Sanremo 2015-Interviste al più giovane: Kaligola
di: Antonella Gucci
Il più giovane partecipante a Sanremo 2015 è Kaligola, 17 anni, che porta per la categoria giovani una canzone sull'alienazione dei giorni nostri...la storia di un emarginato vista con gli occhi saggi di un adolescente.. Il rapper romano KALIGOLA è il più giovane partecipante alla 65° edizione del Festival di Sanremo nella sezione Nuove Proposte con il brano “OLTRE IL GIARDINO”.
Kaligola, all’anagrafe Gabriele Rosciglione, ha 17 anni e frequenta il quarto anno del liceo scientifico. Il suo nome d’arte è nato casualmente grazie al successo su youtube del suo brano “Ego sum Kaligola” (2012), scritto quando aveva solo 14 anni e apprezzato dai media anche per l’insolito uso del latino nel testo. Musicalmente si è formato studiando per qualche anno pianoforte e ascoltando musica classica (tra i compositori da lui più amati Bernard Hermann, John Williams e Wojciech Kilar) ma anche jazz, funk, soul e hip hop. Nei suoi lavori, inoltre, sono riconoscibili, oltre al suo amore per la musica, anche la passione per la poesia (è un estimatore di Giovanni Pascoli, Alda Merini e Rainer Maria Rilke) e per il cinema (i suoi registi preferiti sono Hitchcock, Kubrik, Tim Burton e Spielberg).
-La prima domanda è una curiosità: come ti è venuto in mente di usare il latino per il testo di "Ego sum Kaligola"?
“Ego sum Kaligola” è la prima canzone rap che ho composto, Caligola lo avevo appena studiato a scuola e mi aveva colpito molto. Ho scelto di fare un omaggio all’antica Roma e quindi ho inserito una citazione in latino che mi rappresenta (bis dat qui cito dat – fa due volte chi fa presto) al punto da diventare il mio motto. So che in latino si dovrebbe dire “Kaligola ego sum”, ma non suonava bene…la canzone mi ha portato un po’ di fortuna e così ho deciso di tenere il nome.
-Leggo dalla tua bio che hai gusti molto vari (e raffinati oserei dire) riguardo a compositori classici, poeti e registi cinematografici...Tra i tuoi ascolti ci sono anche altri rapper? O altri artisti contemporanei?
Mi piacciono molto le colonne sonore dei grandi compositori. Riguardo ai rapper che ascolto, per la maggior parte, appartengono alla generazione degli anni Novanta… il sound hip hop degli anni Novanta sta ritornando, almeno in America, e questo mi fa piacere perché lo ritengo il migliore.
-Come mai hai scelto il rap per comunicare? Trovi sia la formula migliore per arrivare ai tuoi coetanei o ti è venuto naturale usare questa forma di canzone?
Sicuramente è un genere che piace molto alla mia generazione. Mi piace per il ritmo e anche perché mi dà la possibilità di scrivere testi lunghi, con dai contenuti che mi stanno a cuore.
-Il tuo brano "Oltre il giardino" mi ha commosso davvero. Il testo è di una delicatezza disarmante eppure è un pugno nello stomaco. Come ti è venuta l'ispirazione?
L’ispirazione è nata incontrando molto spesso un uomo durante il viaggio in autobus verso la scuola. Mi colpiva perché sorrideva sempre senza un’apparente ragione ed era in contrasto con le facce cupe e un po’ tristi degli altri passeggeri. Aveva un aspetto trasandato, sembrava sempre in un mondo tutto suo…e così ho provato a immaginare una storia, che ovviamente non è la sua, per trasmettere il concetto che sappiamo poco della vita degli altri e che ci fermiamo sempre alla facciata delle persone.
-Oltre ad essere autore sei anche regista dei tuo video, ti intriga la carriera da regista?
E’ una mia grande passione, che coltivo insieme alla musica, perché mi piace raccontare una storia con vari linguaggi.
-Durante la settimana sanremese uscirà anche il tuo album d'esordio, "Oltre il giardino" potremo scoprire altri lati di te oltre la sensibilità mostrata con il singolo omonimo?
Sicuramente. Le mie canzoni sono espressione della mia visione del mondo e ho anche un lato ironico nel trattare temi come il successo, l’omologazione, o il mondo ai tempi dei social.
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