Brian Eno inaugura FutuRoma con Presentism, dal 20 febbraio al 15 marzo
di: Alessandro Sgritta
Questa mattina a Roma nel giorno del centenario del manifesto futurista di Marinetti, il compositore Brian Eno ha inaugurato con la sua opera Presentism, Time and Space In The Long Now la mostra a Palazzo Ruspoli, che rimarrà aperta fino al 15 marzo. Questa mattina a Roma nel giorno del centenario del manifesto futurista di Marinetti, il compositore Brian Eno ha inaugurato con la sua opera "Presentism, Time and Space In The Long Now" (nella foto) la mostra a Palazzo Ruspoli, che rimarrà aperta fino al 15 marzo.
Esclusivamente per FUTUROMA - iniziativa che raccoglie gli eventi promossi dal Comune di Roma Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione dal 20 febbraio 2009 per celebrare il Centenario della pubblicazione del primo Manifesto Futurista (1909-2009) - Brian Eno offre alla città di Roma “Presentism, Time and Space In The Long Now”, una sintesi audiovisiva che nelle sale della prestigiosa Fondazione Memmo in Palazzo Ruspoli darà vita ad una molteplicità di sensazioni all’interno di uno spazio totale. L’evento sarà aperto al pubblico dalle 20.00 di venerdì 20 febbraio fino al 15 marzo 2009. Il progetto di Artache per il Comune di Roma è un’installazione con design e produzione by Lumen London Ltd e Wom Records S.L. con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura.
Ogni celebrazione implica una domanda sulla memoria la quale fa venire alla luce degli oggetti, delle tracce.
Oggi del Futurismo musicale non resta quasi nulla: i futuristi hanno invocato la distruzione delle prove, delle biblioteche, dei musei e delle città per reagire alla cultura del momento, trasformare l’arte in vita, il presente in un futuro non ancora vissuto.
Anche la musica, di natura immateriale, è stata sottoposta a questa distruzione, non facendo scomparire gli strumenti ma creandone di nuovi. Degli intonarumori ideati dal pittore-musicista futurista Luigi Russolo resta viva l’influenza su tutta la musica che possiamo ascoltare. Questo grazie alla distruzione del muro tra suono e rumore e alla nuova idea di strumenti musicali come oggetti provenienti dalla tradizione ma anche direttamente dalla natura, un passaggio che ha aperto la musica alle infinite potenzialità delle tecnologie digitali. Così la con-fusione tra uomo e macchina, profetizzata dai futuristi, ha portato alla con-fusione tra tradizione e tecnologia.
Se i futuristi volevano creare un ambiente emotivo, evitando l’eccessiva astrazione cui era giunta la musica accademica, Brian Eno è stato il primo a concepire musica per spazi non convenzionali “immergendo” l’ascoltatore in uno specifico ambiente e mantenendo in stretta relazione la mente, il corpo e gli strumenti offerti dalla tecnica.
"Presentism" si offre quindi come una contaminazione, una tavolozza di sensazioni dilatate nello spazio dell’ascolto come pure della visione: timbro e colore vengono fusi in una sintesi audiovisiva che offre un’immagine “presentista” di Roma. Allo stesso tempo Presentism esprime la relatività dello spazio e del tempo nell’universo sonoro che ci avvolge, immergendoci nel Long Now di cui è fatto il nostro oggi.
“Il tempo e lo spazio sono morti ieri. Noi viviamo già nell’Assoluto poiché noi abbiamo già creato l’eterna velocità onnipresente” (Tommaso Marinetti).
Ci voleva un pittore-musicista come Luigi Russolo attento alla portata del timbro, della materia, per cogliere la doppia anima della musica: per così dire un’anima espressionista e una impressionista, quella che genera un procedimento astratto nella costruzione e quella invece che attinge alla natura concreta degli “oggetti” in quanto suoni e rumori. Per Brian Eno, come per Edgard Varése, John Cage, Pierre Schaeffer, Karlheinz Stockhausen, Steve Reich, Jannis Xenakis e altri, quel gesto eversivo, antiaccademico compiuto da Russolo ha innescato un processo generativo che ha cambiato le sorti di tutta la musica.
Diceva Russolo: “Non sono un musicista di professione, non ho dunque predilezioni acustiche, né opere da difendere. Sono un pittore futurista che proietta fuori di sé, in un’arte molto amata e studiata, la sua volontà di rinnovare tutto. Perciò più temerario di quanto potrebbe esserlo un musicista di professione, non preoccupandomi della mia apparente incompetenza e convinto che l’audacia abbia tutti i diritti e tutte le possibilità, ho potuto intuire il grande rinnovamento della musica mediante l’Arte dei Rumori”.
