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Pubblicato il 07/11/2004 alle 18:40:56Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Kings of Convenience: che la semplicita' regni su tutto!

di: Alessandro Mallozzi

Siamo andati al Teatro Nuovo di Ferrara, per verificare se (e come) è cambiato il duo norvegese dopo esser stato baciato dal successo che li ha fatti entrare ai piani alti anche delle classifiche italiane.

Siamo andati al Teatro Nuovo di Ferrara, per verificare se (e come) è cambiato il duo norvegese dopo esser stato baciato dal successo che li ha fatti entrare ai piani alti anche delle classifiche italiane.

Ferrara, Teatro Nuovo, 4 Novembre 2004<: i Kings Of Convenience tornano sul luogo del delitto! Ancora un tour nei teatri, a dimostrazione che l'ambiente raccolto e ovattato di un teatro si addice alla musica del duo assai di più che la rumorosa ed inquieta atmosfera dei luoghi classici del rock: "Noi non siamo una band rock, sul palco non c'è un batterista", afferma divertito Erlend Øye al termine dell'esecuzione di I Don't Know What I Can Save You From, che "bacchetta" per così dire "simpaticamente" i tentativi del pubblico di scandire il ritmo delle canzoni con un disordinato e mostruosamente fastidioso battito di mani. Dicevamo, i Kings sono tornati nei teatri, proprio come tre anni fa, ma il pubblico non è lo stesso. Ai quarantenni orfani di Nick Drake ed ai più giovani affezionati della musica indie si sono aggiunti (sostituiti?) i ragazzi comuni, quelli che ascoltando i singoli tratti da "Riot On An Empty Street" alla radio ne sono stati conquistati a tal punto da spendere la cospicua somma di 23 euro per il concerto. Ma va bene così, e non spetta certo a noi fare le pulci al pubblico. Sicuro è che i due norvegesi hanno preso atto di queste differenze dando vita ad un concerto indubbiamente diverso rispetto a quello cui il sottoscritto aveva assistito tre anni orsono. All'inizio, battiti di mani a parte, la band è la solita che conosciamo: due chitarre, qualche volta alternate da un pianoforte a coda, che ricamano le splendide melodie di Winning A Battle Losing A War, Cayman Islands, Know How, e le due voci di Eirik ed Erlend che si rincorrono e sovrappongono timidamente. Non dispiacciono gli intermezzi tra le canzoni in cui i Nostri si lasciano andare a qualche dichiarazione di simpatia verso il pubblico italiano e di apprezzamento verso le bellezze artistiche che una città come Ferrara ha saputo loro offrire durante il breve soggiorno, e ci sono sembrate sincere e per nulla forzate le parole di sconforto pronunciate da Eirik riguardo ai risultati elettorali americani e alle aspettative che egli nutriva di un "cambiamento".
Gradita sorpresa è stato l'ingresso sul palco di Davide Bertolini, italiano di Reggio Emilia trapiantato a Bergen, che per una serie di coincidenze ha prodotto e registrato le canzoni di "Riot On An Empty Street": siamo abituati a veder spesso i nostri artisti emigrare all'estero per trovare tecnici del suono in grado di vestire (più o meno) degnamente le loro canzoni, ed è quantomeno singolare vedere questo duo proveniente dal nord rivolgersi ad un italiano per produrre il proprio album: ci piace pensare che, per esempio tra le note di una Stay Out Of Trouble, c'è qualcosa d'italiano nell'arrangiamento. Il basso acustico di Davide accompagna la band per circa metà concerto, offrendo al duo un'utile spalla per riproporre dal vivo i brani più ritmati dell'ultimo lavoro. Il nostro dovere di recensori ci obbliga però a rendere conto anche di qualche pecca che qua e là abbiamo riscontrato: le frequenti interruzioni, i siparietti comici e le interazioni col pubblico costituiscono senza dubbio un valore aggiunto ai concerti dei nostri, ma nell'occasione ci pare abbiano un po' sfilacciato lo show, rendendolo meno interessante sotto il profilo squisitamente tecnico: è in parte venuta a mancare quella "magia" che le performance del duo norvegese nelle condizioni migliori sono in grado di regalare. Crediamo che la giovane età del pubblico, e probabilmente anche la stanchezza (come da ammissione dello stesso Erlend all'inizio di uno dei due acclamati bis, la stralunata ballata inedita Everybody've Got A Friend In Stockolm), abbiano in qualche modo influito nella durata e nella qualità della performance: sono mancati all'appello brani in qualche modo "necessari" quali Failure e l'intensa The Weight Of My Word, lasciando un pizzico d'amaro in bocca negli spettatori più esigenti. Tuttavia ciò non deve oscurare i meriti di un gruppo indubbiamenete valido e capace di intrattenere il pubblico, che non ha bisogno nient'altro che di una chitarra e di un pianoforte per regalare emozioni: continueremo a seguirli la prossima volta che ce ne forniranno l'occasione.

Vince Ostuni

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