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Interviste
Pubblicato il 04/03/2008 alle 21:19:01Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Barbara Francone, la label manager di Roadrunner Records Italia, l'etichetta specializzata in metal rock

di: Patty Busellini

Una laurea in giurisprudenza e un master in criminologia forense: tra i registi preferiti cita Lars Von Trier, David Lynch, Quentin Tarantino e Takashi Miike. E' cosciente che per le band rock la situazione italiana non è molto rosea..

Una laurea in giurisprudenza e un master in criminologia forense: tra i registi preferiti cita Lars Von Trier, David Lynch, Quentin Tarantino e Takashi Miike. E' cosciente che per le band rock la situazione italiana non è molto rosea..


Difficile per noi lavorare nella discografia, assai difficile in quella italiana, piu' complicato se ci dobbiamo occupare di rock pesate!

Bentrovata a Barbara Francone ... qual è il tuo ruolo nella Roadrunner Records?
Sono la label manager di Roadrunner Records Italia. Questo significa che mi occupo di tutti gli aspetti legati all’etichetta: dal marketing alla promozione. Si tratta indubbiamente di un lavoro molto interessante, ma anche molto impegnativo e carico di responsabilità. La musica per me è innanzitutto una passione e mi ritengo molto fortunata a poter svolgere questa professione.

Puoi raccontarci le caratteristiche di questa etichetta e da quando esiste la sua filiale italiana?
Roadrunner Records è stata fondata 28 anni fa in Olanda. Inizialmente si occupava della distribuzione in Europa di dischi usciti sul mercato americano e poi ha cominciato a mettere sotto contratto band proprie. Roadrunner nasce come etichetta metal, tanto che molti grandi classici del genere recano il marchio Roadrunner. Con gli anni ci siamo aperti anche a sonorità più propriamente rock, ottenendo un enorme successo mondiale con i Nickelback, una delle rock band canadesi più amate, anche nel nostro Paese, tanto che il loro ultimo singolo “Rockstar” sta ottenendo un enorme successo. Oggi abbiamo molti gruppi metal come Slipknot, Machine Head, Killswitch Engage, Cavalera Conspiracy (il ritorno degli ex Sepultura Max e Iggor), Opeth, Megadeth, Dream Theater, Dääth e Down, ma anche band più rock come The Cult, The Dresden Dolls, Madina Lake, Atreyu o gli eccezionali Airbourne, una versione moderna ed elettrizzante degli AC/DC. Quanto all’Italia, Roadrunner negli anni è passata attraverso diversi distributori italiani; possiamo però dire che nel 2002 la realtà abbia iniziato a prendere piede in Italia con l’apertura del sito e la nascita di un team interamente dedicato all’etichetta. Attualmente siamo in tre a lavorare per Roadrunner in Italia. Oltre a me, ci sono Elena Testa che si occupa della grafica e dello streetteam, e Michele Monelli, il nostro webmaster. Da qualche giorno abbiamo lanciato il nuovo sito: quindi vi invitiamo a farci visita sul nostro sito ufficiale.

Per arrivare al tuo attuale lavoro, quali esperienze hai affrontato?
Diciamo che mi ci sono ritrovata per puro caso. Ho una laurea in giurisprudenza e un master in criminologia forense, ma sono sempre stata una grandissima appassionata di musica metal e rock, tanto che da “giovane” non mi perdevo mai un’uscita Roadrunner. È stata fin da sempre la mia etichetta preferita in assoluto con le migliori band del settore nel proprio roster. Ho atteso con impazienza la nascita del sito italiano dato che desideravo davvero tanto far parte dello streetteam che negli Stati Uniti e in Inghilterra aveva un grosso seguito. Ho mandato un’e-mail per avere maggiori informazioni ed in breve mi è stato affidata la gestione dello streetteam, che raggruppa dei fan sparsi per l’Italia e il loro compito è di promuovere la musica e i gruppi Roadrunner distribuendo materiale come cd sampler, adesivi e altri gadget a concerti, nelle scuole, nei negozi, nei club. Poco dopo mi è stata affidata la cura del sito. Mi sono occupata dei contenuti editoriali di www.roadrunnerrecords.it fino all’inizio del 2007. Ad affiancarmi in veste di webmaster c’era Michele Miraglia, che purtroppo ha smesso di lavorare per noi lo scorso anno. Nel 2004 mi è stata affidata anche la promozione come ufficio stampa per riviste, siti internet, radio e televisioni. Si tratta di un lavoro molto interessante dove puoi vedere crescere enormemente le band, come è ad esempio avvenuto con i Trivium, un gruppo davvero promettente che è cresciuto a dismisura nel giro di un paio di anni. Da marzo 2007 ricopro il ruolo di label manager che, come ho detto prima, è davvero molto interessante per me e rappresenta una nuova sfida per me stessa.

