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Interviste
Pubblicato il 26/11/2008 alle 18:14:10Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Aida Satta Flores, cantautrice del Sud, una vita in musica da Augusto alla Banda

di: Alessandro Sgritta

Abbiamo intervistato Aida Satta Flores, cantautrice siciliana ma di origini sarde e spagnole, che dopo aver pubblicato il cd+dvd “Aida Banda Flores” ha vinto il Premio Lunezia Live e il Premio Speciale Mia Martini, ripercorriamo la sua storia...

Abbiamo intervistato Aida Satta Flores (nella foto di Mary Addari), una delle più grandi cantautrici italiane, siciliana di Palermo ma di origini sarde e spagnole, che dopo aver pubblicato il cd+dvd “Aida Banda Flores” (Latlantide/Emi) ha vinto il Premio Lunezia Live e il Premio Speciale Mia Martini, ripercorriamo a ritroso la sua storia umana e artistica dalla collaborazione con Augusto Daolio alla Banda...

Hai pubblicato questo disco “Aida Banda Flores” dopo alcuni anni di silenzio discografico…
Nel 2002 avevo pubblicato “Voglio portarti musica” dopo dieci anni in cui mi sono dedicata alla vita, ho fatto un altro figlio (ne ha due, ndr.) e nel 2000 ho fatto teatro per un anno con Tuccio Musumeci e Giustino Durano, con la compagnia del Teatro Biondo Stabile di Palermo girando in tutta Italia, ho sempre fatto concerti eccetto i tre anni dal ’95 al ’98, in questi anni di “silenzio ufficiale” ma non musicale secondo me ho scritto le canzoni più belle e ho fatto gli eventi e i concerti più belli, che poi sono finiti nell’ultimo disco…

Che è un disco live ma contiene tutti inediti e qualche cover incisa per la prima volta…
Finalmente, c’è stata una recensione che diceva che era un disco di cover con qualche inedito e invece è il contrario, sono pezzi inediti dati in pasto direttamente al pubblico suonati con la mia band e con le bande siciliane itineranti, oltre al Complesso Bandistico “Giuseppe Verdi” diretto dal M° Salvatore Di Grigoli…

Ci sono poi due brani registrati in studio, “La canzone che non sai” e “Ninna nanna d’amore”...
I due pezzi finali l’ho registrati in studio, “La canzone che non sai” faceva parte dell’album precedente ed è la canzone con cui chiudo tutti i miei concerti da dieci anni, sia quelli con la band che con la Banda, e la banda entra però in studio, tipo orchestra, invece di un tappeto di violini c’è un tappeto di fiati e una cantante lirica, è un disco libero, non so se è bello ma è libero…

Proprio ieri a Roma è stato presentato il libro di Paolo Talanca “Cantautori novissimi” (Bastogi) dove sei citata tra le poche cantautrici italiane del terzo millennio insieme a Carmen Consoli, Isa, Chiara Morucci, Patrizia Laquidara, Veronica Marchi, Claudia Pastorino…
Paolo è stato molto carino, mi ha solo citato perché non mi conosceva ancora bene, l’ho invitato a presentare il suo libro il 6 dicembre nella libreria più piccola ma più famosa di Palermo che si chiama “Libreria dello spettacolo Broadway”, ci sarà una degustazione di vini siciliani e io con i miei musicisti faremo un percorso dei “cantautori novissimi”, da Tenco fino a me, questa cosa mi emoziona molto perché mi sono accorta che quando mi affaccio e qualcuno mi conosce un po’ meglio anziché fermarsi ad Aida Satta Flores “quella che ha lavorato con i Nomadi” (con tutto il rispetto) e con il mitico Augusto Daolio, però spesso non sanno le canzoni che scrivo…quando mi conoscono e mi amano per me il successo è questo…

