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Interviste
Pubblicato il 23/10/2011 alle 04:14:21Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Parisse, affascinante e talentuosa cantautrice Vagabond(a) tra Italia, Canada e Brasile

di: Alessandro Sgritta

Abbiamo intervistato Parisse (vero cognome di Valentina), cantante e autrice italo-canadese dalle sonorita' pop-soul internazionali che ha appena pubblicato il suo primo disco dal titolo Vagabond che presentera' il 13 novembre al Blue Note di Milano.

Abbiamo intervistato Parisse (nome d’arte e vero cognome di Valentina Parisse), cantante e autrice italo-canadese dalle sonorità pop-soul internazionali che ha appena pubblicato il suo primo disco dal titolo Vagabond (Lab srl/Sony Music) che presenterà il 13 novembre in concerto al Blue Note di Milano…

Ben trovata Parisse, ci racconti le tue origini? Sei italiana o canadese?
Mi sono trasferita in Canada appena finito il liceo, sono italiana ma grazie ai miei familiari (da parte di mia madre) che sono emigrati lì moltissimi anni fa in cerca di fortuna (all’inizio del secolo scorso) e si sono stabiliti a Toronto, io poi li ho raggiunti e vivendo e lavorando lì ho acquisito tutte le carte in regola di cittadinanza (e “per essere un’artista internazionale” aggiungiamo noi, parafrasando Piero Ciampi, ndr), per me è stato molto importante rimanere lì e avere una esperienza vera e concreta al di là del legame familiare che ti arricchisce dal punto di vista umano, ma la cosa più bella sono le esperienze che ho fatto lì che mi hanno segnata tanto…

Hai fatto anche dei concerti in Canada?
Sì, quello che ricordo con maggior affetto è stato per la Formula 1 a Montreal, è stato molto bello perché c’erano tantissime persone e quando riesci a coinvolgere anche quel tipo di pubblico è una grande soddisfazione…

Ma lì sei già conosciuta e hai un pubblico che ti segue?
Ho il mio circuito e poi lì c’è moltissimo spazio per realtà live, ci sono anche molti festival, negli ultimi 3 anni il festival del jazz per esempio lascia degli spazi all’aperto nella città, dei palchi dove le band che non possono fare concerti indoor o non hanno ancora un pubblico possono esibirsi, basta che si mettono d’accordo, quindi con questo tipo di ambiente intorno puoi cercare di farti la tua strada… qualche mese fa mi ha invitato l’Ambasciata del Canada perché l’allenatrice di una squadra molto famosa canadese è italiana, e si parlava in questa conferenza del problema di fare gli allenamenti, perché anche se prendi il top dei giocatori in Canada a volte per farli arrivare è un problema perché lì le distanze sono enormi…

Ho visto il tuo disco alla Fnac nel reparto degli artisti stranieri tra i R.E.M. e i Red Hot Chili Peppers, in effetti dal nome e dai testi in inglese non si direbbe che sei italiana, hai anche un sound internazionale, la cosa ti fa piacere?
Sì a parte l’onore di essere tra due mostri sacri io sono felicissima di questo, tra l’altro mi è appena arrivata la notizia che siamo in classifica anche in Svizzera…

Nel disco suonano anche musicisti di fama internazionale come Phil Palmer (Dire Straits, Eric Clapton, George Michael, Robbie Williams, ecc.), come l’hai conosciuto?
Ci siamo conosciuti attraverso le mie canzoni, perché lui le ha ascoltate e ha accettato di lavorare insieme a me ad alcuni brani del disco, al di là del fatto che lui sia un grandissimo artista e su questo non c’erano dubbi l’esperienza molto bella di lavorare insieme è stata soprattutto dal punto di vista umano perché è una persona molto aperta, ha un grandissimo entusiasmo ma è molto umile, uno si aspetterebbe magari un uomo distante, invece mi ha arricchito molto da un punto di vista artistico ma anche umano, poi io non dò mai nulla per scontato, per me ogni persona che vuole mettere del suo nel mio progetto è sempre un dono, tu sai quanto sia personale la musica, più di tante altre arti e mestieri, metti in gioco tanto di te, e quando uno collabora e ci mette anche del suo per me è una grande conquista…

Ci sono anche altri bravi musicisti italiani che suonano nel disco come Paolo Giovenchi (De Gregori, ecc.) e Sasà Flauto alle chitarre…
Paolo per me è un fratello, è venuto anche in Canada a suonare con me, abbiamo fatto belle cose insieme, è molto vissuto questo album…

Alla fine del disco c'è anche una versione unplugged di “That’s The Way It Goes” con Phil Palmer alla chitarra, fai anche dei concerti acustici?
Sì ne ho fatto uno in Germania lo scorso inverno, eravamo io e due chitarristi…

