Mark Knopfler ed Isaac Shabtay: 4 mesi di appassionato inseguimento rockeggiante ...
di: Anna Cavaliere Verneau
Abbiamo intervistato Isaac Shabtay che ha seguito i recenti 87 concerti del tour americano dell'ex Dire Straits! Dopo Betty Shapiro, Giancarlo Passarella, Andrea Del Castello ed altri, ecco un nuovo libro sul leggendario Mark Knopfler. Abbiamo intervistato Isaac Shabtay che ha seguito i recenti 87 concerti del tour americano dell'ex Dire Straits! Dopo Betty Shapiro, Giancarlo Passarella, Andrea Del Castello ed altri, ecco un nuovo libro sul leggendario Mark Knopfler.
Su Mark Knopfler (con o senza i Dire Straits) da anni si versano fiumi d'inchiostro: si fanno tesi di laurea sulla sua musica, si porta come argomento per esami scolastici, si scrivono libri. E' appena uscito quello di Isaac, che ha seguito Mark e la sua Band per tutti gli 87 concerti, attraverso il continente americano e quello europeo ed ha descritto la sua impresa (a volte rocambolesca e spericolata) in un volume di 414 pagine, corredate da moltissime illustrazioni ed intrise di tanta umana simpatia.
Lo abbiamo rintracciato in Canada, dove vive e lavora, per 5 domande..
Isaac, quando e perché hai deciso di lasciare i tuoi impegni per seguire Mark Knopfler & Band per tutti gli 87 concerti del tour “Get Lucky”?
Per rispondere pienamente a questa domanda, dobbiamo andare indietro nel tempo. Durante l'estate del 2008, avevo già seguito Mark & Band per tutta la parte nordamericana del tour “Kill To Get Crimson”; non ricordo bene cosa mi abbia indotto a farlo ma ricordo che la mia situazione personale in quel momento aveva giocato un ruolo importante nella mia decisione. Avevo bisogno di aria, e la mia passione per il viaggio uniti alla mia ammirazione per la musica di Mark (in primis il suo lavoro da solista) sono stati il modo migliore per rigenerarmi, “staccando la spina” per un mese...
Questo viaggio si rivelò una pietra miliare nella mia vita, di gran lunga la migliore esperienza che avessi avuto fino ad allora, e mi ha lasciato qualcosa dentro.......poi è arrivato il settembre del 2009, Mark suonava per beneficenza all' Hurlingham Club di Londra: ho acquistato un biglietto di quel concerto ed ho deciso di avvolgere un breve viaggio europeo intorno ad esso. E' stata ancora un'esperienza felice e due giorni dopo il concerto uscì il nuovo CD di Mark : “Get Lucky”. L'ho ascoltato....l'ho riascoltato ancora e poi ancora molte altre volte....ed ho deciso che era arrivato il momento di seguire l'intero tour dovunque mi portasse... “Get Lucky” mi ha fatto ritrovare i dolci ricordi di essere sulla strada, ascoltando la musica migliore che questo pianeta possa offrire e mi ha dato l'esperienza impareggiabile di documentare il mio viaggio e di condividerla attraverso il mio blog. Sapevo solo che dovevo farlo.
Avevi già progettato fin dall'inizio del tour di scrivere un libro sulla tua esperienza?
Prima di partire per il “Get Lucky” tour, anzi, anche prima del precedente “Kill To Get Krimson” tour, sapevo già che avrei voluto condividere le mie esperienze con gli altri in un modo o nell'altro : documentare il mio viaggio è stata una grande parte di tutto l'insieme, inoltre volevo seriamente capire se ho oppure non ho una qualche “possibilità” artistica.... L'idea di fare un libro è tuttavia una storia diversa. Durante e dopo il tour “Kill To Get Crimson”, molti lettori dei miei “resoconti” su internet mi avevano suggerito di riunire i miei appunti in un libro; all'epoca non mi sembrava una cattiva idea ma decisi poi di soprassedere. Poi arrivò il tour di “Get Lucky”: ogni tanto ripensavo all'idea di riunire i miei scritti in una edizione cartonata, ma la prima volta che ho considerato seriamente questa possibilità è stato durante una delle corse notturne sui treni, rannicchiato in un angolino cercando di dormire un pò. Ne ho parlato con un amico e ho deciso di farlo: trovare una edizione cartonata per il blog e donare il ricavato in beneficenza.
Durante quel lungo viaggio notturno in treno, avevo già pensato a tutto quello che sarebbe stato necessario per riuscire a trasformare il mio blog online in carta stampata. Preso dall'entusiasmo, a fine tour ho dedicato la maggior parte del mio tempo con l'obiettivo di pubblicare il libro. Per alcuni mesi ho lavorato su questo ogni giorno, per molte ore, ho davvero voluto che il libro fosse perfetto....
Mark è un idealista molto determinato che ha superato difficoltà incredibili per essere se stesso e seguire quello che gli dettava il cuore.....tu, Isaac, ti senti come lui?
Per certi versi, lo sono. Attraverso la mia vita, ho avuto la mia parte di idealismo e determinazione e non mi sembra di averli persi; forse non ho ottenuto molto per ora, ma quello che ho raggiunto lo devo esclusivamente alla tenacia, determinazione e spirito di adattamento. In un certo senso, considero questo modo di essere una questione di sopravvivenza per me , non certo un lusso. Andando avanti così, mi sono attenuto a questa traccia perchè ho sempre voluto fare qualcosa di utile. Questo tour è stato un caso molto calzante.
