Naif Herin: io genuina cantautrice con un'anima ribelle
di: Laura Gorini
E' uscito lo scorso 27 gennaio E' tempo di raccolto (TdE ProductionZ), il quinto album della eclettica cantautrice valdostana Naif Herin alias Christine Herin. E' uscito lo scorso 27 gennaio “E' tempo di raccolto”(TdE ProductionZ), il quinto album della eclettica cantautrice valdostana Naif Herin alias Christine Herin.
Vediamo di conoscerla meglio grazie al proverbiale sostegno dell'Ufficio Stampa Parole e Dintorni che ringraziamo per la collaborazione.
Naif Herin...chi si nasconde dietro questo nome?
Una bambina cresciuta in un villaggio di montagna che giorno per giorno diventa donna testando sulla sua pelle la difficolta' di essere controcorrente. O ancora una persona con una forza d’animo autorigenerante che grazie alla sua passione ha raggiunto gli Stati Uniti per registrare con musicisti di fama internazionale, che si sta costruendo oggi un percorso artistico in un Italia difficile e che domani uscira' con folgorante sfrontataggine sul mercato francese.
Ancor prima di ascoltare la tua musica si rimane estremamente colpiti dal tuo look: capelli lunghi e rasta che fanno intuire che sei una vera ribelle...e' davvero così?
Sono sempre stata una persona molto comprensiva e pensierosa, buone qualità per un ribelle. Qualche anno fa ho sentito il bisogno di cambiare la mia persona esterna, perche' quella interna ha sempre brillato di estro e bizzarria. I miei capelli acquistano senso con il mio volto: sono infatti gli uni l’opposto dell’altro! Ed e' in questa chiave di lettura che mi sento maggiormente compresa. Ovvero una dolcezza disarmante e una elettricita' altrettanto esplosiva. Si', sono sfuggente e spiazzante, mi ribello agli stereotipi, che mi scivolano addosso proprio come i miei capelli!
Ribelle e cos'altro?
Caparbia, presuntuosa, calma, radiosa, perseverante, maliziosa, comprensiva, pretenziosa, onesta nel bene e nel male. Sai, combatto ogni giorno per controllare la mia emotivita' con il pensiero, ma mi innamoro di tutto cio' che mi sembra infinitamente bello: del resto mi basta un sorriso di un bambino per farmi venire un nodo in gola!
Qual'e' la tua idea di ribellione?
E' quella sana presa di responsabilità, concisa e serena capacità di coscienza di noi stessi e delle nostre diversità, esposta con trasparenza e tranquillità e se necessario con un bel po’ di rumore!
Ribellione a parte cosa hai cercato di inserire in “E' tempo di raccolto”, il tuo nuovo cd?
Era arrivato il momento di ordinare il raccolto della mia musica in un contenitore e metterlo in dispensa. Il disco contiene brani che ho composto dopo l’esperienza americana, che mi ha portato a registrare con i musicisti di Prince a Minneapolis, e il progetto artistico “femminino anarchico project”, progetto di sperimentazione vocale electrofunk che si e' concluso con la vittoria a "Musicultura 2009".
A proposito perche' questo titolo?
Le foto del disco mi ritraggono nel campo di grano di mio padre: lui fatica tutto il giorno per la sua campagna mentre io la stessa dedizione la applico sulla musica.
Il disco raccoglie il seminato degli ultimi anni; volevo congelarne i frutti, come si fa con i sacchetti di minestrone. Sono state delle buone annate creative per me e produttive per mio padre, ma come ogni buon contadino spera, il futuro sara' ancora più florido!
Com'e' strutturato?
E' composto da tredici pezzi. In particolare si parte con un ouverture, o meglio una specie di porta che ti permette di entrare nel mio mondo sonoro. Segue una prima parte pop, con il brano vincitore di "Musicultura 2009", una parte piu' concisa, il singolo francese, una chiusura in grande stile e una canzone scritta per Mina.
Sei autrice di tutti i brani?
Si', sono autrice di testo e musica, e ho registrato la maggior parte degli arrangiamenti, insieme al mio fido collaboratore Simone “Momo” Riva che ha curato anche la parte del mixaggio e la masterizzazione.
In che situazione nasce un tuo pezzo?
In situazioni di emergenza, tra un impegno e l’altro mi ritaglio del tempo per me, chiusa nel mio studio in mezzo alle montagne del Nord Italia. E cosi' i brani nascono dall’esigenza di comunicare.
Hai alle spalle altri quattro cd...In che cosa e per che cosa differiscono da “E' tempo di raccolto”?
Il primo disco ufficiale risale al 2005, ma non lo ascolto da un sacco di tempo!
Dopodiche' ho prodotto nel 2009 “E' tempo di raccolto” e il 22 marzo uscirà il mio disco francese “Faites du bruit“. Oltre a questi dischi ufficiali, i fan hanno creato delle compilation di mie produzioni, brani inediti e chicche ricercate nel mio repertorio live. Dai, sono davvero intraprendenti!
E qual'e' il film rouge che li lega tutti?
La mia voce e la mia visione del mondo. Per il resto: hanno tutti sonorita' molto differenti.
Ma veniamo ora al tema live...Come e' strutturato un tuo concerto tipo?
Non ho una struttura fissa, infatti il concerto si plasma in base a molti fattori, uno tra questi, il pubblico.
Solitamente definisco una scaletta e la consegno alla band con tanto di spiegazioni della serie “perche' e per come”, ma i miei musicisti sanno che non devono abbassare la guardia e che durante i concerti apporto delle modifiche in itinere senza preavviso. Quando provo con musicisti nuovi, gli altri di solito se la ridono sotto i baffi, appena pensano di aver capito tutto e si rilassano succede qualcosa che ci fa cambiare rotta: del resto io sono al timone, ma ho bisogno che loro siano attenti e capaci.
Con quali musicisti ami esibirti?
Con persone di cuore che amano quello che fanno, infatti non mi piace il musicista che prima di tutto mette davanti il soldo, anche se credo sia fondamentale che il soldo esista. Mi piacciono i musicisti che li lasciano andare, e mi piacciono le persone competenti.
E che mi dici della dimensione acustica?
Adoro assistere ai concerti voce e chitarra, a quel punto ci si senza troppi fronzoli della qualita' di un artista, l’intimita' che un cantautore raggiunge con il suo strumento mi affascina. Mi piace la dimensione acustica, soprattutto quando e' affiancata da una piu' aggressiva.
E il tuo concerto che ami particolarmente ricordare? (
Un concerto francese qualche tempo fa, c’erano quindicimila persone che saltavano sulle note della “Ballata del povero Giuda desolato”: e' stato molto divertente!
Ultima domanda: perche' un ragazzo dovrebbe venire a un tuo concerto secondo te?
Incito tutti i ragazzi ad andare a vedere i concerti: dobbiamo ritrovare l’amore nei confronti della musica live che purtroppo in Italia si e' un pochino perso. Dobbiamo riconquistare la fiducia degli ascoltatori e proporre degli spettacoli divertenti, interessanti ed emozionanti. Questo e' il mio credo, quindi se vorranno raggiungermi ad un mio concerto saro' lieta di esibirmi per loro e se decideranno di diventare miei sostenitori gli sarò grata, e meglio ancora se a fine concerto mi raggiungeranno per dirmi che gli ho fatti emozionare saro' la persona più felice della terra. La musica dal vivo serve proprio a questo, a farci vivere le emozioni e a prenderne parte con buona parte del nostro corpo e del nostro cuore.
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