Sulle corde di Lucio (Giunti) di Franz Di Cioccio e Riccardo Bertoncelli
di: Paolo Ansali
In occasione del decennale della scomparsa di Lucio Battisti, la Giunti Editore pubblica il libro con una serie di interviste raccolte da Franz Di Cioccio e Riccardo Bertoncelli a chi l'ha conosciuto da vicino. In occasione del decennale della scomparsa di Lucio Battisti, la Giunti Editore pubblica il libro con una serie di interviste raccolte da Franz Di Cioccio e Riccardo Bertoncelli a chi l'ha conosciuto da vicino.
In occasione del decennale della scomparsa di Lucio Battisti, il 9 settembre del ’98 a 55 anni, la collana Bizarre della Giunti pubblica Sulle corde di Lucio (160 pp, 12,50 euro), le “indagini battistiane”, condotte da Franz Di Cioccio e Riccardo Bertoncelli. La bibliografia su Battisti è già piuttosto corposa, ma in questo caso l’accoppiata è singolare, un decano della critica e un musicista di lungo corso. Di Cioccio ha rispolverato i suoi ricordi quando, nel magico biennio 69/71, ha suonato come turnista in classici come “Acqua azzurra, Acqua Chiara” a “La canzone del sole”, prima di lanciarsi nella carriera con la PFM. Il libro raccoglie le testimonianze di chi, come Di Cioccio, l’ha conosciuto da vicino e ha lavorato accanto a lui, nel giro milanese della Ricordi prima e la Numero Uno, poi.
Ecco le parole di Pietruccio Montalbetti dei Dik Dik e Roby Matano dei Campioni, tra i primi a credere in lui, il fotografo Cesare Monti, sue molte copertine degli album, e il tecnico del suono Valter Patergnani, il produttore Alessandro Colombini, il Phil Spector italiano, e Alberto Radius, con la Formula Tre fece l'unico tour della sua carriera. Poi la cantante e traduttrice Marva Jane Marrow e Mara Maionchi, oggi star tv di X Factor, che lavorò come ufficio stampa della Numero Uno. Il ritratto che n’esce è spontaneo, non solo su Battisti ma sulla scena musicale dell’epoca. Rivivono, nelle parole di chi c’era, la sua gavetta nei night come chitarrista, l’incontro fondamentale con Mogol e la carriera d’apprezzato autore che l’ha portato ad esordire, nonostante l’iniziale scetticismo della Ricordi, da solista. Il songbook di Battisti-Mogol ha cambiato il corso della musica italiana e ha, per noi, la stessa valenza di quello di Lennon-McCartney. Nel libro manca la testimonianza di Mogol, ed è più orientato sul primo periodo, lasciando al ciclo di Panella un paio di capitoli finali. I due autori, saggiamente, non si pongono scopi esaustivi, tenendosi ben lontani da toni agiografici. E’ lo spirito giusto per avvicinarsi a Lucio Battisti, al suo essere schietto e riservato al tempo stesso. Per capire meglio chi era consigliamo sempre di ascoltare tutti i suoi dischi, nessuno escluso.
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