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Interviste
Pubblicato il 05/12/2003 alle 09:11:17Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Da piccolo sognavo di fare l’astronauta: Roberto Ferrari

di: Antonio Ranalli

Si chiama “Mission To Space” l’impresa che il Dj Roberto Ferrari intende portare avanti: diventare il primo Dj della storia a trasmettere direttamente dallo spazio.

Roberto Ferrari, conduttore di “Ciao belli”, il programma radiofonico di Radio Deejay, si prepara alla grande impresa denominata “Mission To Space” che si realizzerà nel 2005. Sarà, infatti, il primo DJ a trasmettere dallo spazio, nonché il primo turista spaziale europeo della storia. Ecco cosa ha raccontato di questa avventura.

Quando è nato l’amore per le missioni spaziali?
“Io sono del 1965 e in quel periodo si faceva un gran parlare di astronavi russe e americane. Era il tempo della missione Apollo: all’età di quattro anni sono rimasto incollato davanti al televisore per vedere lo sbarco sulla Luna raccontato in diretta da Tito Stagno. All’asilo disegnavo sempre razzi con dentro la cucina e la camera da letto: inconsciamente la mia vita era già proiettata nello Spazio”.

Volare era il tuo sogno proibito?
“Mica tanto proibito. Approfittando di una zia fidanzata con un controllore di volo di Fiumicino, ho iniziato a volare fin da piccolo, quando salire su un aereo era un autentico avvenimento, non come oggi che è facile come prendere l’autobus. Restava il mito dello Spazio, ma crescendo ci si convince che è impossibile, così ho accantonato l’idea”.

Potevi tentare la carriera da astronauta...
“Avrei dovuto laurearmi in ingegneria spaziale, ma non avevo la pazienza necessaria. Ho fatto studi più semplici, ma comunque interessanti: sono perito elettronico. Inoltre, è arrivato il mio altro grande amore, la radio, che mi ha riportato anche mentalmente sulla Terra”.

Hai il brevetto di pilota d’aerei?
“Non ancora, ma ho intenzione di prenderlo al mio ritorno dalla missione spaziale”.

I successi con Radio Deejay, comunque, non hanno cancellato completamente la tua passione per lo Spazio...
“Assolutamente. Diciamo che l’ho coltivata in maniera ‘casalinga’ attraverso libri e documentari: ricordo di aver seguito passo a passo la preparazione dello shuttle negli Anni 70. E naturalmente sono un cultore di tutta la cinematografia spaziale: da ‘2001 Odissea nello Spazio’ a ‘2010 Anno del contatto’. Prediligo i film che sono più scienza che fantascienza: ‘Apollo 13’ è il mio preferito”.

L’inconveniente, per usare un eufemismo, capitato agli astronauti dell’Apollo 13 non ti spaventa in vista della tua missione spaziale?
“No. Io sono fatalista: è più pericoloso attraversare la strada nell’ora di punta a Milano, dove rischi di essere investito da un’autista ubriaco e da uno che sta scappando dopo aver rubato l’auto”.

Di cosa hai paura?
“Il mio unico terrore è il dentista. Riguardo alla missione spaziale, invece, non ho alcun timore. Non prendetemi per incosciente: so perfettamente che andare nello Spazio è qualcosa di imponderabile, però mi sento rassicurato dai successi delle missioni russe del passato e dall’alta qualità dei controlli medici”.

Lo scorso settembre hai avuto il primo approccio con una base spaziale russa e ti sei sottoposto alle visite mediche: com’è andata?
“Sono rimasto impressionato dalla dottoressa che mi ha visitato: è in grado di capire se sei sano o quale malattia hai semplicemente guardandoti negli occhi. È un autentico genio. Poi, naturalmente, mi ha sottoposto a tutta una serie di esami più scientifici e sofisticati, che riguardano soprattutto il cuore, la pressione, gli occhi e le orecchie”.

E il referto finale ha detto che...
“Sono abile e arruolato per la missione”.