Per la musica e l'indotto discografico si prospettano panorami futuri assai difficili: qual e' la tua opinione sull'argomento?
Si parla da anni di crisi del mercato discografico. Del resto i dati sono inconfutabili e sono davanti agli occhi di tutti. Per troppo tempo le case discografiche hanno chiuso gli occhi per non vedere la barca affondare. Io non credo che il cd sparirà mai, anche se il mercato digitale sta prendendo sempre più piede. Il download illegale è un problema, è vero: perché la gente dovrebbe pagare per avere qualcosa che è gratuito? E poi anche nel mercato digitale ci sono un sacco di contraddizioni: un disco disponibile in Germania può non esserlo in Italia, quindi la gente è come “costretta” a scaricarlo illegalmente. A monte di tutto, però, secondo me c’è un problema di disaffezione della gente alla musica e una grossa mancanza di cultura musicale. Nell’era dell’IPod e degli mp3 la gente ascolta musica , ma non la “sente” davvero. Il discorso è un po’ diverso per il metal e il rock dove le persone sono ancora davvero appassionate. Prendiamo il caso dei Radiohead: nonostante abbiano offerto in prima battuta il loro disco in formato digitale, il prodotto fisico ha venduto bene, il che significa che chi ama la musica non ci rinuncia. Credo che le case discografiche più che a stare discutere di quisquilie dovrebbero cercare di ampliare i propri orizzonti, andando al di là della pubblicazione dei soli dischi. Tour e merchandise potrebbero essere una delle strade da battere in futuro per non affondare.

Il nostro diretur Giancarlo Passarella ci racconta di come sia difficile imbattersi in Italia in etichette discografiche iperspecializzate: è così anomala la vostra categoria?
Oggi il mondo discografico è essenzialmente dominato dalle major, ma sopravvivono ancora realtà specializzate. Roadrunner ad esempio è stata acquisita da Warner l’anno scorso, ma nonostante questo continua a mantenere un forte spirito di indipendenza, ragionando come una indie ma coi mezzi di una major. È importante che etichette come Roadrunner o Century Media o Nuclear Blast – per citarne tre nel settore metal - continuino per questa strada per non perdere di vista il vero valore del rock, che - ripeto - è tutt’altro che musica usa e getta, ma è destinata a sopravviverci.

Riesce la Barbara Francone donna ad avere ogni tanto il sopravvento sulla discografica Barbara Francone? Quali gli spazi personali che riesci a ritagliarti?
Il lavoro che svolgo è in effetti molto impegnativo e non ho molto tempo a disposizione per me stessa, anche perché alla fine ascolto musica anche nel tempo libero, quindi alla fine non si finisce mai di lavorare! Tuttavia amo molto leggere, guardare film e uscire con gli amici. Al momento la situazione non mi pesa.

Qual e' l'ultimo concerto che hai visto, l'ultimo libro che hai letto o l'ultimo film che ti ha veramente colpito positivamente?
Uno degli ultimi concerti che ho visto è stato quello degli Obituary all’Alcatraz di Milano il 15 gennaio. È stato un gran bello show. Amo molto andare ai concerti, anche al di fuori del mio lavoro. Mi piace molto anche leggere. Gli ultimi due libri letti sono “V.M. 18” di Isabella Santacroce e “Strada Provinciale Tre” di Simona Vinci. Amo sia gli autori stranieri che quelli italiani, anche se il mio preferito è Carlo Lucarelli. Il cinema è un’altra grande passione: a inizio gennaio ho visto “Helloween” di Rob Zombie, ma mi ha un po’ deluso: i suoi precedenti film mi erano piaciuti molto di più. I miei .

