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Interviste
Pubblicato il 21/01/2009 alle 09:37:30Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Emilia Telese: una voce alternativa porta l’Arè Rock Festival in UK!

di: Ambrosia J.S. Imbornone

I selezionati del concorso nazionale, le cui iscrizioni si chiudono il 31 gennaio, saranno trasmessi on air in Uk nel programma “Radio Sophia” dell’artista italiana Emilia Telese: i suoi progetti, la determinazione di andare oltre i pregiudizi

Anche quest’anno il concorso nazionale per band emergenti Arè Rock Festival, organizzato a Barletta dall’associazione Europa Giovane, avrà come media partner “Radio Sophia”, il programma bilingue che l’artista italiana Emilia Telese conduce su Radio Reverb a Brighton, pensato come voce libera e alternativa, anche ma non solo per gli italiani all’estero. Già l’anno scorso Emilia, giornalista e membro regionale dell'Arts Council England-South East, ma soprattutto artista in campi che spaziano dalle installazioni multimediali alle performance, dalla fotografia a progetti educational, ha trasmesso sulle frequenze di Brighton e in tutto il mondo in streaming le canzoni dei sei finalisti del concorso (Carote sbriciolate, Chendisei, Floating State, Fragment, la band poi risultata vincitrice, La Fame di Camilla, One Way Ticket) e i partecipanti alla sezione speciale del concorso “Una canzone per il Darfur” (oltre ai Chendisei stessi, i Garnet). Oltre ogni stereotipo e pregiudizio, ha potuto oltrepassare in tal modo il luogo comune per cui la musica italiana è solo quella della tradizione melodica e del bel canto, offrendo un esempio in UK della vivace scena alternative a cui la manifestazione, ormai alla sua terza edizione, cerca di dare visibilità. Le iscrizioni all’Arè 2009, gratuite e aperte ad ogni genere musicale, si chiudono il 31 gennaio(farà fede il timbro postale). In palio 2000 euro per il vincitore tra le 30 band che saranno selezionate, ma anche quest’anno ci sarà pure la possibilità di farsi ascoltare in radio oltremanica: si tratta di una chance che avranno tutti i selezionati. E poi…chissà…
Abbiamo intervistato proprio Emilia Telese, che ormai vive in Uk da 12 anni, ma è stata ospite e protagonista di performance ed esposizioni negli States, in Germania, Russia, Austria, Italia, ecc.
E crede nelle idee. E nella forza dell’arte.

Ambrosia:da quanto vivi in Inghilterra?
Emilia Telese: Da 12 anni, dal 1997.

A: Quando hai cominciato a lavorare in radio?
ET: La mia esperienza in radio è iniziata nel 2008, da un bisogno di dare voce alla comunità degli Italiani all'estero, che è molto nutrita: si contano più di 60 milioni di italiani e tale comunità ha un certo peso politico, oltre che di opinione. Volevo creare la possibilità di dare una voce alla “controcultura”, non solo in relazione alla diaspora italiana all'estero, ma anche per gli Italiani che vivono in Italia, a cui cerco di offrire una voce alternativa. Durante la Seconda Guerra Mondiale, ci fu un'esperienza simile con Radio Londra, che dava voce alla libera opinione al di fuori del regime fascista.

A: Come si collega questa esperienza alle altre della tua vita artistica?
ET: Nel corso della mia carriera ho sempre utilizzato le idee come punto di partenza, piuttosto che il mezzo con cui esse si esprimono. Per questo non mi sono mai limitata all'arte visiva, ma ho impiegato di volta in volta ciò che ritenevo più adeguato per parlare di ciò che mi sta a cuore nella nostra società, al di là delle definizioni. Fare radio è così semplicemente uno di questi mezzi.

A: Che ascolti ha in media Radio Reverb?
ET: Decine di migliaia…In media ci sono circa 25.000 ascoltatori: infatti agli ascoltatori dell’area di Brighton bisogna aggiungere un numero ancora più alto di ascoltatori in web streaming. Gli ascolti sono cresciuti sempre di più nel tempo dagli inizi del programma, “Radio Sophia”, anche grazie alla comunità degli italiani all'estero, e agli amanti delle radio sul web. Ho ricevuto email di ascoltatori dagli USA alla Nuova Zelanda!