Facciamo un passo indietro: quando hai capito che andare nello spazio non era più un sogno irrealizzabile?
“Quando nel 2001 ho letto di Dennis Tito, il primo turista spaziale. Finalmente non era più indispensabile essere ingegneri, scienziati o piloti di caccia per salire su un’astronave. A Radio Deejay, durante il mio programma ‘Ciao Belli’, ho lanciato un appello dicendo che anch’io avrei voluto andare in orbita, ma che non avevo i 20 milioni di dollari pagati da Dennis Tito”.

Volare fra le stelle “da turista” costa 20 milioni di dollari?
“Si dice che quello fosse il prezzo all’epoca di Tito. Pare che sia sceso a 11 con l’africano Mark Shuttleworth. Quel che è certo è che purtroppo non esistono last minute stellari”.

Quando hai fatto l’appello per trovare finanziatori che ti spedissero nello Spazio, gli ascoltatori di Radio Deejay ti avranno preso per pazzo...
“È probabile, perché a ‘Ciao Belli’ ho una credibilità vicina allo zero quando faccio discorsi seri. Per mia fortuna, qualcuno mi ha preso sul serio: la Incredible Adventures, un’agenzia di viaggi di Cuneo specializzata in vacanze davvero incredibili, mi ha proposto di organizzare la missione spaziale. A quel punto ero io che pensavo a uno scherzo. Invece è tutto reale, anche se alcune vicissitudini, fra cui la tragedia dell’11 settembre a New York, hanno rallentato il progetto”.

Nel 2005 salirai sulla navicella Souyz e volerai sulla base spaziale russa ISS: il tuo personale countdown è iniziato lo scorso settembre con i testi medici e attitudinali. Che impressioni hai avuto dalla tua prima visita a Mosca?
“Ho trovato una metropoli pulita e serena; molto più pacifica di come la descrivono: noi abbiamo girato tranquillamente di notte senza scorta o accompagnatori ufficiali. Mosca e tutta la Russia sono in costante evoluzione”.

E l’impatto con il Centro Spaziale Yuri Gagarin?
“Impressionante. Anche se non è più una base segreta, è rimasto un alone di estrema riservatezza: il centro spaziale, infatti, appare all’improvviso dopo aver percorso un viale di quindici chilometri immerso nella foresta. Su un fianco ci sono alcuni casermoni dove vivono tutte le persone che lavorano nella struttura. In passato, il personale era obbligato a trascorrere tutta la vita all’interno del perimetro militare: per il mondo esterno erano come fantasmi. La base non ha la parvenza avveniristica una struttura americana: è molto spartana, ma tutto funziona alla perfezione, dagli uomini agli aerei”.

È una base aerea per i Mig e i Sukoy, i caccia più veloci del mondo?
“È ancora di più: quegli aerei vengono costruiti e testati proprio lì, quindi custodisce segreti importanti ed è logico che adotti misure di sicurezza più restrittive di certe basi spaziali americane, dove entri comprando il biglietto come a Disneyland, almeno prima dell’11 settembre 2001”.

Come ti hanno accolto?
“Hanno voluto conoscermi per capire se ero solo un cialtrone in cerca di pubblicità o uno con intenzioni serie: per loro i soldi sono importanti, ma se una persona non gli ispira fiducia, non la mandano a combinare guai nello Spazio nemmeno per tutto l’oro del mondo. Quando si sono resi conto che la mia è passione autentica, mi hanno adottato e in mio onore hanno fatto uno strappo al rigoroso cerimoniale: un Sukoy 31 ha compiuto alcune evoluzioni complicatissime, dal giro della morte al “morso del cobra”, in una sorta di airshow improvvisato che è durato un quarto d’ora”.

