Musical NewsMusicalNews
  Cerca

MusicalNews: le notizie che gli altri non hanno! - real news by true fans for hot peopleCOLLABORA CON NOI
Editoriale
Pubblicato il 04/12/2006 alle 10:41:43Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Perche' piangono tutti, se la musica in Italia vale 3,1 miliardi e raddoppia il consumo digitale?

di: Giancarlo Passarella

Nel 2005 la discografia cala del 4,9%. Ma cresce del 101% il valore della distribuzione digitale. L' Italia e' ormai all'ottavo posto nel mondo nel settore discografico ed al quarto in Europa per i prodotti digitali. Questo dice l’ASK della Bocconi.

Nel 2005 la discografia cala del 4,9%. Ma cresce del 101% il valore della distribuzione digitale. L' Italia e' ormai all'ottavo posto nel mondo nel settore discografico ed al quarto in Europa per i prodotti digitali discografici. Questo dice l’ASK della Bocconi.

Il comunicato stampa dello scorso 28 Novembre parla chiaro ed e' un sasso lanciato nello stagno, solo apparentemente fermo: al suo interno le correnti esistono ed i flussi si creano, anche se in modo diverso dal passato. Ma questo e' un bene e poi perche' mai solo la discografia avrebbe dovuto rimanere un settore immobile? Siamo forse nel settore delle Belle arti e della tutela del Patrimonio?

Alcuni passaggi ci sembrano emblematici...
Il mercato italiano nel suo complesso è dunque sostanzialmente stabile, in linea con la tendenza dei principali mercati mondiali. Si notano invece variazioni nei diversi segmenti. Mentre la discografia cala del 4,9%, la distribuzione digitale di musica cresce del 101%. Crescono i diritti discografici, stabili i mercati degli strumenti musicali e gli spettacoli dal vivo, il ballo subisce invece una flessione del 10%...... non si tratta percio' di mera contrazione dei consumi, ma di variazioni di questi, al passo con i tempi.
Continua il comunicato... a rivelarlo il Rapporto 2006 Economia della musica in Italia del Centro ASK (Art, science & knowledge) dell’Università Bocconi, realizzato con la collaborazione di Dismamusica (Associazione distribuzione industria strumenti musicali e artigianato), FEM (Federazione editori musicali) e SCF! (Società Consortile Fonografici)...... come mai solo questi comparenti? Non era piu' logico inserire altri fattori ed operatori del settore? Il risultato sarebbe stato piu' organico.

Vediamo altre considerazioni ... sul fronte del consumo finale, nel 2005 il mercato discografico ha registrato un fatturato di 397 milioni di euro, con una contrazione del 4,9% rispetto al 2004. Un trend che si ripropone da qualche anno e che sottolinea la progressiva sostituzione delle forme di fruizioni tradizionali di musica con quelle legate alle tecnologie digitali...... questo e' l'aspetto che va piu' volte sottolineato e che i nostri lettori sanno bene: si evolvono i tempi e cambia il modo di fruire della musica e del modo in cui la consumiamo.

Altri dati da analizzare ...il valore totale del fatturato di musica in formato digitale distribuita attraverso i nuovi media nel 2005 è stato infatti 283,2 milioni di euro, con una crescita del 101% rispetto al 2004. In questo settore è da notare che il valore dei brani venduti attraverso Internet è! cresciuto del 427%.... Davvero? Ora rapportate questo dato alla conoscenza che voi avete della discografia italiana: vi sembra che esistano manager, produttori e case discografiche che sappiano gestire queste informazioni? Non vi sembra invece che questi operatori siano disgiunti da questi dati e che non sappiano far altro che piangere per il crollo della discografia in Italia?

Ultime riflessioni ... ... per quanto riguarda la fruizione di eventi e spettacoli (concerti, lirica, balletto), la spesa del pubblico è stata pari a 345,4 milioni di euro, sostanzialmente stazionaria rispetto al 2004. Secondo lo studio i diritti d’autore riconducibili al consumo intermedio di musica possono essere valutati in 209,7 milioni di euro, rispetto ai 174,4 del 2004. In questo quadro si riconosce il ruolo significativo di radio e tv che generano da sole, tra diritti di diffusione e riproduzione, un valore di 151,8 milioni.... Qui il discorso si fa piu' complicato, perche' andrebbero legati questi valori alla reale ripartizione tra coloro che fanno musica. Per questo diciamo no a tutte le forme forfettarie e sosteniamo l'analitico.

Quando ho iniziato atrasmettere in radio era il 1976: mandavi in onda il disco e registravi sull'allora bordero' i dati relativi. Lo tenevamo sulle ginocchia e tutto funzionava. Possibile che ora non sappiamo sfruttare l'immensa tecnologia per sapere quali canzoni vanno, cosa e' stato programmato e dare le relative royalties a chi realmente le merita?

 Articolo letto 16852 volte

Riferimenti Web

Copyright 1999-2002 MusicalNews.com