Il servizio pubblico offerto dalla Rai, ma anche dalle piccole radio
di: Giancarlo Passarella
Vi e' un nesso tra l'emittente nazionale e le emittenti locali: informazione e rapporto con il territorio. Un compito importante che va valorizzato, anche perche' i network non lo svolgono, ne in ambito giornalistico, ma neanche in quello musicale. Vi e' un nesso tra l'emittente nazionale e le emittenti locali: informazione e rapporto con il territorio. Un compito importante che va valorizzato, anche perche' i grandi network non lo svolgono, ne in ambito giornalistico, ma neanche in quello musicale.
Ricordo sempre i mille episodi che hanno costellato i miei esordi radiofonici a Radio Sondrio nel periodo 1976/1979: poi penso ai due anni passati in Rai nel biennio 1986/87 e ci vedo parecchi nessi, passaggi logici, comunanze di intenti.
Poi penso al fatto che i network mi hanno piu' volte cercato, abbiamo parlato, pianificato, ma (ogni volta per motivi diversi...) non si e' concluso nulla e non ho mai trasmesso da nessuna di queste emittenti.
Eppure non mi sembra di essere un permaloso o uno che se la tira: riflettendoci credo di aver trovato il quid ed il motivo di questi mancati matrimoni professionali ..... io credo nella comunicazione e nel rapporto con il singolo operatore, fruitore, musicista, ascoltatore....
Non mi interessa fare il guitto della situazione, sparare battute a raffica e non curarmi di quale brano ho in sottofondo o quale personaggio sto intervistando o quale notizia sto commentando: nei quasi 5 anni passati a Controradio di Firenze, una delle colonne dell'emittente mi chiamava il re del gancio, perche' insistentemente cercavo un ponte tra musica e parole dette, tra artista che stavo programmando e la notizia che volevo trasmettere. Non lo facevo apposta (non ho mai scritto su un foglio le cose che volevo dire, nemmeno agli esordi: mi piace andare a braccio ed improvvisare...), ma tutto mi veniva naturale: se questo e' il mio modus operandi e vivendi, capite bene che poco sono in sintonia con il lavoro asettico svolto dai network, ma molti sono in punti in comune con Mamma Rai e le piccole emittenti locali.
Infatti entrambe svolgono egregiamente questo compito: ovviamente la Rai lo fa su scala nazionale ed internazionale, mentre le emittenti locali sono sempre attente ai piu' piccoli fatti che costellano la vita della cosiddetta periferia italiana, tra l'altro la colonna portante anche dell'economia nazionale, specialmente se legata alla valorizzazione (e non sfruttamento) del territorio, magari tramite le varie forme di turismo culturale.
Cio' premesso, debbo confessare che mi ritrovo sempre piu' critico nei confronti del lavoro svolto dai network e non solo in ambito comunicativo, ma soprattutto in quello musicale: trovo infatti abbastanza arrogante il loro atteggiamento nei confronti di ogni forma di discografia... grande, piccola, internazionale, esordiente ....
Difendendosi dietro il logico ragionamento che sono delle societa' di capitali (il cui fine ultimo e' il profitto) un brano non lo passano, a meno che non sia radiofonico: cosa vuol dire questo? E' palese che sia una scusa, perche' tutto e' radiofonico ed il pubblico ascolta, ma puo' anche essere educato all'ascolto: se una canzone e' brutta, basta programmarla spesso, dargli una presenza costante e vi garantisco che alla fine tutti la canticchiamo, per poi accorgersi solo qualche anno che si trattava di una schifezza.
Non amo la loro ottusita' nei confronti dei giovani che speranzosi mandano i loro brani:…. non c'e' spazio, non si puo' mandare questo genere musicale, non e' radiofonico... Mi rivolgo direttamente ai giovani musicisti: ma allora perche' andate in giro in auto con l'adesivo di quel network (o peggio avete l'auto griffata con il loro logo), se nemmeno vi considerano? Basterebbe in questi network limitare del 2% le battute o te le telefonate in diretta o gli oroscopi... e si aprirebbero spazio per programmare sufficientemente ogni giorno diverse nuove proposte, aiutando cosi’ una discografia che ne ha bisogno e che non bisogno considerare come la classica Croce Rossa sulla quale sparare!
Ma il rapporto deficitario tra network e mondo musicale non e' solo con i giovani esordienti, ma anche nei confronti delle major: soprattutto in questo momento di conclamata crisi di vendita del supporto fonografico, la radiofonia dei network dovrebbe essere l'alleato per tracciare un comune percorso futuro ed invece e' sempre piu' il gabelliere della situazione.
Sono anni che mi batto perche' la Siae non accetti piu' il pagamento dei diritti e delle royalties in modo forfettario da parte del mondo delle radio, ma applichi l'analitico. Senza diventare troppo specialistico, mi permetto di fare un esempio: se io nella mia radio mando in onda solo musica punk o solo cori alpini, sarebbe logico che quello che pago alla Siae sia relativo alla mia reale programmazione. Penso solo che questo negli anni'70 lo si faceva: io trasmettevo da Radio Sondrio un brano e subito lo riportavo sul bordero' che avevo sulle ginocchia, poi passava l'omino della Siae e prendeva tutti i bordero', faceva i suoi calcoli e le nostre poche migliaia di lire andava realmente al Coro Montagne Verdi o ai Ramones, se questi erano gli artisti piu' trasmessi. Lo si faceva allora a mano ed in modo emanuense: perche' non lo si puo' fare ora che abbiamo tecnologia ad hoc?
Ma questo non e' la sola cosa che non mi torna nel mondo della radiofonia moderna: quello che trovo piu' triste (e l'ho accennato prima) e' la sofferenza che stanno vivendo quotidianamente l'emittenti locali. Non passa giorno che non mi arrivino appelli e richieste d'aiuto da parte di micro realta' che dicono che non ce la fanno piu', perche' fagocitate da network che bussano alla porta e gli offrono di comprargli le loro frequenze: piu' spesso la lamentela sta nel fatto che il loro segnale non si prende all'interno del loro paesino, perche' un network ha accesso un mega ripetitore interplanetario che copre tutto, entrando anche nei rasoi di quelli che si fanno la barba la mattina in modo elettrico.
Celebri sono stati in questo senso gli interventi di Antonio Caprarica (direttore dei servizi del Giornale Radio della Rai) che da Fabio Fazio (se non erro Domenica 13 Maggio 2007) ha parlato dello scandalo tutto italiano di un servizio pubblico che non ha una isofrequenza, ma non per motivi orografici e/o geografici, ma perche' grossi network lo impediscono: Caprarica non si e' riferito a precise emittenti, ma poi gli e' scappato il nome della mamma di Gesu', la moglie di Giuseppe...! Da anni poi si parla di un'altra emittente che in modo arrogante se ne infischia delle ordinanze, sentenze, diffide e spara watt su tutta Roma: se la vuoi ascoltare, vi bastera' suonare il campanello di un citofono... non vi rispondera' vostra zia, ma sarete magicamente collegati con le trasmissioni di questo network. Voi non lo volete, ma loro decidono per voi ....
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