Intervista a GianMaria dei Prozac +
di: Katia Rindone
(a cura di Janpaolo & Diamante STONATURE)
Sono le 18.30 quando i Prozac+ arrivano al “Il Solito posto”, locale di Caltanissetta che ospiterà il concerto della band di Pordenone; l’atmosfera è calma, i ragazzi del service incominciano a montare la strumentazione mentre Eva, Elisabetta e GianMaria sono impegnati a sistemare i loro strumenti. Chiediamo al tour-manager quando sarà possibile fare loro l’intervista e dopo pochi minuti ecco lì GianMaria pronto a rispondere alle nostre domande:
-Quali altre tappe avete in Sicilia?
Domani siamo a Siracusa…
-Brucoli, Fefe’s cantina….
Si, bravo.
-Fin dal 1998 quando siete diventati il tormentone di radio e tv, era impossibile non conoscervi, poi vi ho perso, e tra l’altro siete stati fermi un anno, nel 1999, che avete fatto solo un tour in Spagna e siete ricomparsi nel 2000 con il cd “3 prozac+” e poi di nuovo spariti fino ad oggi con il nuovo cd “Miodio” è una ciclicità?
…sempre di due anni in due anni
-Da Pordenone e la Vox Pop fino all’EMI. Questa esperienza vi ha cambiato, e in cosa?
No non ci ha cambiato, il primo nostro contratto discografico lo abbiamo firmato con un etichetta indipendente la Vox Pop, poi il passaggio all’EMI è stato obbligato poiché la Vox Pop aveva venduto ad un‘ altra etichetta, credo di Napoli, che a sua volta è stata riassorbita dall’EMI. Per cui è stato un po’ per cause di forze maggiori. Però tutto sommato fino adesso non ci sono tanti problemi.
L’unico problema è adesso che il mercato discografico è in crisi, le case discografiche grosse non capiscono l’importanza dei piccoli movimenti che costano poco quindi sembrano poca roba, ma che in realtà valgono di più delle grandi cose sulle radio, perché oramai non se li caga più nessuno. Per potere suonare dal vivo devi comunque tenere i contatti con quelle realtà che sono comunque piccole… questo è più difficile con una più grossa, non è nei loro meccanismi… è questo l’unico problema che c’è adesso ma che in realtà non c’è mai stato.
-Ho letto tutti i vostri testi dal primo fino all’ultimo: ci sono quattro temi cardine che poi si ricongiungono tutti insieme e che sembrano l’una conseguenza dell’altra… solitudine, stare male, droga e non sapere.
In realtà poi il tema è unico che è il vivere la vita e raccontare cosa ti colpisce maggiormente, che ci momenti è la storia di uno che sta male, domani la storia di uno che si fa… in realtà è la storia della vita… forse la parte meno felice della vita.
-….ma tutti i personaggi sono meno felici, e ci sono delle canzoni che hanno per titoli dei nomi - Pablo, Lori, Lola, Piera, Betty – ed è sempre ribadito che “questa è una storia vera” come se il fatto di essere “storia vera” è molto importante per voi.
Si, perché certe sono storie vere, certe sono state modificate per liriche ma lo spunto è sempre una storia che comunque mi sono passate attraverso… il concetto dunque e che si parla di cose che si sono viste o si sono provate in prima persona.
-L’ultima domanda e poi vi lasciamo al vostro check. Pordenone sembra essere negli ultimi anni una città da cui sono venuti fuori molti gruppi, cosa accade c’è un fermento, qualcosa?
Mah, movimento…. credo che il “movimento” c’è un po’ in tutte le province d’Italia; a Pordenone c’è stato un movimento, verso la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, “Il Grande Complotto” che è stato forse il primo grande movimento musicale italiano che ha raggruppato più cose, quello è stata una cosa che ha poi mantenuto una certa tradizione lasciando nell’aria la voglia di fare alcune cose…
Salutati i Prozac+ li lasciamo al loro lavoro… per ritornare qualche ora dopo ad assistere alla loro esibizione.
Il pubblico è numeroso. Il concerto è iniziato un quarto alle 23, ed è subito delirio. I Prozac+ riescono in pochissimo tempo a scaldare la gente e anche i più freddini, incominciano a muoversi appena i primi accordi di “Acido acida” vengono fuori dalle casse. Ruvida e piana di grinta è “Betty tossica” niente a che vedere con la fredda registrazione del cd.
Ed è proprio questo che ci sorprende: dal vivo i Prozac+ sono molto più grintosi e dinamici rispetto alle loro registrazioni in studio. Quando scendono dal palco sono molti i ragazzi che tentano di entrare nella sala riservata a loro, ma la sorveglianza è veramente irreprensibile. Scambiamo le ultime chiacchiere del dopo concerto con loro e anche noi andiamo a casa soddisfatti di avere assistito a una gran bella esibizione live.
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