La con-fusione tra uomo e macchina profetizzata dai futuristi ha portato alla con-fusione tra tradizione e tecnologia. La simultaneità, il movimento e la velocità – concetti cari ai futuristi – oggi rappresentano obiettivi in parte raggiunti. Tommaso Marinetti, che voleva dare un’anima non solo alle folle, ma anche ai cantieri industriali, ai treni, ai transatlantici, alle automobili e agli aerei, ha affidato alla musica il compito di esprimere il dominio della macchina e la vittoria dell’elettricità. Bisogna ammettere che la profezia dell’uomo meccanico si è praticamente compiuta: l’uomo non solo è “composto” di oggetti realizzati dalla tecnologia trapiantati nel proprio corpo, ma utilizza le macchine come vere e proprie “protesi” di sé: i computers e ogni altro tipo di macchina in grado di processare delle informazioni sono pròtesi della nostra mente, estensioni della nostre possibilità mentali.
I futuristi volevano creare un ambiente emotivo e il desiderio di Russolo – quello di “intonare” i rumori con cui si svegliava la città – mostrava già un’esigenza ambient. Volendo il ritorno all’armonia tra uomo e ambiente, umanità e tecnica, tra natura e cultura, il Futurismo intendeva evitare il baratro dell’astrazione cui era giunta la musica accademica.
Se il Futurismo ha contribuito alla simbiosi delle arti, Eno ha mantenuto in stretta relazione la mente, il corpo e la strumentazione, “colorando” l’atmosfera con una musica che circonda l’ascoltatore, avvolgendolo. Eno è un musicista e un artista visuale insieme. E’ stato il primo a concepire musica per spazi non convenzionali “immergendo” l’ascoltatore dentro l’ambiente. Presentism si offre quindi come una sinestesia, una tavolozza di sensazioni dilatate nello spazio dell’ascolto come pure della visione: timbro e colore vengono fusi compiutamente in uno spazio totale, una sintesi audiovisiva che offre un’immagine “presentista” di Roma.
François Hartog (Régimes d’historicité. Présentisme et expériences du temps, Seuil, 2003) con il termine “presentismo” ha portato l’attenzione sull’onnipresenza del presente e sulla molteplicità delle esperienze del tempo. E’ all’insegna del molteplice che percepiamo la realtà ed Eno a Palazzo Ruspoli ne mostra le implicazioni artistiche, mostra la relatività dello spazio e del tempo nell’universo sonoro che ci avvolge, chiamando in causa le categorie della conoscenza: della storia e della scienza. Per questo Presentism non possiede solo la forza di un’istallazione di suoni e visioni, ma anche la radicalità di una forma del pensiero, una domanda sul senso del presente. Tra spazio e tempo.
Brian Eno ha prodotto per l'occasione un'opera che unisce musica e pittura, recuperando l'idea dei colori in movimento di Carrà e Russolo, dove l'occhio è complementare all'orecchio. Eno ha studiato pittura in una scuola d'arte e ha iniziato a suonare in un gruppo rock (com'è tradizione in Inghilterra) e allo stesso tempo a fare dei video, le due cose prima o poi si sono incontrate e quindi ha fatto della "musica ferma" e della "pittura in movimento". Il suo collegamento con il futurismo è diretto perché il suo maestro alla scuola d'arte era allievo a sua volta di un pittore futurista le cui opere sono esposte nella mostra inaugurata ieri alle Scuderie del Quirinale. In un certo senso queste idee sono sempre state nei suoi progetti già dai tempi dei Roxy Music e dei Talking Heads (in un disco si citava il movimento Dada).
Nel 20° secolo era ancora possibile immaginare un futuro senza connessione con il presente e tutte le rivoluzioni (da quella russa del 1905 e 1917 fino al fascismo) erano state fatte per ricominciare da capo la storia, oggi tutto questo non è più possibile perché si deve pensare che quello che si fa oggi avrà effetto su quello che succederà in futuro, quindi al di là di "idiote ideologie neo-con" per Eno il modello da seguire oggi è quello "radicale-evolutivo", che nel mondo dell'arte è ancora possibile. Eno con questa opera ha voluto creare uno spazio dove la gente può rimanere per ore, senza essere forzati a pensare a qualcosa di particolare. Un soggetto molto caro a Eno è il suo rapporto col tempo. Oggi si pensa che la gente abbia un continuo bisogno di stimoli, che sia sempre preoccupata e viva di corsa, il suo lavoro va nella direzione contraria e dimostra come la gente abbia in realtà un disperato bisogno di rilassarsi e di "arrendersi". La ragione della disposizione geometrica delle luci è quella di dare il senso di una galassia e quindi se si visita la mostra ogni giorno per 1000 anni si avrà ogni volta una visione diversa.
L'evento sarà disponibile a ingresso gratuito fino al 15 marzo.
PRESENTISM
Time and Space In The Long Now
di Brian Eno
Fondazione Memmo in Palazzo Ruspoli
Via del Corso 418, Roma
dal 20 febbraio al 15 marzo 2009
dal martedì alla domenica ore 10.00 – 20.00 (chiuso il lunedì)
20 febbraio ore 20.00 – 1.00
Ingresso libero
Tel 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 22.30)
www.060608.it
www.fondazionememmo.com
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