In primo luogo (tranne un paio di persone), quelli che avevano sentito parlare delle mie intenzioni di intraprendere questo viaggio - prima ed anche dopo l'inizio- definivano tutto ciò terribile, inutile, stravagante e si erano presi la briga di elencare tutte le ragioni per le quali non si sarebbe dovuto o potuto farlo: per me era invece il segno che quello che stavo per fare era eccezionalmente buono. In secondo luogo, ho dovuto superare molte peripezie in quei quattro mesi sulla strada. Sono stato ammalato come un cane in Italia (a causa della grave mancanza di sonno); mi sono trovato a dover percorrere (per aver mancato il treno giusto in Polonia) 160 km in un taxi lanciato a velocità da brividi da Wroclaw a Katowice, ho avuto problemi di comunicazione nei Paesi in cui ignoravo l'idioma, gli aerei della Spagna si erano persi il mio bagaglio, ci sono stati incidenti vari, ecc..... Altri elementi aggiuntivi hanno reso il viaggio ancora pià difficile per me: timore di non riuscire a farcela col blog ( e libro) per vari motivi che non voglio neanche ricordare. Allora, cosa fare quando “Lady Lucky” ( la jella) si acciglia contro di noi? -Ci si fa forza- si fa qualunque cosa per andare avanti: “Giving up” (rinunciare) non è soltanto una cattiva scelta per l'idealista che segue la sua passione- semplicemente non è una scelta possibile per tutti.
E' vero, ci sono sacrifici che si devono fare, ma questa è la vita. Non si può avere tutto. Devi dare qualcosa, ma che piacere è quello che dà la consapevolezza di fare quei sacrifici e sentire di riuscire a farcela.... Allora non importavano gli ostacoli nei quali mi ero imbattuto durante il giorno, una volta arrivata la sera, quando Matt Rollings cominciava a suonare quel dolce accordo in la-bemolle dell'inizio di “Border Reiver” tutto ritornava in equilibrio e sapevo che ne era valsa la pena.
Dopo questa esperienza, qualcosa è cambiato in te?
Dopo quattro mesi sulla strada, sperimentando così tante culture e di fronte a tante sfide in virtù del calendario di un folle viaggio : ebbene, ho avuto più di una manciata di opportunità per l'introspezione .... non è stato sempre piacevole ed in alcuni giorni mi sono sentito profondamente malinconico. Tuttavia, in fondo le cose non sono cambiate troppo in me e sono arrivato alla conclusione che ero -e sono ancora- sulla “strada giusta”, almeno per ciò che ritengo giusto: le mie convinzioni, i valori, sogni ed obiettivi non sono cambiati, ma ho imparato un paio di utili lezioni .
In primo luogo,mi sono assolutamente convinto che tutto è possibile se si è molto determinati sui propri obiettivi. Una volta riconosciuta la propria verità interiore ed il proprio percorso, l'unica cosa che si frappone fra te ed il successo sei tu stesso (so che questa affermazione suona come un poetico “cliché” ma non svalutiamo la sua veridicità). Mi ero prefissato un obiettivo, una sfida che a volte dubitavo di riuscire a realizzare ma l'ho fatto e -come bonus- è stato il periodo migliore della mia vita : non ho più motivo di dubitare delle mie potenzialità... In secondo luogo, ho finalmente capito il ruolo che l'arte riveste nella mia vita. Poiché la mia carriera professionale è tutta attorno a software per computer, ho dubitato a volte di avere “lati artistici” o almeno un solo “lato artistico” che valesse la pena di esplorare. Non c'è dubbio che oggi dedico più tempo di prima a suonare la mia chitarra o il pianoforte, e che faccio alcune registrazioni. Sto lavorando per perfezionare la versione di una delle mie canzoni preferite (niente a che fare con Mark Knopfler) e ne sono venuti fuori originali arrangiamenti per un paio di canzoni....vedremo cosa ne uscirà. La mia casa “studio” non è il British Grove, ma sto facendo del mio meglio.
Hai avuto molte espressioni di simpatia da parte della Band ed un bellissimo regalo da Mark Knopfler al concerto finale del tour, e so che suoni la chitarra con passione...hai mai sognato di suonare con loro?
Se dicessi “no” sarebbe una bugia totale ed assoluta. Ovviamente, suonare alcuni accordi con qualsiasi membro di questo gruppo meraviglioso sarebbe un'esperienza indimenticabile, un'esperienza potente ed una preziosa opportunità per imparare e migliorare ( il mio personale “colpo” sarebbe quello di accompagnare con la chitarra acustica “Piper to the End” o “Before Gas & TV” . Mi sembrerebbe giusto...) Detto questo, c'è una cosa che differenzia questo Gruppo da qualsiasi altra Band che ho avuto la possibilità di ascoltare: sono semplicemente perfetti insieme. C'è chimica perfetta lì, e , se mai avessi avuto l'opportunità di esibirmi con loro, dubito che il mio contributo avrebbe potuto aggiungere un qualcosa a ciò che era già sublime. Così, sì, sarebbe stato bello per me, ma non un enorme guadagno per chiunque altro...
In conclusione, sì, suonare con loro sarebbe un'esperienza enormemente fantastica, ma io preferisco imparare da loro : tecniche di tastiere da Guy/Matt, tecniche di chitarra da Mark/Richard.
Magari anche un “pointer” o due per la mia composizione...nel complesso, sarebbe servito a tutti (me compreso).... Ciao da Issac Shabtay
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