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Pubblicato il 29/11/2006 alle 21:46:39Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Battisti/Panella - "Il Cofanetto"

di: Massimo Giuliano

La giusta riscoperta del secondo periodo di Lucio Battisti, non meno bello (e valido) della fase con Mogol.

Nel 1998, Zucchero dichiarò che «tra 20 anni, saranno ricordate le canzoni che Battisti ha scritto con Panella, non quelle che ha fatto con Mogol». Affermazione un po’ forte, ma che può essere usata come riferimento soprattutto per un dato: il mondo deve ancora valorizzare nella giusta maniera il frutto della collaborazione tra l’artista di Poggio Bustone e il poeta Pasquale. Un incontro, quello tra Battisti e Panella, esattamente antitetico alla sostanza dei testi di Mogol, ma anche delle musiche che lo stesso Lucio ideava. Chissà, molto probabilmente Battisti cercò – e trovò – quanto di più opposto potesse esserci al suo ex amico Giulio Rapetti, imbattendosi in un ermetico funambolo della parola che proprio da quel sodalizio avrebbe tratto ampia fortuna, iniziando una serie di successi – professionali e commerciali – che continua ancora oggi. “Il Cofanetto”, triplo cd che raccoglie tutti i brani firmati dalla coppia Battisti-Panella (e che riunisce, in pratica, tutti gli album sfornati dai due: 5 dischi x 8 canzoni ciascuno = 40 pezzi), è un po’ il tassello finale che mancava per completare un puzzle quantomeno complesso. Battisti non è Battisti senza Mogol, ma bisogna cominciare a rendersi conto che non è Battisti anche senza Panella, che rappresenta l’ideale contraltare al primo periodo di Lucio, risultando al tempo stesso complementare al suo passato. Sicuramente, per chi era abituato a “Non è Francesca”, “Mi ritorni in mente” o “Il mio canto libero”, doveva suonare strano l’ascolto di brani come “Le cose che pensano”, “La sposa occidentale” o “Tutte le pompe”: liriche meno dirette e mood interiore senza dubbio meno incisivo, ma non per questo – è ora di dirlo, una volta per tutte – meno bello. Ebbene sì, le canzoni di Battisti e Panella sono valide quanto quelle di Battisti e Mogol: certo meno popolari, ma soprattutto espressione, semplicemente, di qualcosa di diverso. Dunque, basta con i paragoni. E gustiamoci, scoprendole, tante piccole gemme che per troppo tempo sono rimaste nascoste, affossate dal pregiudizio di chi diceva: «Sì, ma tanto Battisti è finito, questo qui non è mica il vero Battisti». Nessuno si permetta di dire quale fosse il Battisti “migliore”, mentre si permetta di dire che il “vero” Battisti è stato semplicemente TUTTO il Battisti che ha fissato qualcosa su disco. Con Panella e non.

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