C'e' invece qualche artista che ritieni un bluff? O un disco che non capisci come mai abbia avuto così tanto successo?
Credo che la maggior parte delle band pop in circolazione siano dei grossi bluff. La musica pop è usa e getta: molti gruppi o artisti hanno un successo incredibile e poi spariscono nel giro di poco tempo e nessuno si ricorda più di loro. Per il rock e il metal le cose sono differenti: pur essendo mercati di nicchia hanno una fan base molto leale che va al di là delle mode del momento. OK, non venderanno milioni di copie ma continuano per la loro strada in maniera integerrima e i fan sono sempre dalla loro, questo perché suonano in maniera sincera e onesta. Suonano col cuore e non per puri fini monetari. A volte riesce davvero difficile capire perché ottimi gruppi con ottime canzoni non riescano ad attecchire (penso ad esempio ai Life Of Agony), mentre altri hanno un successo per me davvero inspiegabile non avendo né arte né parte.

Hai a disposizione tutto il tempo che vuoi per cambiare il mondo, politicamente, umanamente ed anche nelle regole dello showbiz: da dove inizi? Su cosa ti concentri?
Domanda difficile! Certe volte mi risulta difficile cambiare la mia vita… figuriamoci il mondo! Dal punto di vista politico al giorno d’oggi vedo solo tanta confusione. La gente si è totalmente allontanata da essa e posso capirlo visti i politici con cui abbiamo a che fare. Vivono come in una torre d’avorio, totalmente incapaci di vedere come stanno le cose. Ai tempi dell’università ero un’idealista, ma oggi mi sento totalmente avulsa dal mondo della politica così lontano da quello della vita quotidiana. Dal punto di vista umano mi piacerebbe se non ci facessimo tutti fagocitare dai ritmi serrati che la vita quasi ci impone di sostenere e che avessimo un po’ più di tempo per noi e per gli altri. Lo showbiz? Beh, nel mio piccolo cerco di fare del mio meglio mettendo tutta la passione possibile in ciò che faccio. Troppo spesso vedo persone che lavorano nel mondo della musica totalmente disinnamorati di essa (se mai ne sono stati innamorati). La musica è arte, anzi Arte, con la “A” maiuscola e come tale andrebbe trattata. Non è come vendere cellulari, frigoriferi o saponette. Se non ci metti passione non puoi fare qualcosa di realmente buono.

Infine la domanda che può sembrare scontata: quali suggerimenti ai giovani artisti che vorrebbero avere un po' di occasioni discografiche?
Le giovani band dovrebbero cercare di intraprendere una via più personale possibile. La situazione italiana non è molto rosea. Dieci anni fa andava di moda il new metal ed ecco spuntare come funghi tutti questi gruppi à la Korn. Oggi va di moda il metalcore ed ecco decine e decine di gruppi fotocopia. Il mercato italiano è difficile. All’estero solo poche band hanno ottenuto un po’ di successo. Sono davvero poche le formazioni dotate di personalità. A livello underground la situazione non è confortante. Reputo davvero bravi gli Ephel Duath che hanno un sound davvero personale ed interessante e stanno raccogliendo consensi anche all’estero. È difficile, lo so, ma per emergere è davvero necessario essere consapevoli dei propri mezzi ed evitare di scopiazzare di qua e di là. Riceviamo una moltitudine di demo, ma ci sono ben poche cose interessanti. A volte la registrazione è pessima. In altre occasioni sembra davvero di trovarsi dinanzi ad una cover band con pezzi propri di questo o quel gruppo famoso. Buona volontà, modestia e tanta gavetta sono gli ingredienti che i giovani musicisti non devono mai dimenticare.

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