La storia di Safa' (affetta da grave malformazione cardiaca) diventa un disco di Alberto Bertoli e Marco Lai
di: Giancarlo Passarella
Il Tenente Dott. Giorgio Alagna (ufficiale medico del corpo Militare della Croce Rossa Italiana) racconta una storia dedicata a tutti i bambini violati dalla guerra. Alberto Bertoli la canta con pathos, come avrebbe fatto suo padre Pierangelo! Il Tenente Dott. Giorgio Alagna (ufficiale medico del corpo Militare della Croce Rossa Italiana) racconta una storia dedicata a tutti i bambini violati dalla guerra. Alberto Bertoli la canta con pathos, come avrebbe fatto suo padre Pierangelo!
Il brano (arrangiato, registrato e masterizzato da Raffaele Chiatto) presso lo studio Abraam di Carpi (Modena) e' il seguito morale di Mister (an Nassirya), brano di un paio d'anni fa, scritto dallo stesso Marco Lai e da lui interpretato. Alberto Bertoli per la sensibilita' con cui ha cantato Safa' diventa maturo...
Al gala' di Water for Children 2009 abbiamo avuto una anteprima di Safa'. Tutti noi presenti a quel teatro conoscevamo Mister (An Nassirya), perche' si tratta di un disco benefit uscito per la U.d.U. Records, ma davvero commovente risulto' l'ascolto del nuovo brano Safa', basato su una triste storia di una bimba incontrata in Iraq, come ha raccontato il Dottor Giorgio Alagna, l'ufficiale medico della Croce Rossa.....
Leggiamo dal suo diario ...Nell’ottobre 2005 tra gli altri compiti,a Camp Mittica,avevo quello di svolgere col Cimic,ogni mattina, ad Eco one, fuori dalla zona di sicurezza, servizio di triage per la popolazione civile. Dovevo visitare le persone,curarle sul posto,alcune portarle al Role 2,in ospedale, altre, purtroppo respingerle. In una di quelle mattine mi si è presentato davanti un signore che dava la mano ad una bellissima ragazzina dai grandi occhi neri e dal sorriso che inteneriva anche il cuore più duro. Era tutta vestita bene,come se andasse ad un appuntamento importante. Aveva 12 anni e si chiamava Safà. Apparentemente stava benissimo,ma in realtà era affetta da una grave malformazione cardiaca, per cui,all’improvviso,diventava blu e respirava con grande difficoltà. Come tutti gli iracheni che si presentavano al triage,anche il padre di Safà aveva gli occhi pieni di speranza,anche se un po’ timorosi,ma comunque emanavano una grande dignità,caratteristica che ho incontrato in ogni persona,anche la più disperata,che mi chiedeva aiuto. Safà invece era allegra e guardava ovunque. Prevaleva in lei la curiosità di conoscere persone vestite con divise a lei sconosciute,con tratti somatici e modi di parlare,diversi dai suoi. Li ho accompagnati al Role 2.Il nostro cardiologo l’ha studiata x alcuni giorni e,completati gli accertamenti,ha stabilito che sarebbe stato necessario farla operare in Italia al più presto. In quel periodo,per circa una settimana,Safà veniva da noi tutti i giorni e nelle pause dell’indagini sanitarie,rideva e scherzava con noi e con le nostre crocerossine che,come a tutti,le facevano piccoli regali. Nel frattempo ho individuato nell’Hesperia Ospital di Modena la struttura sanitaria che avrebbe potuto operare la piccola,ottenendone la massima disponibilità .Col cimic abbiamo iniziato tutto l’iter amministrativo che avrebbe portato Safà in Italia. Una mattina io e la dottoressa responsabile del Cimic,con molta delicatezza,abbiamo spiegato al padre che se la sua bambina non fosse stata operata al più presto sicuramente non avrebbe vissuto ancora x molto tempo e che,purtroppo in Iraq,in quel periodo,non era possibile eseguire quel delicato intervento di cardiochirurgia. Gli abbiamo proposto di venire in Italia con sua figlia x farla operare in un centro specializzato,ovviamente senza alcun tipo di spesa da parte sua.Mi ricorderò sempre quella mattina,l’espressione del viso del padre cambiò,gli occhi divennero incerti e pieni di dubbi. Io e la dottoressa del Cimic non riuscivamo a capire i tentennamenti dell’uomo che,invece di essere felice di avere questa,forse unica,opportunità di salvare sua figlia,rimaneva indeciso,in silenzio. Attraverso Josef, il nostro interprete, che a Nassiria è sempre stato la mia ombra,la mia voce con gli iracheni,gli abbiamo detto di tornare il mattino dopo alla 9,col suo passaporto e quello di sua figlia,indispensabili x iniziare le pratiche x il trasferimento in Italia. Il giorno dopo,ad Eco one,guardavo tra la folla di persone e speravo che arrivasse con i passaporti,ma niente.Ho incaricato Josef di andarlo a cercare a casa,a Nassiria. L’indomani Josef mi disse di non aver trovato nessuno a casa e che ci sarebbe tornato il giorno dopo. Anche quella mattina,al triage,ero teso,speravo che arrivasse con i passaporti,ma invano. Josef finalmente dopo altri 2 giorni di ricerche a vuoto,riuscì a contattare un parente di Safà che gli disse,con molta reticenza,che Safà era peggiorata rapidamente ed era stata portata all’ospedale di Bagdad e che non si poteva sapere quando sarebbe rientrata a Nassiria. In realtà né io né Josef abbiamo mai capito se quella fosse la verità.
Di questa triste storia quello che mi brucia ancora è che ho perso l’occasione di farla operare e quindi di potersi salvare e che mi resta molto difficile da capire il comportamento del padre.... Di Safà ho dentro di me chiaro il ricordo dei suoi lineamenti delicati,del sorriso dolce,della bellezza interiore che traspariva dall’espressione dei suoi occhi,così pieni di vita e di voglia di vivere.
Non so se Safà sia ancora viva ed in quali condizioni di salute si trovi,ciò mi rende ancora più triste e malinconico....
Con orgoglio ricordo che il cd singolo di Alberto Bertoli esce su U.D.U. Ululati dall'Underground Records, con sigla WMWDTGA 044: ringrazio tutti coloro che ci hanno collaborato, dato anche lo spirito umanitario del disco, ma in particolar modo Giancleofe Puddu..
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