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Interviste
Pubblicato il 29/05/2007 alle 20:39:44Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Pepi Morgia, l’arte delle luci nello spettacolo

di: Antonio Ranalli

Light Designer di fama internazionale, regista, scenografo, direttore artistico di molti festival culturali, ambasciatore Unicef, attaché culturale, art director (dal teatro agli yacht), consulente di grandissimi eventi.

Light Designer di fama internazionale, regista, scenografo, direttore artistico di molti festival culturali, ambasciatore Unicef, attaché culturale, art director (dal teatro agli yacht), consulente di grandissimi eventi. Tutto questo e altro ancora è Pepi Morgia, artista di fama pari ai grandi artisti con cui ha lavorato. Pepi è una di quelle persone che il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, inserirebbe tra le “eccellenze italiane”. Come light designer il suo stile, riconoscibile e soprattutto inimitabile, è richiesto in tutto il mondo. Non a caso ha prestato la sua visione e la sua abilità ad artisti internazionali come David Bowie, Genesis, Elton John, Roxy Music, oltre a numerosi artisti di casa nostra come, tanto per citarne alcuni, Fabrizio De Andrè, Claudio Baglioni, Luciano Pavarotti, Paolo Conte, Ornella Vanoni, Patty Bravo, Andrea Bocelli, Laura Pausini, Lucio Dalla, Gianni Morandi, Zucchero, Milva, Pino Daniele, Ivano Fossati, Fiorella Mannoia e Eros Ramazzotti. Il passo successivo è stato quello di direttore artistico ed operatore culturale, impegni che tuttora svolge con cura ed attenzione in numerosi festival italiani ed internazionali, oltre che per il Comune di San Remo dove ha avviato un importante progetto culturale. Lo abbiamo incontrato all’indomani della conclusione della Gran Galà per il 61° anniversario dello Statuto Autonomo della Regione Siciliana, che cura da due anni. Per questa iniziativa Pepi ha disegnato una scena, come non poteva non essere, pervasa dall’elemento luce: una luce che, dispiegando sul palcoscenico la vasta gamma delle sue possibilità, racconterà le diverse storie della Sicilia plasmandosi pirandellianamente su misura delle entrate dei singoli personaggi-performers.

Antonio Ranalli: Per iniziare, un bilancio dell’edizione appena conclusa del Gran Gala per il 61° anniversario dello Statuto Autonomo della Regione Siciliana. Soddisfatto?

Pepi Morgia: Questa è la seconda edizione che curo. Abbiamo sempre cambiato location. L’abbiamo fatta prima alla Valle dei Templi ad Agrigento, mentre quest’anno si è tenuta al Teatro Massimo, il teatro più prestigioso della Sicilia e dell’Europa intera. Per me rappresenta un’esperienza multidisciplinare. Propongo un cast che va dal classico al rock, ma la cosa più importante è che sono tutti artisti sicialiani. Ci sono anche artisti come Eleonora Abbagnato, che è molto consociuta all’estero, in quanto ballerina all’Etoile di Parigi. Per la prima volta ha danzato a Palermo, che è casa sua. Un’esperienza molto bella. Sono già stato riconfermato per la prossima edizione, che terremo al Castello di Enna.

Antonio Ranalli: Facciamo un passo indietro nel tempo. Come si è avvicinato alla professione di Light Designer?

Pepi Morgia: E’ una strana storia. Sono stato casualmente in Inghilterra per motivi di studio. E casualmente ho affittato una stanza in casa di David Jackson dei Van Der Graaf Generator. Non sapevo chi era David. Lui invece sapeva che io ero in Inghilterra per studiare. Così una sera mi invito' ad un loro concerto e solo in quel momento mi resi conto chi erano i Van Der Graaf Generator. Da quel momento mi si è aperto un mondo di contatti musicali. David Bowie e Genesis, tanto per citarne alcuni, sono tutta gente che ho conosciuto in quel periodo e con cui avrei lavorato in seguito. Mi appassionai subito a questo settore. E tutto quel background l’ho sviluppato in campo musicale e architettonico. Per esepmpio a San Pietroburgo sto preparando un light show, con luce cinetica e luce fissa, fuochi d’artificio e fontane. Uno spettacolo di suoni.

Antonio Ranalli: Quando tornò in Italia il suo mestiere come era considerato?

Pepi Morgia: Non si conosceva. Quando dicevo che ero light designer non capivano se ero tecnico delle luci o quello che disegnava i proiettori. Piano piano questo lavoro è entrato tra gli addetti ai lavori e nel pubblico. Ai tempi si andava a sentire un concerto, oggi si va a vedere un concerto.

Antonio Ranalli: Con quale artista ha iniziato in Italia?

Pepi Morgia: Le Orme, perchè facevano dei bellissimi spettacoli. Io ho trovato la mia creatività nelle Orme. Per arrivare a Claudio Baglioni con cui lavoro d’intesa, ma anche Renato Zero. E’ più facile non aver lavorato che aver lavorato con artisti italiani.

Antonio Ranalli: E’ nota la sua stretta collaborazione con Fabrizio De Andrè. Ce ne vuole parlare?

Pepi Morgia: Siamo stati molto amici anche per questioni di famiglia. La mia famiglia conosceva la sua. Lui era più grande di me. Quando gli proposero di fare un unico concerto alla Bussola, mi chiamò a casa per chiedermi un consiglio. Dopo aver parlato e discusso mi disse “Tu sarai sempre con me” pensando di fare un concerto solo. Ed invece sono rimasto per tutta la vita con lui. Fabrizio è un grande: ha capito e recepito il mio ruolo e insieme mettevamo su spettacoli con regie e movimenti eccezionali. Quello con lui è stato più un rapporto di amicizia che professionale. E’ stato ed è tuttora il mio maestro di vita.

Antonio Ranalli: Tra gli artisti più giovani con chi ha trovato affinità?

Pepi Morgia: Con Sergio Cammariere mi trovo molto bene. Faccio degli allestimenti molto sobri, ma sempre di grande effetto. E’ stata una delle regie più apprezzate di questi ultimi anni. Amo ricordare anche Ron, oltre a festival ed eventi dove faccio regia, light designer e direttore artistico. Ogni volta cerco di creare degli eventi multidisciplinari.

Antonio Ranalli: Quali impegni l’attendono nel futuro?

Pepi Morgia: Da tre anni sono direttore artistico del Comune di San Remo, per cui curo tutta la programmazione annuale. Poi c’è il progetto di San Pietroburgo, che ritengo molto interessante e stimolante. Infine c’è il progetto Slow Life: mi sono inventato questo logo, che è una specie di Slow Food, ma basato su altri aspetti della vita. Sarà itinerante, un mix di benessere della vita, fra musica e altri generi.

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