Nell’aprile del 2004 tornerai al Centro Spaziale Yuri Gagarin di Mosca per altre due settimane di addestramento, nelle quali affronterai il volo suborbitale e quello a gravità zero: la prova più dura, però, l’hai già superata nei quattro giorni di test dello scorso settembre...
“Arrivare a 25 mila metri sarà un’emozione incredibile, ma non sarà scioccante come il volo sul caccia L39, perché su quell’aereo si sopporta un’accelerazione di gravità fino a 5G. Tutto dipende dalla velocità del loop e quanto più stretta è la curva di rientro: quando sei a 5G, la gravità ti schiaccia contro il sedile e non riesci nemmeno ad alzare una mano”.

Cosa si indica con il termine 5G?
“Un’accelerazione di gravità di 5G significa che pesi cinque volte il tuo peso corporeo. Per fare un raffronto con un’evoluzione che molti di noi compiono normalmente, le montagne russe più potenti che io abbia mai provato, lo Space Mountain di Disneyland a Parigi, non raggiungono i 2G”.

Nella prossima fase dell’addestramento vivrai anche l’esperienza del volo suborbitale...
“È possibile effettuarlo solo sul Mig 25, che è l’aereo più veloce al mondo: vola a mach 3.2 e arriva ai limiti della stratosfera. Sale tranquillamente a 25 mila metri (un aereo di linea non supera i 12 mila), ma il suo record è 37 mila metri: li ha raggiunti in un’unica occasione e quando è atterrato i motori stavano fondendo”.

Perché il volo suborbitale con il Mig 25 è tanto emozionante?
“Quando sei ai limiti della stratosfera vedi la curvatura terrestre e il cielo nero stellato anche se stai volando in pieno giorno”.

Come avviene la simulazione del volo a gravità zero?
“È la stessa tecnica usata per girare il film ‘Apollo 13’: un grande aereo completamente vuoto si porta a 10 mila metri e si lascia cadere per 30 secondi in stallo. Durante la caduta vertiginosa, tu flutti al suo interno: questa operazione viene ripetuta dieci volte di seguito”.

Con gli astronauti russi in che lingua parlerai?
“Durante l’addestramento in inglese. Per la missione spaziale, però, sono costretto a imparare il russo. O perlomeno la terminologia tecnica, perché sulla Soyuz e sulla base Iss tutte le scritte sono cirillico: devo essere in grado di eseguire i compiti che mi affideranno i miei due compagni di viaggio. Per ora non spiaccico una parola di russo, ma lo imparerò presto: la difficoltà più grossa è che si usano caratteri di scrittura molto diversi”.

Sarai un turista spaziale operativo o ti limiterai ad osservare i tuoi colleghi astronauti?
“La base orbitante ha bisogno di manutenzione giornaliera, un’attività che impegna gli astronauti per mezza giornata: io mi renderò utile eseguendo lavori ‘umili’ ma assai importanti come il controllo del riciclatore d’acqua”.

Come si ottiene l’acqua potabile nello Spazio?
“Produzione propria! È un riciclo naturale: si beve, si va in bagno, un apparecchio depura il nostro liquido trasformandolo in acqua potabile e il processo ricomincia. L’acqua prodotta da tutti è a disposizione di tutti: se ne può bere al massimo due litri al giorno”.

E il cibo?
“In questo caso noi siamo soltanto gli chef di quello che mangiamo: sono pappine facili da ingoiare”.

Vivrai per un paio di settimane in assenza di gravità: quali sono le controindicazioni?
“In assenza di gravità ci si gonfia, perché il cuore lavora di meno e si ‘addormenta’. Inoltre devi tenere i muscoli in costante allenamento, usando attrezzi studiati apposta, per compensare l’assenza di peso: io sulla Terra sono 60 chili; nello Spazio peso zero e i muscoli rischiano di atrofizzarsi”.

È vero che una prolungata permanenza nello Spazio è deleteria per le ossa?
“A gravità zero smette di riprodursi una parte dell’osso che ci protegge esternamente. Non è un problema che riguarda me: si corrono dei rischi solo restando in orbita parecchi mesi e in quel caso c’è il pericolo che l’osso si sbricioli appena lo toccano. L’unico modo per preservarsi da questo rischio è limitare il tempo di permanenza nello Spazio: non conosco esattamente qual è il limite critico, però ho visto astronauti rientrati nell’atmosfera terrestre dopo cinque mesi scendere dalla navicella sulla sedia a rotelle e riabituarsi a camminare gradualmente”.

