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Pubblicato il 17/02/2010 alle 12:53:19Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Sanremo 2010: la Clerici è moscia, le canzoni pure. Subito eliminati Cutugno, D'Angelo e Pupo con Emanuele Filiberto

di: Massimo Giuliano

Più che per gli ascolti, la prima serata del 60esimo Festival verrà ricordata per la mosciaria generale che ha dominato l'atmosfera. Antonella Clerici ha scelto di farsi precedere sulla scena da Paolo Bonolis e Luca Laurenti. E ha sbagliato.

Più che per gli ascolti, la prima serata del 60esimo Festival verrà ricordata per la mosciaria generale che ha dominato l'atmosfera. Antonella Clerici ha scelto di farsi precedere sulla scena da Paolo Bonolis e Luca Laurenti. E ha sbagliato.

In questa maniera, infatti, è stata ancora più netta la differenza tra il suo stile di conduzione, solitario e lento, e quello di Bonolis, caustico e scoppiettante. Paolo e il suo fido Luca hanno intrattenuto gli spettatori all'incirca per i primi 20 minuti, con una gag che è stata di gran lunga il momento più divertente della serata. La Clerici (nella foto con uno degli inutili ospiti, Antonio Cassano) aveva l'aspetto di chi, pur trovandosi sul palco dell'Ariston, pensa di essere ancora in un sogno: va bene l'emozione, va bene la contentezza, ma un po' di brio in più non avrebbe guastato. Non è neanche possibile fare un serio raffronto tra gli ascolti di ieri e quelli della prima serata di un anno fa, in quanto per l'edizione 2010 i dati Auditel non verranno divisi in due segmenti e sarà comunicato solo il dato unico: questo renderà difficile un paragone in numeri e percentuali come si è sempre fatto. Che furbata, eh? Ad ogni modo, ieri davanti allo schermo c'erano in media 10 milioni e 717mila telespettatori; lo share medio è stato del 45,29%. Lo scorso anno lo spettacolo condotto da Bonolis ebbe una media ponderata del 47,93% e una media telespettatori quantificata in 10 milioni 100mila. In pratica, secondo questi dati "falsati" sembrerebbe quasi che il Festival della Clerici abbia battuto - seppur di misura - quello di Bonolis in termini di spettatori, ma lo share ci dimostra, in realtà, che non è così, essendo più basso di due punti percentuali.

Veniamo alle canzoni: davvero poca roba. Dei 15 brani in gara, se ne salvano forse 4 o 5. E il Festival ha già emesso i suoi primi verdetti, facendo fuori tre artisti. Ma andiamo con ordine.

"La cometa di Halley" di Irene Grandi, che ha aperto le danze, non è orecchiabile e a un primo ascolto lascia perplessi.

Valerio Scanu ha cantato in maniera abbastanza precisa ma il suo pezzo puzza di vecchio lontano un miglio.

Toto Cutugno, uno dei tre eliminati, ha proposto la solita roba, ma almeno da uno come lui te lo aspetti; andrebbe piuttosto sottolineato che ieri l'artista ha cantato veramente male i suoi "Aeroplani". Imbarazzante.

Arisa, con "Malamorenò", propone una canzoncina allegra e simpatica, da non prendere troppo sul serio, anche se "Sincerità" era ben altra cosa (difficile ripetersi a quei livelli).

Nino D'Angelo coglie al volo la ritrovata possibilità di cantare un brano in dialetto, e con "Jammo Ja" porta all'Ariston il riscatto del sud: non si capisce niente, ma il pezzo è carino e viene forse ingiustamente eliminato.

Marco Mengoni, il vincitore di X Factor, è un piccolo fenomeno: "Credimi ancora" non è facile da interpretare per via di una struttura un po' ingarbugliata, ma lui la esegue bene, e ascoltandolo tornano alla mente le parole con cui Mina lo ha recentemente elogiato, dichiarando che con quella voce Mengoni può fare ciò che vuole. E' vero.

Simone Cristicchi, già vincitore nel 2007, è stato nelle scorse settimane il protagonista di un presunto incidente diplomatico con Carla Bruni: "Meno male" cita proprio la premiere dame (e sinceramente non si capisce a che pro), ma ci ripresenta il Cristicchi degli esordi, ironico e sarcastico verso tutti. Co-autore è Frankie Hi-Nrg.

Patetica la Clerici quando chiama in causa Morgan, svelando in che maniera l'ex leader dei Bluvertigo sarebbe stato a Sanremo: la conduttrice tira fuori un foglietto e legge alcuni versi de "La sera". Sono belli, pieni di poesia, esattamente quella che manca ad Antonella quando, guardando in camera, si rivolge a Morgan e gli dice: "Io sono sempre stata intollerante nei confronti della droga. Spero che tu, e tutti quelli come te, possiate ritrovarvi". Insomma, all'improvviso Morgan si è trasformato in un tossico senza più speranze, come se il giudice che a X Factor parla lucidamente di musica non fosse lui ma una sua controfigura, e come se davvero tutto questo baraccone imbastito contro di lui non fosse sempre più schifosamente ipocrita. Noi, quando si era ventilata la possibilità che alla fine Morgan andasse lo stesso a Sanremo, eravamo stati fortemente critici; non è andata così, e quindi la critica la giriamo al bigottismo che ieri anche la Clerici ha dimostrato. Non se ne può più di questi finti paternalismi che cercano di recuperare la "pecorella smarrita" Morgan.

E arriviamo al clou della serata, "Italia amore mio": squisitamente trash nella performance del trio Pupo-Emanuele Filiberto-Luca Canonici. Un pezzo che di per sè non sarebbe neanche male, se non fosse per il contesto in cui viene proposto. Diciamo solo una cosa: il Principe savoiardo ha cantato, e non lo ha fatto neanche male. Il brano, tuttavia, è stato eliminato. Prima dell'avvio della kermesse, M. Gabriella di Savoia si era espressa molto duramente su Emanuele Filiberto: "Papà Umberto II non l'avrebbe permesso, ma ognuno ha il suo modo di pensare e agire. Umberto II aveva un rispetto quasi sacro per il cognome che portava, ma ognuno è libero di fare le cose che vuole, secondo le proprie capacità". Intanto i genitori di Emanuele Filiberto avevano annunciato che, se il figlio avesse superato le prime selezioni, sarebbero andati a Sanremo per sostenerlo. Attenzione, però: giovedì sarà possibile un ripescaggio.

Malika Ayane è colei che, a nostro personale giudizio, meriterebbe la vittoria: "Ricomincio da qui" è bellissima, con alcuni passaggi armonici da brividi. E lei la intona alla grande.

Il Festival finisce qui: i restanti artisti in gara (Enrico Ruggeri, Nomadi con Irene Fornaciari, Noemi, Povia, Sonohra e un reggaeggiante Fabrizio Moro) deludono sostanzialmente tutti, presentando motivi opachi e senza troppo mordente. Per lo meno, la prima impressione è questa. Annamo bene...

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