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Pubblicato il 17/02/2010 alle 12:14:03Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Gran bella recensione su LiveRock del cd rock barrettiano di Dario Antonetti

di: Elvira Speggio

Firmato da Giulia Palummieri, lo scritto parla di un lavoro in bilico tra Barrett, Gaber e un Bugo prima fase. Ovviamente ci stiamo riferendo a Il ritorno del figlio dell’estetica del cane, pubblicato da U.d.U. Records prima di Natale!

Firmato da Giulia Palummieri, lo scritto parla di un lavoro in bilico tra Barrett, Gaber e un Bugo prima fase. Ovviamente ci stiamo riferendo a Il ritorno del figlio dell’estetica del cane, pubblicato da U.d.U. Records prima di Natale!

Fa dannatamente piacere leggere una recensione che concorda sulle tue sensazioni. E' il caso di questa apparsa su LiveRock.it che cosi' inizia ...Se ci fosse un premio per il disco più sincero / svincolato, Dario Antonetti, con il suo Il ritorno del figlio dell'estetica del cane, sicuro, potrebbe essere, se non il vincitore, almeno un buon finalista... parole sagge ed attuali, visto il momento sanremese!

Giulia Palummieri cosi' continua la sua disanima ..Questo aggiornamento della precedente versione, rieditata ed avvalorata da qualche inedito, infatti, può qualificarsi tranquillamente come un sonorizzato studio semantico ed antropologico dell'indipendenza nostrana o forse, meglio ancora, può attribuirsi la definizione di: cantata libera. Non contano i mezzi e neanche il fine, conta solo condividere il messaggio, la sensazione, la serata, il sorriso o la lacrima.... Dove le parole del recensore dimostrano la sua cultura musicale e' in questo punto .. D'altronde questo menestrello malincon(iron)ico di giri di valzer ne ha visti un bel po', militando in gruppi come: Kryptasthesie e gli Effetto Doppler, ma si sa, una lezione quando non si ha voglia di capirla, si insegna. Ecco così che il caro Antonetti non solo non si lascia trascinare / piegare dai meccanismi del music business, ma ne intona autentiche serenate al vetriolo figlie di lucidi sogni che di stare in un cassetto proprio non ne vogliono sapere....

Ma arriviamo alle conclusioni di questa bella recensione ...In bilico tra Barrett, Gaber e un Bugo prima fase, queste ballate, più o meno sperimentali e preparate, hanno il sapore di un buon vino utile a mandar giù quel boccone di troppo rimasto in gola, colpendo con sarcasmo e toni riflessivi i cui i vizi di registrazioni e le sbavature di sorta sono parte integrante dello scenario narrato. Proprio questo fattore, però, a seconda della propensione con cui ci accostiamo all'ascolto, leva al disco quanto dà, lasciando spesso aleggiare un senso di incompiuto...

Resta quindi all'ascoltatore decidere se tale elemento risulti o no una caratteristica gradita. Noi, per ora, lo prendiamo così com'è: schietto e genuino come le affidabili ed imperfette realtà che ormai non ci son più....

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