Una bionda dalla voce nera – Anastacia: Not that kind
di: Marina Beccuti
Questa giovane artista americana non è il solito nome che viene esaltato dalle case discografiche o da critici interessati più alla vendita che al reale valore del personaggio. Questa giovane artista americana non è il solito nome che viene esaltato dalle case discografiche o da critici interessati più alla vendita che al reale valore del personaggio.
Anastacia è uno dei fenomeni musicali dell’anno duemila, che sta mietendo successi e consensi in continuazione.
Anastacia è davvero brava, è una splendida novità del panorama musicale internazionale. Intanto la voce: è bellissima, calda, profonda, da soul nero, incontaminato. Fa effetto invece trovarsi di fronte una dirompente e avvenente ragazza bionda, senza troppi fronzoli, armata solo della sua voce che è già una musica, senza basi strumentali. Qualcuno la paragona un po’ ad Aretha Franklin e a Tina Turner, personalmente la etichetterei come una cantante dalla propria personalità, molto forte, direi, imponente.
Il suo primo album di successo Not that kind non sarà ricordato solo come un lavoro che ha scalato le classifiche mondiali, ma bensì come una novità che lascerà la sua buona impronta nella storia della musica contemporanea. Le uniche pecche, se vogliamo chiamarle così, sono un paio di brani classici americani, quei lenti da piano bar un po’ stucchevoli, comunque mai irritanti.
Quali canzoni scegliere per renderle memorabili? “Not that kind”, che apre l’album. La splendida “I’m outta love”, la profonda “Cowboys & Kisses” (quella da me preferita in assoluto). La spumeggiante “Wishing well”, con alcuni acuti jazz molto affascinanti, “Made for lovin’ you”, dal ritmo incalzante, per finire con la mezza ballata “Same old story”. Il tutto condito da blues and soul che pochi possono vantarsi di possedere nelle vene, Anastacia sì. L’unica perla di questo scialbo Sanremo, una dimostrazione che si può ancora fare dell’ottima musica, con sacrificio e passione, come ha detto lei stessa.
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