Mia Martini ovvero il risveglio della coscienza femminile - Un moderno 8 Marzo, Festa della Donna
di: Pippo Augliera
Sin dal suo esordio Mia Martini ha dato una svolta ai testi nei quali è visibile un risveglio femminile a evidenziare il ruolo di una donna che acquista coscienza di se attraverso significativi percorsi e di un’artista che ha precorso i tempi. Sin dal suo esordio Mia Martini ha dato una svolta ai testi nei quali è visibile un risveglio femminile a evidenziare il ruolo di una donna che acquista coscienza di se attraverso significativi percorsi e di un’artista che ha precorso i tempi.
Mia Martini da subito ha dato una svolta ai testi triti e ritriti dove imperano i cuori che fanno rima baciata con gli amori. Basta leggere la poesia Oltre la collina, firmata da Claudio Baglioni nel ’71 (...E io fuggo, correndo, camminando, zoppicando, strisciando per terra..), per evidenziare quale è la novità rispetto agli argomenti allora trattati e sottolineare il ruolo di una donna che acquista coscienza di se attraverso percorsi di dolore, di sofferenza. Nell’omonimo album di esordio, sono evidenziati temi scottanti come il suicidio in Lacrime di Marzo, scritta ancora da Baglioni (...Mi sono uccisa ieri, non ce la facevo più...) e lo stupro in La vergine e il mare o la diversità in Tesoro ma è vero.
In Padre davvero c’è la ribellione di una figlia nei confronti di un padre padrone (..ti prenderanno in giro da matti, ah non mi avessi mai generato!), Come si suol dire, un esordio con il botto, all’avanguardia, con il quale è innegabile constatare un risveglio femminile, fermo restando che la consapevolezza di esso viene acquisita sin da bambina.
Anni dopo, infatti, in Gli uomini non cambiano viene tracciata la linea di questo percorso, partendo dalla infanzia...Sono stata anch’io bambina di mio padre innamorata, per lui sbaglio sempre e sono la sua figlia sgangherata, ho provato a conquistarlo, non ci sono riuscita, la pazienza delle donne incomincia a quell’età … . E quello che dovrebbe essere un dono, cioè il risveglio, diventa obbligatoriamente una condizione limitante, spesso celata dalla donna, per confermare il ruolo dominante e di potere dell’uomo.
Mia Martini, soprattutto nella sfera sentimentale, ha dovuto pagare questo prezzo, grazie al quale ha contribuito a spianare la strada al suo uomo, ha fatto la sua parte affinché lui diventasse grande e fosse riconosciuto il suo talento, fino al punto di mortificarsi, con ritiri artistici, prima sporadici e via via più frequenti e lunghi.
Nel brano Canto alla luna, con i versi scritti proprio da Ivano Fossati, c’è espresso tutto l’impeto di una rabbia (‘è che purtroppo il nostro canto alla luna cade spesso nel deserto della sterilità’) relegata ad una mera implorazione alla luna, perché deve restare taciuta al mondo. E’ importante dire che questo testo probabilmente sia stato suggerito dalla stessa Martini e tradotto dal cantautore. In “E non finisce mica il cielo”, composto da Fossati, si rivendica una autonomia legata ad una chiusura di un rapporto e alla capacità di andare avanti, nonostante le paure e le incertezze. Una maniera nuova e sorprendente, nella versione al femminile, di sciogliere i nodi della dipendenza (‘perché io avrò qualcuno, perché aspettando te potrei scoprirmi ancora sulla strada, per ritornare in me’).
Precedentemente Mia Martini aveva trattato in Io donna, io persona del 1976 la storia di tre donne (una cover-girl, una madre, una vedova) che difendono e ostentano i loro diritti in una società che tende a giudicare pesantemente. Il brano, come accadde per “Padre davvero”, incappa nella censura della Rai per il riferimento a temi considerati forti come l’erotismo e l’aborto. Questo argomento torna l’anno dopo in “Libera”, testo scritto da Luigi Albertelli, centrato sulla libertà d’azione e di espressione del pensiero, inclusa la scelta di diventare madre. In Donna sola viene fuori un ritratto di donna abituata all’isolamento, nel bene o nel male, e sa decidere da sola, capace di affrontare una prospettiva di solitudine (...io non sono più io, mi sento da sola… sarà che questo mondo ha rovinato tutti i sogni miei..) che fa da contraltare ad una immagine di uomo che non piange mai, e difficilmente mostra le proprie emozioni. Questo esercizio occulto della intelligenza femminile, che comporta un asservimento al predominio maschile, è ben tratteggiato in “Donna fatta donna” sintetizzato nella frase significativa Donna fatta donna… mi piegai come una canna su di te. Troviamo la stessa prospettiva in “Donna con te” dove c’è il passaggio da una frequenza di uomini leggeri, che implica la libertà di scegliere, ad un presunto grande amore che fa sentire donna ma che la inchioda a delle regole alle quali deve sottostare, camminando un passo indietro e restando all’ombra.
C’è anche il tentativo di usare una chiave ironica in “Tutti uguali”, brano apparentemente leggero, dal significato profondo e amaro (Adesso parlo come mia madre quando diceva rivolta a mio padre che tutti gli uomini sono bugiardi bevono giocano e tornano tardi. Tutti uguali, tutti uguali...).
Ancora più illuminante è il testo di “Ritratto di donna”, scritto da una autrice Carla Vistarini, nel quale vi è una confessione aperta sulle varie sfaccettature dell’universo femminile che quando si rivela può risultare spiazzante...Un ritratto di donna non si fa con due colori. E’ un’idea da discutersi. Ti sorprende ma un’anima ce l’ho e posso anch’io volere o no, però. Io vedo e sento, lavoro e penso e il mio domani è un giorno immenso... Emerge il riconoscimento dei valori femminili, espressione del momento in cui le donne hanno avuto la possibilità di confronto con le altre ed hanno scoperto la loro forza e la necessità di far valere i loro diritti...Io canto e amo liberamente e cerco un mondo, un continente per rincontrarci, ma veramente ancora mi pretendi amante donna e bambina ma gioie nei pensieri miei ne ho poche o nessuna....
Splendida e originale, e qui si va oltre, toccando la sfera onirica e allucinatoria, è “Guarirò, guarirò”, composta da un geniale Mimmo Cavallo, centrata sull’ipotesi di una donna che sperimenta proiettandosi nell’avvenire : ‘Questo e’ il mio orgoglio della donna che voglio ed è per questo che mi avventuro per dimostrare a me stessa e al mondo l’ipotesi di una donna futuro’.
L’apice di questo risveglio viene toccato nel 1989 quando Enzo Gragnaniello scrive l’emozionante “Donna”, sicuramente in anticipo sui tempi, alla luce delle notizie di cronaca attuali in cui si evidenziano le violenze esercitate sulle donna da parte di uomini che si fanno forti muovendosi all’interno di un branco. La stessa Mia Martini ha commentato..Nel brano “Donna” non vi è descritto un solo tipo di donna, si parla di diverse violenze che si fanno alle donne e non solo quelle fisiche; come diceva il grande Lennon: la donna è il negro del mondo. La donna è la cattiva coscienza, è la madre; la donna è colei che deve capire, è il trat d’union, è quell’equilibrio… la donna è la follia, la tentazione; la donna è il dubbio ma è anche la soluzione. Mi ritrovo in questo testo e lo sento perché ho subito delle violenze sia come artista che come donna...
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