La musica degli Afterhours per Italo Calvino
di: Antonio Ranalli
E’ stata inaugurata al Palazzo dell’Arte della Triennale a Milano, un omaggio artistico alle “Città invisibili” di Italo Calvino. In mostra anche un’installazione targata Afterhours. Ispirata al romanzo di Italo Calvino Le città invisibili (1972), letto e amato da generazioni di lettori, la mostra mira a mettere al lavoro la creatività progettuale di artisti di diverse discipline, impegnati a interpretare – con le loro installazioni – le morfologie "impossibili" immaginate da Calvino nel suo libro. Al contempo mira a evidenziare come Calvino abbia saputo essere uno straordinario precursore e cartografo delle trasformazioni urbanistiche in atto nella seconda metà del secolo scorso, anticipando con la sua visionarietà alcuni dei tratti peculiari e salienti delle città e delle metropoli contemporanee. Undici artisti appartenenti a diverse discipline sono stati incaricati di visualizzare in una stanza del Palazzo dell’Arte della Triennale di Milano o in un idoneo spazio urbano una delle "città invisibili" di Calvino.
La mostra: 5 novembre 2002 – 9 marzo 2003
Queste le installazioni previste:
Bauci. La città post-antropica (Videoarte – Studio Azzurro)
Armilla. La città idraulica (Architettura – Roberto Serino/Mimmo Paladino)
Ersilia. La città relazionale.(Light Art – Carlo Bernardini)
Leonia. La città immondezzaio (Semiotica + scenografia – Ugo Volli e Leila Fteita)
Cloe. La città degli sguardi (Cinema – Giuseppe Piccioni)
Teodora. La città del ritorno del rimosso (Fumetto. Disegnatori Bonelli)
Irene. La città acustica (Musica + scenografia – Afterhours e Forcolini Lab)
Zobeide. La città gomitolo (Azione scenica/Digital Art – Marco Pozzi)
Fedora. La città virtuale (Design – Gaetano Pesce)
Zenobia. La città sospesa (Land Art - Giuliano Mauri nel parco di fronte alla Triennale)
Despina. La città delle illusioni ottiche (Scenografia –Margherita Palli al Piccolo Teatro di Milano ).
La mostra sarà completata da un percorso fotografico, a cura di Giovanni Chiaramonte, sui grandi fotografi dell’ 800 e ‘ 900 che hanno lavorato sul tema del non visibile della città.
Per tutti coloro che dal 05 novembre 2002 al 09 marzo 2003 si presenteranno alla Triennale con la copertina del cd "Quello che non c'è" degli Afterhours, sconto alla cassa sul biglietto d'ingresso!
Curatore: Gianni Canova
Allestimento: Alberto Ferlenga
Segreteria organizzativa: Marina Paul
IRENE - La città acustica
Manuel Agnelli per Afterhours
Una città di suoni è da lontano un insieme armonico con un solo carattere. Più ci si avvicina però, più si perde il concetto di unità. I musicisti e/o le diverse fonti sonore, i "quartieri", musicalmente comunicanti ma distanti e indipendenti fra loro nello spazio vengono percepiti nella propria
individualità come caratteri unici della città e vivendo di vita propria prendono, durante il percorso, via via l'uno il sopravvento sull'altro. Il visitatore viene assorbito e accettato come parte integrante della vita del "quartiere ", ma se rumoroso o/e distratto si trasforma nell'elemento
disturbante che altera l'armonia dell'ecosistema sonoro producendo la reazione della fonte musicale a lui più vicina che perde progressivamente contatto con il resto dell'ambiente, esce dalla chiave armonica e dal ritmo per ritornarvici solo a passaggio avvenuto.
Carlo Forcolini – Thomas Berloffa
La pedana-altipiano, le torri, il fuoco, le impronte che segnano la presenza/assenza sia dei cittadini di IRENE sia dei suoi osservatori offrono una visione della città alquanto enigmatica. Sporgendosi all'interno delle torri, l'osservatore potrà avvicinarsi con lo sguardo alle tantissime IRENE del mondo, raffigurate sulle superfici dei coni con il vertice rovesciato a cinquanta centimetri più in
basso del piano di calpestio del pubblico. E da quei vertici profondi, sale verso l'alto il suono delle sei partiture in cui è stato scomposto il brano degli Afterhours. L'intera composizione musicale si potrà ascoltare fuori dal cerchio virtuale delle torri verso la parete di fondo. Questa rappresentazione onirica del racconto di Calvino non permette al ubblico di conoscere o sapere qualcosa di più di IRENE: "d'altronde poco importa: a vederla standoci in mezzo sarebbe un'altra città; IRENE è un nome di città da lontano, e se ci si avvicina cambia".
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