A: Com'è nata la collaborazione con l'Arè Rock Festival?
ET:La collaborazione è nata tramite l'ottimo Antonio Quarto (staff Arè e responsabile Italian Blogs for Darfur-Puglia), che ho conosciuto sul forum di Caparezza, un artista per cui nutro molto rispetto, condividendone l' eclettismo di espressione e la volontà di parlare in modo anche ironico di argomenti controversi.

A: Che tipo di esperienza è stata?
ET:L'esperienza dell'Arè è stata molto interessante e molto importante per me perché riflette il lavoro degli artisti emergenti, a cui spesso è negata la possibilità di farsi conoscere perché non hanno le "spinte" di cui molte persone in Italia fanno uso. Inoltre il festival si svolge nella mia regione d’origine e di per sé mi sembra una cosa molto positiva, in quanto rompe con gli stereotipi nord-sud, ed io sono sempre contro ogni forma di stereotipo.Infine il fatto che il festival si abbini a cause come Italians for Darfur, oltre che lodevole, è molto importante perché trasmette, attraverso il mezzo della musica giovane, la consapevolezza sociale, che è fondamentale per tutte le generazioni.

A: Come ti è sembrato il livello dei finalisti?
ET: Molto alto. Ricordo i giorni in cui trasmettevo le canzoni della finale: parecchi amici DJ inglesi si sono stupiti che dall'Italia arrivasse musica "altra" da ciò che qui sono abituati a identificare con il nostro paese, come Bocelli o la Pausini. Credo che la scena italiana underground sia di livello molto elevato perché riflette spesso l'insolita fusione di elementi provenienti dalle tradizioni folcloristiche e culturalmente meticce tipiche dell'italia, con influenze del rock e pop mainstream. E' per questo che propongo nel mio programma gruppi emergenti... Mi permette anche di rompere un altro stereotipo, quello della musica italiana "strappalacrime" o poco impegnativa.

A:Come continuerà questa mediapartnership?
ET: Continuerà anche quest'anno con un coinvolgimento maggiore del mio programma, “Radio Sophia”, che trasmetterà tutte le canzoni selezionate. Con qualche sorpresa inglese all'orizzonte!

A: Ci sarà più spazio per la musica in questa edizione?
ET:Durante lo speciale Arè di quest'anno lo spazio per la musica crescerà, con più tempo on-air e maggiore coinvolgimento delle band. Se il palinsesto lo permetterà, prevedo di raddoppiare la durata del programma durante le fasi finali del festival. Inoltre potrebbe esserci una "sorpresa" d'oltremanica, qui in UK, che per ora è top secret e che darebbe ulteriore spazio alla band vincitrice.

A: Ti stai occupando di altri progetti artistici in UK, in Europa?
ET: Sì, il 2009 sarà un anno impegnativo su molti fronti. A Londra sto preparando un' installazione che toccherà il tema del lavoro nero e spesso schiavizzato nell’ambito del mondo della moda; a Vilnius (Lituania), che è Capitale Europea della Cultura 2009, sto portando avanti una collaborazione con Black Pig City/ Città del Maiale Nero, un collettivo di artisti italo/inglesi che crea lavori di commento politico. Inoltre sto progettando un lavoro per la città di Southampton in un ex centro commerciale, al posto del quale creerò un movimento anti-consumista dove ci si scambierà idee invece che acquisti.

A: Si tratta di progetti davvero molto interessanti...Complimenti per quello che fai e grazie per l’intervista!!
ET: Grazie a voi, è molto importante per me collaborare con un'iniziativa come l'Arè Rock Festival e un grande in bocca al lupo per tutte le band partecipanti... rock on!


Nella foto:
Emilia Telese, "Emilia Paranoica: Perfect 10", 2006, Museo civico di Leeds. Ispirata all'omonima canzone dei CCCP che denunciava la società edonistica dell'Italia negli anni 80, l'opera di Emilia Telese parla dell'ossessione per l'immagine e denuncia gli stereotipi di bellezza femminile perpetrati dall'industria cosmetica e dai media.

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