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Pubblicato il 17/03/2005 alle 01:52:15Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Con “Fiori Su Marte” i Lomé al debutto per L’Eubage

di: Francesco Ammannati

Jazz o non jazz? Questo è il problema…PROBLEMA?! Fossero questi i problemi della musica italiana..

Un paio di premesse prima di addentrarci nell’ascolto di “Fiori Su Marte”, l’album di debutto dei Lomé.
Innanzitutto, chi sono e un po’ di storia: il nucleo del gruppo è composto da Riccardo Ruggeri e Andrea Manzoni, rispettivamente voce e pianoforte, che, dopo un “periodo di angosciante pianobar” attorno al 1999-2000 decidono di provare nuove strade. Dopo una breve parentesi insieme a un percussionista (che comunque vale loro una menzione al World Music Festival a Fivizzano nel 2001), si aggrega ai due Luca Bertinaria (e il suo contrabbasso). Nel 2002, con la collaborazione di Stefano Melis al sax, si classificano terzi alla rassegna “Strade del Cinema”, dove entrano in contatto con la loro attuale etichetta, L’Eubage: da questa collaborazione, e dall’ingresso del quarto effettivo, Andrea Beccaro alla batteria/percussioni, vede la luce a fine 2004 il primo CD ufficiale della band.
Già con queste informazioni si può iniziare a intuire dove questo quartetto talentuoso vuol andare a parare. Riassumiamo: la loro line-up prevede voce, pianoforte, contrabbasso, batteria – la loro etichetta produce in massima parte classica e jazz...

- Un quartetto jazz! - diranno subito i miei piccoli lettori (di Collodiana memoria..). E invece…ni!
“Fiori Su Marte” è un album di non immediata comprensione e molto più complesso di quanto le rassicuranti 11 tracce possano far pensare. O, almeno, se lo si vuole apprezzare in tutta la sua ricchezza e profondità è necessario concedergli più di un ascolto. Al termine del processo non si rimane delusi.
La musica dei Lomè è di difficile collocazione nel panorama musicale attuale, soprattutto quello in italiano, soprattutto nell’ambito della giovane musica indipendente: l’attitudine dei musicisti è sicuramente jazz, e questa è una garanzia per quanto riguarda la qualità tecnica e il gusto dell’esecuzione. Il prodotto finale invece è di più ampio respiro; i brani sono costruiti sulla struttura classica di canzone (pur con qualche concessione a break di improvvisazione), per questo grande attenzione è stata posta negli arrangiamenti, in modo da creare composizioni accessibili, ma sofisticate. In quest’ottica il ruolo della voce (e dei testi) riveste un’importanza cardinale: e in questo senso i Lomè trovano in Riccardo Ruggeri un’arma capace davvero di dare un’impronta determinante a tutto il lavoro.
Nonostante l’immagine sia spesso abusata e citata a sproposito, in questo caso la voce è un vero e proprio strumento aggiunto, con le sue continue modulazioni in grado di sottolineare, enfatizzare e duettare in modo veramente entusiasmante col piano (che peraltro svolge un gran lavoro davanti e dietro al mix) e svolazzare sopra una base ritmica impeccabile e mai banale. Le similitudini che vengono alla mente sono ovviamente Quintorigo, Capossela, ma anche Avion Travel e Paolo Conte, tutto condito con sonorità jazz e una voce ormai inconfondibile.

E’ difficile innamorarsi al primo assaggio di “Fiori Su Marte”, ma non per questo lo definirei un disco “ostico”: una maggior cura nell’ascolto è sì necessaria per percepirne la ricchezza strumentale e compositiva, per immergersi nella poetica surreale dei testi, ma basta poco perché i brani entrino in testa e, perché no, facciano battere ritmicamente il piede. Questa è una caratteristica preziosa per un gruppo alla prima prova, che nel contempo dimostra una buona maturità e grande originalità (e coraggio) nel presentare la propria proposta musicale.

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