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Pubblicato il 15/07/2008 alle 19:34:35Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Paolo Giordano rilegge la musica di Syd Barrett

di: Andrea Del Castello

Affascinato dalle melodie e dai testi del fondatore dei Pink Floyd, il chitarrista abruzzese trova un equilibrio tra approfondimento filologico e interpretazione personale.

“Have you seen the roses?” è un disco intenso. Come quelli di Barrett.
Ma a tutto assomiglia, questo disco, fuorché alla psichedelia proto-progressive dei primi Pink Floyd.
Voce femminile (una maestosa Jackie Perkins), quartetto d’archi (le All 4 Syd) e atmosfere prive delle improvvisazioni allucinogene sono tutti elementi che si distaccano dall’opera del Diamante Pazzo. Ma lungi dall’accostare questo comportamento al nefas argonautico, occorre riconoscere a Paolo Giordano il grande merito di non essersi lasciato sormontare dalla pur potenzialmente ingombrante figura del suo nume e di aver reinterpretato i brani in maniera peculiare.
Il bello è che pur distaccandosene sul piano formale, le rivisitazioni di Giordano mantengono intatto lo spirito della musica di Barrett, vale a dire quel carattere evocativo e immaginifico finalizzato al raggiungimento della percezione sinestesica, sviluppato e ampliato dai Pink Floyd nel prosieguo della loro carriera.
Grazie anche alle partecipazioni di chitarristi di caratura internazionale, come Frank Gambale in una addirittura funkeggiante “No good trying”, oltre a Michel Cusson, Massimo Varini e Gianni De Chellis, e alle collaborazioni di Michelangelo Brandimarte e Michael Manring (Basso), Lucio D’Alessandro (Piano) e Andrea Martella (Drums), il sound del disco è costantemente improntato su una dimensione onirica e stimolatrice d’immaginazione: un carattere che ricrea lo spirito delle commistioni artistiche proprie del contesto culturale della giovinezza di Barrett.
“Have you seen the roses?” domandava Syd, che poi aggiungeva “There’s a whole lot of colours”. Ebbene, lo stesso accade in questo disco, in cui l’ascoltatore è portato ad attivare, oltre all’udito, anche gli altri sensi. Ed è altresì spronato ad ammirare – per utilizzare le parole di chi ha sviluppato l’input di Barrett – “any colour he likes”...


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