Se i cantautori (come sostiene Talanca) sono quelli che scavano nella parola e innovano il linguaggio senza ripetere sempre gli stessi termini abusati, tu in “Canzone semplice” crei dei neologismi come “noiezza” e “allegrezza”…
Sì è un po’ onomatopeico con tutte queste zeta, ero veramente turbata, avevo letto, dovevo scrivere una canzone, erano le 3 del pomeriggio (perché non è vero che devi scrivere per forza di notte con un bicchiere di vino in mano), in casa c’era rumore, un figlio con Marilyn Manson, un altro con la playstation, il traffico di Palermo che non fa mancare i suoi rumori, allora mi sono messa a letto con un cuscino sulla testa, ho acceso il mio cellulare che mi fa da segretaria e anche da registratore e ho scritto letteralmente “io, mi sconfortavo, se, non producevo, e, negli occhi mi viaggiava un velo di noiezza…” (canta) perché c’era una zanzara che non mi faceva dormire e mi toglieva il sonno, volevo scrivere ma non mi era possibile…

Poi ci sono delle parole che non conosco come “zammù” e “kajal”…
Sono dei termini in dialetto siciliano, “zammù” è l’anice, “kajal” è un termine arabo che indica una polvere usata per il trucco degli occhi (come il mascara), io sono d’accordo con Talanca sul fatto che uno basta che studia un po’, legge un po’ di letteratura, suona uno strumento, poi scrive una canzone, ci mette delle belle parole, delle belle immagini, e si sente “cantautore”, secondo me no, è un autore, la differenza per me fra autore e cantautore è la stessa che c’è tra parolaio e paroliere, per Talanca è tra canzone seriale e canzone im-mediata, cioè senza mediazioni, perché scrivo di getto, poi con gli anni centellino la parola ma questo anche quando amo un uomo o quando parlo, non ho un canovaccio, a volte mi fermo perché cerco la parola però non sono certo “costruita” nel mio linguaggio, e forse è un danno ma invece oggi è un antidoto contro l’appiattimento delle televisioni…

Tu in vent’anni di musica non hai mai fatto un grande successo, ti sei spesso ritirata nella tua vita privata e hai dipinto le tue canzoni con i colori dei Nomadi, pop, rock, etnici, africani, ora con la Banda, però il modo di scrivere i testi e di cantare è rimasto sempre tuo…
Ad esempio “Anime salve” di De André e Fossati è uno di quei dischi che amo perché è una specie di concept album del suono, è come se fosse un’unica canzone come sonorità e mi fa impazzire, però ci sono anche artisti come Vecchioni, Ruggeri, Cristicchi che assomigliano a me in questo perché siamo forse disorientanti musicalmente e all’interno di uno stesso disco facciamo canzoni molto diverse, cambiamo, io lo faccio perché mi diverte, c’è un vestito giusto per ogni momento, mi piacciono i tacchi a spillo ma anche i piedi nudi e le scarpe da ginnastica, perché altrimenti mi annoierei, non sono una musicista…

A questo proposito ti volevo chiedere qual è la tua formazione musicale?
Io sono la principessa degli ignoranti, se Celentano è il re, pensa che tanti anni fa Pino Daniele mi fece un sacco di complimenti quando gli feci sentire la mia canzone che presentai a Sanremo nell’89 prima che ci mettessero mano Gino Paoli e Vessicchio (cantavo “Certi uomini”, all’epoca si cantava dal vivo su base musicale) e lui mi disse che era bello il fatto che fossi “ignorante” musicalmente (sono “melodista non trascrittore”) perché questo mi porta a fare delle cose che un musicista non farebbe, io passo da una strofa molto arzigogolata e difficile a un ritornello di una semplicità disarmante, ad es. in “Canzone semplice” poi spiazzo con il testo dicendo “con le mutande che si vedono…” (ride), io ho imparato a suonare la chitarra nella mia cameretta arancione a Catania…


Poi sin da giovanissima hai vinto dei concorsi musicali…
Ho vinto un concorso per teen-agers nell’81 che non cito perché mi vergogno, però non erano ancora i tempi di Maria De Filippi, c’era Luciano Salce nella giuria che mi premiò come attrice perché avevo interpretato un monologo che avevo scritto io e che pensavano fosse di Shakespeare, probabilmente perché ci avevo messo dentro un sacco di dramma e di pathos, poi ho vinto Castrocaro nell’85 e l’anno dopo sono andata a Sanremo per la prima volta con “Croce del Sud”…


