Ascolta: c'e' il Blog della Sera! Ce ne parla Edoardo Semmola, giornalista fiorentino, cresciuto ascoltando Fabrizio De André, Giorgio Gaber e Bob Dylan
di: Elvira Speggio
Punta il dito contro la progressiva omologazione, degli artisti come delle etichette, di chi scrive, di chi suona e di chi produce, di chi dovrebbe continuamente proporre nuove idee: preso in giro dalla fidanzata, vive on-line 24 ore su 24. Punta il dito contro la progressiva omologazione, degli artisti come delle etichette, di chi scrive, di chi suona e di chi produce, di chi dovrebbe continuamente proporre nuove idee: preso in giro dalla fidanzata, vive on-line 24 ore su 24.
Dove trovarlo? Non si come, ma e' presente al 99% dei concerti ed eventi del territorio fiorentino. Gode dunque del dono dell'ubiquita'? Come trovarlo? Mandandogli una e-mail o dialogando su Facebook. Nato a Firenze il 16 Marzo 1979, Edoardo ricorda che negli anni Venti la sua famiglia arrivo' in riva all'Arno, proveniendo dalla napoletana Brusciano..
Un bentrovato ad Edoardo Semmola, attualmente al Corriere Fiorentino: che esperienza si sta rivelando questa della tua partecipazione alla redazione locale de Il Corriere della Sera?
Un'esperienza ottima. Dopo dieci anni trascorsi tra molte redazioni e realtà giornalistiche locali, quella con la testata fiorentina del più prestigioso giornale italiano non poteva che essere la migliore, da tutti i punti di vista, sia umano che professionale.
E' ovvio che la tua passione giornalistica e' la molla che ti fa andare avanti, ma quanto e' difficile? Come ti sembra Firenze in questo specifico settore? Avanti o indietro?
Nel mio personale vocabolario difficile è sinonimo di stimolante e appassionante. Firenze, per quanto riguarda il settore musicale, ha pregi e difetti delle realtà che sono troppo piccole per sognare in grande e troppo grandi per accontentarsi delle cose piccole. "Avanti" o "indietro" sono concetti relativi, dipende da quale sottoinsieme del settore musicale affrontiamo. E' molto indietro per quanto riguarda lo sviluppo e la valorizzazione delle piccole e medie realtà, di chi fa musica giorno per giorno, di chi fa crescere le proposte emergenti. Perché i fondi dello spettacolo, sia quelli pubblici che quelli privati, sono per la stragrande maggior parte destinati ai grandi colossi del settore (quelli che ne avrebbero meno bisogno) sacrificando invece i medio-piccoli che magari lavorano a testa bassa e spaccandosi la schiena per offrire opportunità culturali e di svago capillari sul territorio ogni giorno. Si privilegiano i grandi eventi (non dico che non servano anche quelli, ovviamente, ma non devono essere i soli) a discapito di chi fa continuativamente tutto l'anno attività musicale dal basso, dai piccoli locali e alle associazioni culturali. Mi piacerebbe vedere un cambio di tendenza da questo punto di vista.
Il 25 Maggio ci e' arrivato un tuo amichevole invito a partecipare a Il Blog della Sera: come e' nata l'idea? Quali risultati sta dando?
La riposta alla prima domanda è tutta concentrata a questo link, il primo post del Blog della Sera: http://sera.corrierefiorentino.corriere.it/2009/05/la_domanda_e_il_nostro_chiodo.html Mentre alla seconda domanda rispondo: bene, anzi benissimo, il Blog della Sera sta avendo un successo inaspettato, molto maggiore di qualsiasi altro esperimento di blog del portale del Corriere Fiorentino. La cosa importante secondo me è che stiano partecipando non solo lettori e commentatori "comuni" ma anche addetti ai lavori del settore: musicisti, promoter, organizzatori, gestori di locali. E' di loro che ci occupiamo e sono loro gli attori della "sera" e della musica.
Quali sono gli artisti che hai amato da giovane e quali invece quelli che segui di piu' ora?