Torniamo alle emozioni di questo viaggio interstellare: sulla base spaziale vedrai sorgere e tramontare il sole ogni 90 minuti...
“La base spaziale viaggia a 23 mila chilometri orari attorno alla Terra, restando a una distanza costante di circa 400 chilometri. Ogni orbita dura 90 minuti: sarà come vivere 16 velocissimi giorni ogni 24 ore; quindi sarà come restare nello Spazio 160 giorni”.

Farai la passeggiata spaziale all’esterno della base?
“Non lo so. Dipendesse da me... L’unica certezza è che mi faranno fare parecchie simulazioni per essere in grado di farla”.

Oltre a realizzare il tuo sogno di bambino, questa missione spaziale ti fa stabilire anche alcuni record: sei il primo turista spaziale europeo e il primo deejay al mondo che trasmette dallo Spazio!
“In ciascuna orbita stiamo per pochi minuti in ‘zona Italia’: in tutti quei momenti io mi collegherò in diretta con Radio Deejay per raccontare il mio diario di bordo”.

Nei sei mesi che precedono il lancio continuerai a fare il programma “Ciao Belli”?
“Certamente. Nei primi quattro mesi è richiesta la mia presenza in Russia solo nei weekend. Negli ultimi due mi collegherò da Mosca, perché vivrò praticamente ‘blindato’ in un ambiente asettico: se non voglio compromettere la mia missione spaziale, non posso prendermi nemmeno un raffreddore”.

È vero che dalla Terra è possibile parlare con voi astronauti sulla base ISS?
“Un italiano ha installato un antenna speciale studiata apposta per dialogare con i radioamatori sulla Terra”.

La tua missione spaziale ha anche un aspetto divulgativo e didattico?
“Sono già d’accordo con il Comune e la Provincia di Milano (che ringrazio per tutto l’aiuto che mi hanno dato, compreso il permesso di presentare ‘Mission To Space’ in una cornice stellare come il Planetario) che una volta tornato sulla Terra andrò nelle scuole a raccontare come una persona assolutamente comune come me sia riuscita a diventare, seppure per un unica occasione, un astronauta”.

La tua “Mission To Space” sarà descritta nei minimi dettagli in un documentario che realizzerai in prima persona: i russi ti hanno autorizzato a effettuare riprese video ovunque?
“Filmerò tutto: dall’addestramento di aprile a quello di sei mesi durante il countdown, fino alla nostra attività sulla navicella e sulla base spaziale. Naturalmente ci sono situazioni, dalle prove nell’AcquaCosmos al volo in assenza di gravità, in cui non è consigliabile, per me che sono ancora inesperto, portarsi appresso una telecamera: in quei casi potrò contare su un loro operatore specializzato. C’è una micro telecamera perfino nella centrifuga”.

Quali “effetti personali” porterai con te fra le stelle?
“La telecamera, musica, libri e il computer con tutte le mie cose, comprese le foto di mia moglie Imma e di mia figlia Camilla”.

La tua famiglia ti seguirà in Russia?
“Mia figlia all’epoca avrà 8 anni e dovrà frequentare la scuola elementare. Mi raggiungeranno negli ultimi due mesi prima del lancio e resteranno a Mosca per tutta la durata della missione spaziale, perché non ci capiterà più, intendo a tutti e tre, di rivivere un’esperienza così fantastica”.

Roberto Ferrari: il primo deejay del mondo a trasmettere dallo Spazio. Noi “in bocca al lupo” te lo diciamo in italiano; ma tu hai imparato almeno come si dice “Ciao Belli” in russo?
“ПРИВЕТ, КРАСИВЬІЕ “

Si ringrazia Federica Moretti di Parole e Dintorni per aver concesso la pubblicazione dell’intervista.

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