Sei molto teatrale come espressività, hai sempre avuto questa passione per il teatro?
Il teatro mi affascina e non lo conosco, tutti mi definiscono “teatrale”, se io fossi famosa come Carmelo Bene potrei dire “io sono il teatro”, anche se mi dai un elenco telefonico da leggere, forse sarà la mia “razza” mista (sono siciliana, nonni sardi e spagnoli) che mi porta all’esagerazione, il teatro è esagerazione della realtà, però poi nella scrittura non sono teatrante, casomai “fingitore” come diceva Pessoa, il poeta è fingitore, che non vuol dire falso, è che mentre ti sto dicendo che ti amo ci credo e poi chissà se dura, ma mentre lo dico ci credo se no non l’avrei detto, perché sono paroliera, mentre oggi molti sono parolai…

Scrivi tutto da sola, testo e musica, hai mai pensato di collaborare con qualcuno?
Troppo da sola, ma sì, a parte che ancora non c’è il ponte sullo stretto di Messina, nel senso che sono isolana e isolata, ho fatto tre volte Sanremo e l’unico ricordo amichevole di un produttore al mio fianco è quello con Augusto Daolio…

Mi parli del tuo incontro con Augusto Daolio?
Augusto mi ha insegnato a bere il vino rosso (anche ora durante l’intervista lo sto bevendo…), mi ha insegnato a non vergognarmi della semplicità (che non vuol dire leggerezza) e poi una cosa rarissima nell’ambiente, non ha firmato nemmeno una virgola di Siae delle mie canzoni e non si è permesso di correggere niente, perché (e aveva ragione) una canzone o la scrive da solo un cantautore oppure c’è un team che taglia, cuce, centellina, unisce il ritornello, l’inciso, tipo “brainstorming”, si lavora insieme, ma spesso uno solo perché è famoso ti corregge e impone il suo nome, Augusto mi ha lasciata libera, è stato uno dei primi che mi ha amata come cantante, io non credevo in me come cantante, lui era innamorato di “Fiori di carta” e de “Le mie mele” che era una ninna nanna contenuta nel disco “Il profumo dei limoni” (prodotto da Augusto nel 1992, ndr.) che io volli arrangiare solo per chitarra e archi, c’è sempre una ninna nanna nei miei dischi, quest’ultima (“Ninna nanna d’amore”) è dedicata al mio uomo, quella era dedicata al mio seno, alle mie tette, che sono un po’ grosse per una cantautrice, se l’abito fa il monaco…(ride)

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In effetti sei abbastanza prosperosa, la classica donna mediterranea e sensuale, saresti piaciuta anche a Fellini, per questo forse nell’ultimo disco c’è l’omaggio ad Amarcord di Nino Rota?
Sì mi è piaciuto ma mi piacciono anche gli opposti, mi piace l’essenzialismo, il Luchino Visconti di “Morte a Venezia”, il Tornatore di “Nuovo Cinema Paradiso” e mi è piaciuto anche Fellini, la banda me lo ricordava, l’idea della banda è nata un po’ per nobilitare il concetto di banda perché ero stanca di sentire che se una banda suonava bene sembrava un’orchestra e se un’orchestra suonava male sembrava una banda, un giorno mi trovavo all’Assessorato ai Beni Culturali della regione Sicilia e mi venne l’idea della banda, che è un bene culturale vivo, perché se tu togli la banda in molti paesini siciliani e al sud in genere la gente dice “ma stasera non c’è la musica?”, la banda itinerante coincide con l’idea stessa di musica, le storie che si tramandano di bocca in bocca sono quello che manca ai giovani di oggi che si stanno rincoglionendo davanti alla televisione, allora ho deciso di far entrare la banda nella mia musica leggera, ma non la banda intellettuale di Bregovic o Capossela (che io amo) ma proprio la banda di paese, non so se è stata un’operazione intelligente ma simpatica, la banda che si sente nel disco e nel dvd è stata arrangiata da un musicista di “musica leggera” (Ruggero Mascellino), invece “Il ballo della Vita” (che prende spunto dai tragici fatti di Nassirya, ndr.) è quella più bandistica perché gli arrangiamenti li ha fatti il direttore della Banda, il M° Di Grigoli…