Sono da sempre un appassionato di musica d'autore e sono cresciuto ascoltando Fabrizio De André, Giorgio Gaber e Bob Dylan. Sono loro le mie "colonne portanti", pur essendo uno che ha sempre ascolta molte cose diverse. In generale, diciamo che sono un fan degli anni Settanta, sia italiani che anglosassoni. Ma restano loro tre i miei punti di riferimento anche adesso. Adesso, anche per motivi di lavoro, tendo a seguire molto le realtà fiorentine e le nuove proposte che nascono e vivono nella nostra città. Da questo punto di vista sono molto legato all'esperienza di Francesco Cofone e dei ragazzi dell'Eskimo-Palco d'autore e del Porto di Mare. Tra questi ho una particolare predilezione per Cristiano Sciascia, Max Larocca, Gianfranco Narracci e i sui Medilatina, oltre allo stesso Cofone. Da quella realtà sono nate grandissime canzoni, tra cui alcuni autentici capolavori come "Van Gogh" di Gianfilippo Boni. D'inverno, per esempio, non passa un mercoledì senza che vada all'Eskimo solo per ascoltare Cristiano Sciascia intonare le sue mitiche "Senza", "Cattivo sangue" e "Aggiotaggio blues", ma anche per sentirlo giocare e scherzare con la musica commerciale nel suo spettacolo "Noi non ci Sanremo". Mi piacciono molto anche i ragazzi dell'Orchestra del Rumore Ordinato, vado letteralmente pazzo per le bande de L'Apprendista Bardo e de Le Voci del Vicolo, mi rivedo quasi letteralmente allo specchio quando sento gli Asse d'Equilibrio. L'ultima mia nuova piacevole scoperta sono stati gli aretini Elefunk. Ma la lista potrebbe essere molto più lunga.
Cosa non funziona nella filiera musica in Italia? Da dove cominceresti a cambiare le cose?
Che domanda! E' come se mi chiedeste "cosa faresti se fossi Dio?". Allora la prenderò così e risponderò sulla falsa riga della prima versione di "Io se fossi Dio" di Giorgio Gaber: "Io se fossi Dio rimpiangerei il furore antico dove si odiava e poi si amava e si ammazzava il nemico". Fuori di metafora, secondo me una delle principali cause del "non funzionamento" è la progressiva omologazione, degli artisti come delle etichette, di chi scrive, di chi suona e di chi produce, di chi dovrebbe continuamente proporre nuove idee. In una realtà sociale sonnacchiosa e appiattita, la musica ne è lo specchio. E allora mi verrebbe da dire: ricominciamo dalle emozioni, dalle passioni, da ciò che fa battere il cuore e scontrare le menti. Sento la mancanza del grido di battaglia e del furore che muoveva il mondo della musica negli anni Settanta".
Cosa invece scricciola nel settore giornalistico e della comunicazione in generale?
Anche in questo settore l'uniformazione e l'autoreferenzialità, come nella musica, sono i tarli che fanno schricchiolare tutto l'edificio. Anche in questo caso citerei Giorgio Gaber da "L'America": "Neanche una malattia ti mangia così bene dal di dentro". In questo caso "la malattia" è appunto l'uniformazione del settore dell'informazione, di cui anch'io nel bene e nel male faccio parte.
Qual'e' l'ultimo concerto che ti ha affascinato? L'ultimo film e/o libro?
Un concerto cameristico per piano e violoncello organizzato dall'Orchestra da Camera Fiorentina al museo del Bargello. Al violoncello c'era il mitico Giovanni Sollima. Come bis è riuscito a fare una versione pazzesca e struggente di "Halleluja" di Leonard Cohen. Stavo per piangere dalla gioia. L'ultimo film che mi ha affascinato è stato "Gran Torino" di Clint Eastwood. Di libri, ultimamente, sto leggendo solo saggi su pena di morte e legittimazione della guerra nella storia della chiesa cattolica. Motivi di tesi... Sono tutti molto belli, ma non li consiglierei certo per l'estate.
Dice il nostro diretur Giancarlo Passarella che sei una bella realta', persa in un mare di finto giornalismo musicale: cosa avra' mai voluto dire? Da quanto lo conosci?
Ringraziate il buon diretur, è sempre troppo buono nei giudizi. Credo che volesse dire che sono un po' fuori dagli schemi, un po' anticonformista, insomma, un po' come lui. Lo conosco da 10 anni e siccome ora ne ho 30, posso dire di averlo conosciuto quando ero troppo giovane e troppo impreparato per tenergli dietro.
Qual'e' il tuo personale rapporto con la tecnologia? Riesci a dominarla o ne sei vittima?
Ne sono assolutamente vittima. Sono on-line 24 ore su 24. Anche la mia fidanzata mi prende in giro per questo motivo.
Diamoci un appuntamento fra un anno, 5 o 10: come sara' Il Blog della Sera o hai altri progetti nel cassetto?
Spero che il Blog della Sera si riveli immortale. Tra un anno vorrei che fosse diventato il punto di riferimento per il dibattito fiorentino sulle nuove emergenti realtà della musica live sera dopo sera, tra gli artisti, i locali, gli addetti ai lavori. Che fosse considerato una sorta di piazza aperta di confronto per una Firenze nuova e migliore che ama la sua musica. Tra cinque anni mi piacerebbe vedere risolti alcuni se non tutti i problemi di cui il Blog della Sera si è fatto carico e che affrontiamo un post dopo l'altro. Tra dieci - ma questo per scaramanzia non dovrei dirlo - mi piacerebbe che il Blog della Sera fosse apprezzato e visitato quanto la vostra bellissima fanzine Musicalnews.
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