Vinicio Capossela e la Banda della Posta, in concerto a Roma il 26 Luglio 2014
di: Adila Salah
Dopo aver fatto ballare la scorsa estate migliaia persone, il tour di Vinicio Capossela e la Banda della Posta, arriva a Roma al Festival Eutropia- L’altra città il 26 Luglio con una nuova veste. La Banda della Posta è un complesso di anziani musicisti del paese di origine della famiglia di Vinicio Capossela, Calitri, che sin dagli anni ‘50 ha suonato agli sposalizi del paese un repertorio musicale energico e vitale, fatto di mazurke, polke, valzer, passo doppio, tango, tarantella, quadriglia e fox trot.
Dopo aver fatto ballare la scorsa estate migliaia persone, il tour di Vinicio Capossela e la Banda della Posta, arriva a Roma al Festival Eutropia- L’altra città il 26 luglio con una nuova veste. Alle canzoni di Capossela, alle polke, alle quadriglie e alle mazurke del gruppo postale, si aggiunge un repertorio che attinge alle musiche folk, al canto sociale e di lavoro, al canto anarchico e alle canzoni di guerra nel centenario del conflitto mondiale, senza dimenticare i cantanti dell’emigrazione ferroviaria degli anni ’60.
In anteprima verranno eseguiti alcuni brani del prossimo disco dell’autore insieme a canzoni di Enzo Del Re e Matteo Salvatore e brani come Inno dei malfattori, Il galeone, Te deum de’ calabresi. Ai plettri e ai ferri dei banditi, si uniranno la chitarra surf-western di Asso Stefana, e la voce intensa della cantante salentina Enza Pagliara.
Ad accompagnare sul palco Vinicio Capossela, i componenti della Banda della Posta, assistiti sul palco da Vito "Tuttomusica": Giuseppe Caputo “Matalena” al violino, Franco Maffucci “Parrucca” chitarra e voce, Giuseppe Galgano “Tottacreta” alla fisarmonica, Giovanni Briuolo chitarra e mandolino, Vincenzo Briuolo mandolino e fisarmonica, Giovanni Buldo “Bubù” al basso, Antonio Daniele alla batteria, Crescenzo Martiniello “Papp'lon” all’organo, Gaetano Tavarone “Nino” alle chitarre, insieme a due dei suoi stretti collaboratori , il chitarrista Alessandro “Asso” Stefana e Taketo Gohara al suono. Una produzione La Cupa- Ponderosa.
Per presentare la Banda della posta al pubblico Vinicio ha scritto:
<< Lo sposalizio è stato il corpo e il pane della comunità. Il mattone fondante della comunità, veniva consumato con il cibo e con la musica. Questa musica che accompagnava il rito era musica umile, da ballo, adatta ad alleggerire le cannazze di maccheroni e a "sponzare" le camicie bianche, che finivano madide e inzuppate, come i cristiani che le indossavano. Un repertorio di mazurke, polke, valzer, passo doppio, tango, tarantella, quadriglia e fox trot, che era in fondo comune nell'Italia degli anni ‘50 e ‘60 e che si è codificato come una specie di classico del genere in un periodo nel quale lo sposalizio è stata la principale occasione di musica, incontro e ballo. A Calitri, in alta Irpinia, qualche anno fa, un gruppo di anziani suonatori di quell'epoca aurea non priva di miseria, ha preso l'abitudine di ritrovarsi davanti alla posta nel pomeriggio assolato. Montavano la guardia alla posta, per controllare l'arrivo della pensione. Quando l'assegno arrivava, sollevati tiravano fuori gli strumenti dalle custodie e si facevano una suonata. Il loro repertorio fa alzare i piedi e la polvere e fa mettere ad ammollo le camicie sui pantaloni. Ci ricorda cose semplici e durature. Lo eseguono impassibili e solenni, dall'alto del migliaio di sposalizi in cui hanno sgranato i colpi. Per questo si sono guadagnati il nome di Banda della Posta. >>
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