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Cry Baby, l'ultima notte di Janis Joplin nello spettacolo teatrale di Massimo Cottodi: Antonio Ranalli Porta la firma del giornalista Massimo Cotto lo spettacolo "Cry Baby - L'ultima notte di Janis Joplin", con Chiara Buratti e Andrea Gherpelli, con le musiche dal vivo di Luca Nesti, per la regia di Riccardo Di Torrebruna. Debutto il 2 luglio ad Asti. Debutta sabato 2 luglio ad Asti, per la rassegna Astiteatro, “Cry Baby – L’ultima notte di Janis Joplin”, la piece teatrale che ricostruisce l’ultima tragica notte di colei che viene considerata la più grande voce blues nella storia del rock. Lo spettacolo, scritto dal critico musicale Massimo Cotto, è interpretato dalla giovane attrice Chiara Buratti e da Andrea Gherpelli (nel ruolo di Dave, amico immaginario di Janis) per la regia di Riccardo Di Torrebruna con musiche dal vivo di Luca Nesti e brani originali di Janis Joplin. “Cry Baby” mette in scena gli ultimi tragici momenti della “donna che cantava con l’utero” (così veniva definita la giovane cantante americana), quando in una stanza del Landmark Motor Hotel di Hollywood la sua vita viene spezzata, a ventisette anni, da una dosa di eroina troppo pura. “Cry Baby” è l’ultima notte di Janis Joplin, costretta a confrontarsi con la solitudine e il suo passato, gli amori bisessuali e l’ansia di farsi accettare per ciò che era. Perchè Janis Joplin non aveva nulla, era bruttina, sgraziata, senza radici, aveva solo quella voce che usciva dalle viscere e si faceva rito, messa pagana, canto e incanto. Nella stanza del Landmark Hotel Janis era da sola con Dave, una proiezione di se stessa, l’amico che non ha mai avuto, la persona che le avrebbe probabilmente salvato la vita se fosse esistito veramente. É a poche ore dalla sua morte ma è convinta che per lei stia per nascere una nuova vita. Prima di bucarsi per l’ultima volta, Janis analizza la sua vita: il rapporto tormentato con la sua città (“la mia prigione natale”), la famiglia, la musica, la fama, le amicizie, le disillusioni, le umiliazioni subite, le sei overdose, l’aborto, il folgorante incontro con Leonard Cohen, il dolore per non essere mai stata capita. Assecondata da Dave, Janis attraversa gioia e rimpianti, devastazioni e speranze. Poi si addormenta e sogna. Sogna la sua morte. Esattamente come avverrà, due ore dopo. Ma lei non se ne cura. Perché “è appena morto Jimi Hendrix e non si è mai visto che due rockstar muoiano in meno di due mesi”. Perché “per tre anni mi sono infilata un ago nel braccio ogni sei ore e se non sono morta è perché sono più forte io”. Muore nell’unico momento in cui Dave non c’è, all’1 e 40. Muore per far nascere la leggenda. Articolo letto 3245 volte Riferimenti Web
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