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Pubblicato il 25/08/2004 alle 08:47:41Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Bullfrog - The Road To Santiago (Andromeda Relics AND 09)

di: Giancarlo Passarella

Valido cd, velato da piacevole confusione geografica: la band e' veronese, il riferimento e' l'hard rock inglese degli anni'70, parlano di viaggi verso Santiago, baci ad una prosperosa Mary Lou e poi omaggiano Joe Walsh, quando era nella James Gang.

Valido cd, velato da piacevole confusione geografica: la band e' veronese, il riferimento e' l'hard rock inglese degli anni'70, parlano di viaggi verso Santiago, baci ad una prosperosa Mary Lou e poi omaggiano Joe Walsh, quando era nella James Gang.

La battaglia che Gianni Della Cioppa a favore del buon hard rock seventies passa anche dal lavoro della Andromeda Relics, etichetta che sino a qualche mese fa era affiancata da una omonima rivista: se il rock di 3 decenni fa rientrava nelle tue vibre, su quelle pagine potevi farti una full immersion, godendo come un pazzo.
Il magazine e' stato abbandonato, perche' le spese erano dieci volte piu' degli incassi: l'etichetta invece prosegue la sua attivita', sia ristampando materiale scandolasamente dimenticato, sia investendo su giovani produzioni.

Nel caso dei Bullfrog, si tratta del secondo cd uscito per questa etichetta, dato che nel Settembre 2001 avevamo gia' ascoltato il loro debutto discografico con l'album Flower On The Moon: l'unica cosa che unisce i due dischi e' la presenza di una cover, di un solo remake che ben si amalgama con il resto del sound. Nel 2001 e' toccato ai canadesi Moxy, mentre per questo The Road To Santiago l'omaggio e' per la James Gang, ma soprattutto all'allora writer che era Joe Walsh, prima di entrare negli Eagles.

Detto che un loro brano e' stato inserito nel 2003 nella compilation Burn! (allegata al magazine Classix!) e che i Bullfrog nello stesso anno si sono esibiti come supporting band al concerto bresciano di John Lawton (voce prima degli Uriah Heep e poi dei Lucifer's Friend), non possiamo che gioire nell'ascoltare un disco italiano (fatto in Italia, con musicisti e collaboratori italiani, pensato sulle colline veronesi di S.Martino Buon Albergo...) che ha potenzialita', velleita', ambizioni e credenziali europee... minimo europee.
Quando il critico arriva a conclusioni di questo spessore (e cio' - vi posso assicurare - e' assai raro, sommersi come siamo da paccottiglia italiota di scarsa professionalita'), molte volte si va a cercare i difetti, proprio per non assegnare al progetto solo lodi sperticate. Diciamo allora che la produzione esecutiva curata da Fabio Serra e' ottima, specialmente in quei brani piu' rock, mentre qualche ingenuita' in fase di post produzione vi e' nei pezzi blues oriented: l'amore di tutti per i gia' citati Uriah Heep o i Deep Purple con Coverdale o nel sotto stimato Come Taste The Band mi sembra forte e questo traspare in ogni suono che esce del cd.
Non riesco pero' a gioire del tutto nell'analizzare il package: booklet ed in-lay mi sembrano inferiori (rispetto al cd) come studio grafico e resa in fase di stampa: scusatemi se insisto su questi aspetti (che possono sembrare marginali), ma sono stato abituato male, visto che negli anni'70 i dischi che compravamo in vinile PRIMA si vedevano, poi si aprivano, in seguito si analizzavano in ogni aspetto e POI si mettevano sul giradischi, facendosi rigirare tra le mani quel cartone 33x33 cm...!

Riguardo alla iniziale confusione georgrafica a cui accennavo all'inizio, questo mi e' servito solo per rafforzare la dimensione poco locale dei Bullfrog, trio veramente interessante in ambito hard rock, vivamente consigliato a chi ritiene che Bad Company prima e poi Black Crowes siano band che hanno lasciato un segno indelebile nel panorama rock internazionale.

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