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Interviste
Pubblicato il 09/03/2015 alle 20:04:05Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Due chiacchiere con Antonio Sorrentino dei Metro'

di: Adila Salah

Incontriamo Antonio Sorrentino dei Metro', la band aquilana vincitrice del Festival di Ghedi 2014, che ci racconta del loro primo singolo e dei prossimi passi.

I Metro' sono una band aquilana che, ad un anno dalla sua formazione, ha già raggiunto importanti traguardi.
Vincitori del Festival di Ghedi 2014, sono stati premiati dalla REA/100Radio al Casinò di Sanremo nel febbraio 2015, durante la settimana del Festival, con il disco d'argento come "Miglior gruppo emergente", e all'uscita del loro primo singolo "La parte più debole", arrivano alla Top50 della classifica Pop di iTunes e alla Top100 di quella generale al primo giorno di uscita.
Abbiamo incontrato il frontman della band Antonio Sorrentino, che ci ha parlato del loro percorso e delle loro ambizioni.


Ciao Antonio. Chi sono i Metrò?
Ciao a tutti! I Metrò sono: io, Antonio Sorrentino voce della band, Luigi Tarquini che si occupa delle chitarre, Federico Fontana al basso e Marco Fiorenza alla batteria.

Perché avete scelto questo nome?
In realtà la scelta del nome non è stata cosa semplice. Abbiamo impiegato circa due mesi per deciderlo insieme, ma alla fine la scelta è caduta su Metrò. Diciamo che questo nome ha qualcosa di “urban wild” che ci piaceva molto, italiano, semplice e diretto, ma soprattutto è il nome di un locale della nostra citta, L’Aquila, dove eravamo soliti incontrarci e sognare del nostro futuro.

Voi venite da L'aquila appunto, una città martoriata dalla piaga del terremoto. Cosa è stato fatto e cosa può essere ancora fatto?
La situazione a L'Aquila rimane sempre abbastanza difficile. Nei primi anni dopo il sisma è stato fatto molto poco perché era difficile gestire una situazione di emergenza come quella nella quale si era ritrovata la nostra città. Adesso per fortuna sembra che le cose si siano sbloccate ed è partita anche la ricostruzione del centro storico. I Metró sono nati proprio in questo momento di difficoltà. C'era l'esigenza di esprimersi in qualche modo, noi ci siamo riusciti e continueremo a farlo tramite la musica.

"La parte più debole", primo singolo di una band emergente che non si fa strada attraverso un talent show, esce il 10 gennaio ed entra subito nella top50 nel genere pop e nella top100 della classifica generale su iTunes. Che effetto fa ?
Mai ci saremmo aspettati un tale esordio e ne siamo felicissimi. Per noi “emergenti” non è semplice far valere le proprie qualità. Molto spesso troviamo porte chiuse senza nemmeno la possibilità di bussare. Credo che la forza di questo brano sia stata capita a pieno. Ci sta dando tantissime soddisfazioni.

Di cosa parla "La parte più debole?"
Il brano parla della lotta interiore che scaturisce dal sentirsi diversi dagli altri e, contemporaneamente, del desiderio di conformarsi alla massa per paura di non essere compresi. Spesso interpretiamo questa diversità come la nostra parte più debole, senza capire che invece è essa a renderci unici. Credo che tutti almeno una volta nella propria vita abbiano sentito la necessità di liberarsi della propria parte più debole. In realtà questa canzone funge da inno per tutti coloro che si sentono “diversi”, e vuole incoraggiare proprio questa diversità.

Scrivi tu i testi?
Si, ma ovviamente presentare i testi al resto della band non è sempre cosa semplice... diciamo che ci vanno giù pesante!! Il nostro è comunque un lavoro di squadra ed ognuno diviene così indispensabile all’altro.

