pubblico tutto in piedi inizia ad avvicianrsi a bordo palco, dopo essere stato seduto nella parte precedente del concerto. Si parte con “So Long Marianne”, seguita da “First We Take Manhattan”, “Sister Of Mercy»” e da “Closing Time”, con un Cohen visibilmente felice per l’accoglienza ricevuta dal pubblico romano. Per chi c’era una serata da ricordare a lungo.

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