Quest’anno hai vinto sia il Premio Lunezia che il Premio Mia Martini…
A giugno ho vinto il Premio Lunezia Live per il valore musicale e letterario delle mie canzoni (come miglior live di una cantautrice), poi ho vinto il Premio Speciale Mia Martini “Donna live”, perché probabilmente intanto è una novità questo fatto del disco di inediti live, e poi perché io sono da prendere dal vivo, nel bene e nel male, in concerto mi dò, è come fare l’amore e stare in confidenza, sono felice in concerto, invece nelle rassegne o a Sanremo mi mancava la saliva, non mi dò, non mi sento a mio agio, e penso che la gente lo senta, lo vedo nei concerti…

Sul palco dai tutta te stessa, mi ricordi molto Mimì e Loredana Berté sotto questo aspetto…
Sì me lo dicono in tanti, è bello questo, comunque sono artiste o donne che ragionano con tre elementi: la testa, il cuore e le viscere, sicuramente il corpo ha una dimensione importante nel mio essere artista, anche se io me ne vergogno un po’, non ho più vent’anni, sono anche buffona, ironica, non faccio la bambola sexy, non sarei all’altezza…(ride)


Negli anni scorsi hai partecipato anche al Premio De André e a O’Scià con Baglioni a Lampedusa…
Ti racconto com’è nato questo disco, ho registrato i miei concerti, li ho fatti sentire a un po’ di persone, Sergio Staino mi regalò la copertina della prima edizione di “Aida Banda Flores” che l’Italia non conosceva, l’ho pubblicata solo in Sicilia nel 2005 per venderlo ai miei concerti siciliani e regalarlo a qualche amico nella speranza che accadesse qualcosa, l’ha sentito Baglioni e mi ha invitata ad O’Scià, l’ha sentito Latlantide che l’ha fatto sentire agli editori EMI che mi hanno chiesto se avevo qualche registrazione video di questi concerti live, io avevo autoprodotto il dvd del mio concerto del Politeama e quindi fra luglio e agosto l’hanno pubblicato per la prima volta in tutta Italia, ha una lunga storia “Aida Banda Flores”, parte nella mia mente nel 2004 l’idea di sposare le bande, lo pubblico in Sicilia nel 2005, mi frutta la partecipazione ad O’Scià nel 2006, al Premio De André nel 2007 e viene pubblicato finalmente in tutta Italia nel 2008…


Ti hanno definita la “De Gregori in gonnella”, ti riconosci in questa definizione?
Nel mio immaginario personale e collettivo è il Principe Cantautore, è stato il mio primo amore, e ancora oggi io impazzisco e vorrei fare la cover di “Per brevità chiamato artista” così come “La valigia dell’attore”, nell'ultimo disco c'è "L'abbigliamento di un fuochista", una delle prime che ho cantato fu “La storia”, sono incantatissima, lui non lo sa ma mi precede sempre negli argomenti che tratto nelle canzoni che scrivo e viceversa, così la Mannoia come interprete, io faccio “Che sarà che sarà” con la mia band e l’anno dopo lei la fa su disco come cover, io canto “Sally” di Vasco e l’anno dopo la fa anche lei, e la gente non lo sa perché lo facevo nei concerti (su disco in genere non metto cover), di Fossati ho fatto “L’angelo e la pazienza”, anche lui se si è “sporcato” di pop e di rock con i suoi ultimi dischi mi piace molto, si diverte, uno non può fare sempre la stessa cosa, io sarò impopolare in quello che sto per dire, tutti osannano il vecchio De Andrè invece a me non piaceva, a differenza degli ultimi dischi come “Anime salve” e “Creuza de ma’” che sono dei capolavori assoluti, però mi chiedo se quel disco lo avessi fatto io o qualsiasi sconosciuto con quelle parole e quelle atmosfere che avrebbero detto: “è un capolavoro” o “che palle!”?, poi non lo passano le radio, qualcuno che non l’ha nemmeno sentito direbbe che è un disco di cover e così via…

Hai cantato anche “Sulla rotta di Cristoforo Colombo” di Lucio Dalla ed Edoardo De Angelis…
Nel dvd per sbaglio dico “il mio amico Enrico De Angelis” ma è un lapsus, ho detto Enrico che però non se lo merita perché non mi ha mai invitato al Premio Tenco…(ride)