”130 volti” è il brano con cui avete vinto il Festival di Ghedi 2014, che tocca il tema del femminicidio. Com'è nato il brano?
Questo brano inizialmente aveva un altro titolo “Scarpe rosse”. Diciamo che non ero riuscito a pieno a far arrivare ciò che realmente volevo dire. Poi grazie alla penna di Alberto Marino, siamo riusciti a parlare di questo tema in un modo non scontato e misterioso. 130 sono i volti delle donne che sono state uccise nel 2013. E’ un tema a me molto caro e volevo assolutamente parlarne, sperando che un giorno, chissà, possa cessare questo inutile accanimento.

Raccontami della Vittoria al Festival di Ghedi!
Questo festival è stato un evento significativo e costruttivo del nostro percorso, ci ha permesso di esibirci davanti ad esponenti di rilievo del settore discografico quali: Toni Vandoni (direttore Radio Italia), Roberto Rossi (Sony Music Italia), Marco Ragusa e Daniel Favero (Warner Chappell Italia), Piero Calabrese (produttore e autore), Luca Colombo (primo chitarrista Orchestra del Festival Sanremo) ed Elio Cipri (Red Fish). La vittoria ci ha senza dubbio dato una carica emotiva e una convinzione maggiore nel nostro progetto. I giudizi sono stati molto positivi, e cosi la nostra “130 volti” ha guadagnato la medaglia d’oro.

Quest'anno durante l'ultimo Festival di Sanremo invece siete stati ospiti e vi siete esibiti a Casa Sanremo, e al Casino, dove avete ricevuto il premio come “Miglior band emergente” da parte della REA/100Radio.
Questa è stata la nostra prima esperienza dietro le scene dell’Ariston. Abbiamo assaporato tutto ciò che circonda il Festival e per il nostro progetto è stato sicuramente un grande passo, a partire dalla promozione radiofonica fino ai live in Casa Sanremo e al Casino. Diciamo che per essere esordienti assoluti ricevere un premio di tale portata è una soddisfazione immensa. Con questo colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che stanno credendo in noi e nelle nostre capacità, in primis la REA e il Circuito 100Radio per questo meraviglioso e importante premio.

E quindi deduco che aspiriate anche al palco dell'Ariston?
E’ il nostro sogno da sempre. Sanremo è senza dubbio la manifestazione italiana per eccellenza, oltre ad essere una grande opportunità artistica. Ad ogni modo tenteremo la scalata sanremese e, a dita incrociate, speriamo che il prossimo sia il nostro anno!!

Com'è nata la vostra collaborazione con Noise Symphony e Francesco Tosoni?
E’ stato Federico che è riuscito ad entrare in contatto con Francesco inizialmente. Il nostro incontro con lui ci ha cambiato decisamente la vita. Francesco sin dall’inizio ha creduto in noi e ci ha fornito gli strumenti e gli input necessari per ottenere un prodotto al “passo con i tempi”, internazionale, ma che sentissimo soprattutto nostro.

Avete aperto un concerto dei Nomadi, che esperienza é stata per voi ?
Quando abbiamo ricevuto la telefonata per partecipare a questo evento non volevamo crederci. Un gruppo cosi di rilievo come i Nomadi che ha fatto la storia della musica italiana, stava dando questa possibilità a noi piccoli mortali. E’ stata un' esperienza fantastica potersi esibire davanti a 7mila persone. Costruttiva sia da un punto di vista professionale, ma utile anche nella nostra crescita come band.

Il rapporto con la musica dal vivo. Che effetto ti fa salire su un palco?
Ogni volta è un' emozione enorme. Mi da una carica pazzesca. Devo dire che i live sono fondamentali per me. Mi fanno sentire vivo, pieno di energia. Sento proprio il bisogno di comunicare con il pubblico e quando intuisci che il pubblico stesso contraccambia questa forza, si crea un'atmosfera magica.

Quali sono i prossimi passi e a quando il primo disco ?
Abbiamo tantissimi progetti, ma cerchiamo di fare un passo alla volta e rimanere sempre con i piedi per terra. Per il momento siamo impegnati con il tour radiofonico de “La parte più debole” in tutta Italia. E’ prevista, inoltre, la pubblicazione di un secondo singolo in primavera...e il resto verrà da sé.

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