Mogol, un Premio per stimolare gli autori a crescere
di: Antonio Ranalli
“Fango” di Jovanotti si è aggiudicato il primo Premio Mogol, destinato all'autore del miglior testo dell'anno. Il Premio Mogol, alla sua prima edizione, nasce per valorizzare l'importanza dei testi della canzoni. Ne abbiamo parlato con Mogol. “Fango” di Jovanotti si è aggiudicato il primo Premio Mogol, destinato all'autore del miglior testo dell'anno. Il Premio Mogol, alla sua prima edizione, nasce per valorizzare l'importanza dei testi della canzoni della cultura popolare italiana e stimolare gli autori a una crescita qualitativa. Jovanotti riceverà il premio - una riproduzione in oro del valore di 15 mila euro di un Tatà, antico giocattolo valdostano che raffigura un cavalluccio su due ruote - sabato 7 giugno in Valle d'Aosta all'interno del Forte di Bard. “Fango”, uscito nel dicembre 2007 e inserito nell'ultimo album di Lorenzo Safari, è stato scelto da una giuria presieduta dallo stesso Mogol e composta da Barbara Palombelli, Aldo Cazzullo e Linus all'interno di una short list di 35 brani. Questa la motivazione che Mogol ha espresso in merito al Premio assegnato al brano di Jovanotti: “Sono convinto che il valore poetico non sia frutto di abili compiacenze letterarie o di effetti piu' o meno scioccanti di parole ben formulate che possono suscitare persino delle emozioni. Per me poesia è aderenza alla vita senza filtri ne' riserve, la forza del pensiero davvero vissuto, l'acuta sofferenza che diventa parola o il brivido di gioia che esplode nel cuore e si liquefa nella lacrima. E' fotografia senza cornice d'argento che riverbera ugualmente luce su un sentimento rivissuto per un attimo. E' delusione profonda annacquata dalla rassegnazione. E' gusto e disgusto. Tenerezza e rabbia senza freni. E' istinto, impulso. Passato e presente che si incontrano o si scontrano. Fiori di campo improvvisamente sbocciati sull'anima, grida disperate contro l'ingiustizia. Ma soprattutto è innocenza. La poesia è materia, materia umana come la mano rugosa del papà di Lorenzo. Molto di tutto questo è contenuto nel bellissimo testo di Jovanotti”. Ne abbiamo parlato con Mogol.
Antonio Ranalli. Un premio per valorizzare i testi della musica italiana non è una novità in Italia. Però fa piacere vedere che una manifestazione di questo tipo sia intitolata a lei, che è l’autore di testi e poesia in musica piu’ importante che la nostra musica abbia mai avuto. Come e’ nata questa iniziativa”
Mogol: Non sono stato io a proporre questo Premio. E’ stata la Regione Val d’Aosta che, nel tentativo di valorizzare la canzone italiana, ha pensato di ideare un premio da assegnare al miglior testo italiano, che consiste in una riproduzione in oro dal valore molto consistente. Tutto questo per stimolare gli autori italiani, famosi e non, a scrivere dei bei testi. Gli organizzatori hanno pensato di dedicarlo a me, in un momento dove nella musica la cultura del marketing sta mettendo da parte la qualità. Per questo ho accettato la loro proposta.
A.R.: Il vincitore di questa prima edizione è Jovanotti con “Fango”. Indubbiamente questo brano rappresenta un percorso importante per l’artista, che in questi ultimi anni non ha mai mancato di stupire il pubblico con testi decisamente particolare. Lei con ha seguito il percorso maturato da Jovanotti in questi 20 anni?
Mogol: Ritengo il percorso artistico di Jovanotti molto gradevole. Però in questo caso c’è una grossa qualità nella canzone. E’ un testo importante, che denota un grande lavoro nella composizione. E’ un testo poetico di indubbio valore.
A.R.: Tra i 35 testi presi in esami, chi altro si è distinto particolarmente?
Mogol: Ce n’erano diversi. Ora non voglio fare nomi, comunque il prossimo 7 giugno, nell’incontro che si terrà al Forte di Bard, noi nomineremo altri tre testi importanti.
A.R.: Questo premio intende in qualche modo spingere anche i giovani autori verso al qualità. Eppure oggi gli spazi a disposizioni sono sempre minori, mettersi in evidenza con opere di rilievo artistico diventa sempre piu’ difficile. Secondo lei, approfittando di questo spazio per lanciare un appello al nuovo Governo, quali politiche ed iniziative andrebbero messe in cantiere per aiutare i giovani artisti e rilanciare la musica di qualità?
Mogol: Il problema grosso, lo ha detto lei, è quello della promozione e del valore meritocratico delle opere, che deve si tenere presente gli interpreti, ma anche il valore delle cose nuove da parte dei giovani. E in questo momento gli emergenti hanno la vita difficile. Se fanno Sanremo li fanno esibire dopo mezzanotte. Non c’è attenzione verso la cultura e la tutela della cultura popolare. La cultura popolare è la madre di tutte le culture. Senza cultura popolare è un disastro. Per questo oggi, se si continua a tenere conto solo del profitto e dell’audience, rischiamo di avere solo cantanti di 90 anni.
A.R.: Quali sono le sue proposte?
Mogol: Come accennavo prima è tutta una questione di promozione. Io ho anche proposto alcune cose e avrei anche una formula nuova da sperimentare per i giovani. Ma non trovo un uditore, che mi dice “OK facciamo questo, ascolto il tuo consiglio”. Non ho la possibilità di essere ascoltato da nessuno. Questo mi dispiace perché credo di aver dato prova - creando il C.E.T. e solo con le strutture che ho fatto - di aver diplomato oltre 1500 allievi, tra l’altro rimettendoci di tasca mia. Questo l’ho fatto solo per la mia passione per la cultura popolare. Tutto questo serve, non tanto per crescere i giovani artisti, ma per fare in modo che le nuove generazioni non seguano la logica del profitto. Altrimenti rischiano di diventare artisti di marketing di poco valore.
A.R.: Secondo il suo autorevole parere ci sono in Italia giovani promettenti?
Mogol: Giovani preparati ci sono. Il problema è emergere. fare in modo che vengano ascoltati con attenzione. Oggi assistiamo a trasmissioni televisive che vengono impostate sul cantante. Tutto questo è molto limitate. E’ il mondo musicale che deve arrivare allo spettatore, non la prova di canto fatta su un motivo musicale di successo, magari scritto piu’ di 20 anni fa. Indubbiamente questo può essere spettacolo, ma la musica ha bisogno di altro.
A.R.: Tornando al Premio. In giuria ha avuto tre personaggi diversi, ovvero Barbara Palombelli, Aldo Cazzullo e Linus. Come si sono comportati nel giudicare le canzoni?
Mogol: Sono stati molto attenti. Li ho scelti proprio perché sono tre personaggi importanti, ma diversi tra di loro, ed aperti ad una cultura attuale e viva.
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