Tra le canzoni dell’ultimo disco mi ha colpito molto “Goccia”, anche musicalmente…
Sono contenta che ti piaccia, pensa che i miei musicisti all’inizio non la volevano nemmeno arrangiare, invece il ritornello è molto carino…

”Sesso in frac” è un omaggio a Modugno?
Bravo, io c’ho sempre un po’ Modugno dentro, anche nella prossima inedita di cui non posso parlare, scrissi una canzone che si chiamava “L’elefante tra i cristalli non c’è più”, te lo posso dire il titolo perché poi l’ho cambiato, che parla del fatto che tutti gli orrori che vediamo in giro sono colpa degli adulti perché stanno morendo per strada la Bellezza e la Poesia, non la poesia di Foscolo ma il senso poetico del vivere, che è un peccato perché magari c’hai la bellezza accanto dentro casa o in ufficio e non la vedi perché hai modelli diversi, dobbiamo essere tutte magre, perché se non appari non esisti, invece tu non esisti se non sei, l’esistenza è quello che facciamo ogni giorno, il segno della croce, prendere la macchina, il traffico, il lavoro, ma se nell’esistenza l’essere lo perdi per strada fai solo fesserie, esisti ma sei sporco di smog, incazzato per il lavoro, poi vedi quattro fighe in televisione e pensi che la bella vita sia quella…

Qual è il tuo rapporto con la religione?
Ho avuto periodi di distacco, lontanissima, atea mai, io sono innamorata della figura di Gesù Cristo, avevo molta simpatia per Papa Wojtyla, quello di adesso è più ostico, magari sarà un grande teologo ma la religione è un’altra cosa e la teologia non lo sa, come dico nel finale di “Canzone semplice”: “alzo il volume della vita, perché la vita è un’altra cosa e una canzone non lo sa”, per questo non ho fatto carriera, perché ho vissuto invece di fare finta di vivere…

Cosa ne pensi del misticismo di Battiato, di cui canti anche “La cura” nel Dvd?
Io amo molto Battiato e a differenza di molte persone lo amo in tutte le salse, mistico, rockettaro, elettronico, sperimentatore, mi piace tutto, però da lui ho imparato che quando tu ami un artista (un pittore, un musicista, ecc.) devi fermarti a quel prodotto della sua mente e non lo devi conoscere di persona perché potresti restare deluso, io non ho mai sentito un collega parlare bene di un altro, è come se qualcuno che brilla di luce propria finisce per togliere la luce anche a te…

In Sicilia sei abbastanza conosciuta ma hai mai fatto concerti anche fuori?
L’altra sera ero ospite a Salemi di un evento organizzato da Vittorio Sgarbi e Oliviero Toscani che presentavano il loro progetto “Terremoto”, io ho cantato “Canzone semplice”, “Goccia” e “La storia” (voce e piano), c’erano Arcigay, Arcilesbica e anche due preti e tutti hanno cantato in coro con me “La storia” di De Gregori, questo episodio è molto bello e significativo di come la musica possa unire, io dico di essere “la regina dei poveri”, non sono una star però mi riconoscono e riempio i posti, mi sono mossa poco al di fuori della mia isola, ai tempi dei Nomadi ho girato per due anni (’91-’93), poi nel 2000 col Teatro Biondo però facevo l’attrice, poi ho fatto una tournée nelle piazze con Massimo Modugno e Cristiano De André, era stata un’idea di Maurizio Dinelli, che è da sempre e ancora oggi il manager dei Nomadi…

Quando ti potremo vedere prossimamente in concerto?
Sabato prossimo 29 novembre suono per l’Indipendent Music Day con Povia e Baccini al MEI di Faenza in Piazza del Popolo, dal 27 al 29 dicembre sarò in giuria al Premio Augusto Daolio di Sulmona e stiamo cercando di organizzare anche un concerto, a febbraio canterò al Tributo per Augusto a Novellara, poi spero di suonare anche a Roma il prossimo anno, non è facile perché ci dobbiamo spostare dalla Sicilia con tutta la band… a presto allora !!


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