Allora sarai invitata a suonare da Tarkus Records, un negozio di musica che ha aperto da poco a Roma dove lo scorso 19 ottobre hanno fatto uno show-case gli artisti scozzesi Donald e Jen MacNeill che erano accompagnati dal chitarrista italiano dei Lowlands, prodotti dalla Route61 di Ermanno Labianca…
Molto volentieri, grazie! Per me l’importante è suonare, io ho iniziato piccolissima, vengo da anni di gavetta dove dovevi bussare alle porte dei locali, quindi per me il piacere è suonare…

Ricordo il tuo concerto dello scorso anno al Macro, hai in programma altri concerti prossimamente?
Sì allora il 13 novembre sarò al Blue Note di Milano, poi stiamo preparando un tour acustico nelle Feltrinelli e Fnac per promuovere l’album e poi c’è in cantiere un bel progetto di andare in concerto in Brasile perché “Feel Like Runnin’”, il primo singolo, è arrivato lì e ha avuto molto successo (è entrato in heavy rotation in 5 tra le radio più ascoltate in Brasile collocandosi nella prestigiosa chart dei “As 100 Mais – O melhor do Mundo” di “Antena 1”, ndr.), quindi stiamo organizzando questo tour che avverrà nel 2012...

Ho visto che le canzoni del disco sono state scritte tutte insieme a Steve Galante (un brano anche con Bucci), come nascono le tue canzoni?
Nascono da un’idea musicale, da un motivo che arriva in testa o a me o a lui, che è un pianista, compositore e arrangiatore italiano che ha vissuto molti anni in Canada e a Los Angeles e in giro per il mondo, di solito arriva sempre con delle parole chiave che magari riassumono il concetto che voglio esprimere e da lì poi si costruisce la linea melodica, si scrivono le parole e piano piano decidiamo quale suono dargli e quindi che tipo di strumenti utilizzare, io poi in questo album ho seguito dalla parola “Vagabond” che ti arriva in mente alla melodia all’arrangiamento alla produzione…

Quindi non è che vi dividete i compiti, tipo che uno si occupa dei testi e l’altro delle musiche?
No, i compiti non sono separati, è una collaborazione a tutto tondo sia per le musiche che per i testi perché per me è importante il lavoro di squadra, anche per il disco, siamo partiti completi e indipendenti, e grazie anche all’aiuto di tutti, dal gruppo della grafica (Studioprodesign di Sergio Pappalettera, ndr.) al gruppo delle radio/tv (Tune Fit di Sandor Von Mallasz, ndr.) poi si è fatta avanti la Sony per la distribuzione ma noi avevamo già la nostra etichetta (LAb srl), alla fine del booklet del disco c’è scritto “Faber est quisque fortunae suae” (Appius Claudius Caecus), noi oggi possiamo grazie anche alla tecnologia e ai rapporti umani mettere in piedi un’idea e dobbiamo farlo, perché io non ho mai creduto che la fortuna ti bussi alla porta, ognuno è artefice della sua fortuna…

Ma tu scrivi naturalmente in inglese, ti viene naturale?
Sì molto naturale, canto da sempre in inglese e quindi nascono così le canzoni, non vengono pensate in italiano e poi tradotte, sarebbe una fatica di Ercole e poi è importante che la parola sia unita da subito al suo contorno musicale…

Nel disco c’è anche una cover di Carole King, “I Feel The Earth Move”, lei è un tuo riferimento?
Sì è anche l’unico brano in cui partecipa DDG (Davide De Gregorio), che è un vero e proprio terremoto, quindi “I feel the Earth move” era la cosa ideale da fare insieme, abbiamo messo dentro delle collaborazioni elettroniche in questo brano molto bello di Carole King (da “Tapestry” del 1971, ndr.), che ha scritto ovviamente delle canzoni stupende che parlavano poi di cose che ti arrivano, ed è la vita, il quotidiano, questa cosa di rendere dei sentimenti tanto grandi, lei e Diane Warren sono i miei riferimenti principali, la grande compositrice statunitense che ha scritto per artisti molto diversi tra loro come Aerosmith, Celine Dion, Cher, Whitney Houston, Gloria Estefan, Michael Bolton, Lenny Kravitz e tanti altri (detta anche “Queen of the Ballad”, ndr.)

Quali sono quindi i temi prediletti e le fonti di ispirazione delle tue canzoni?
I sentimenti del quotidiano, l’amore anche per se stessi, per quello che si fa, la voglia di vivere, di libertà, la voglia di viaggiare, di inseguire quello che si desidera, non la “semplice” storia d’amore che poi non è mai semplice, ma magari ci fosse una semplice storia d’amore! (ride)...

Tu come vedi la situazione della discografia italiana in questo momento?
Ci dovrebbe essere più spazio per tutti, anche questi “talent” pur rispettandoli non sono concentrati sulla musica al 100% ma piuttosto su chi litiga con chi…, chi si innamora di…, mentre la mia vita privata deve restare privata, quando io da bambina ho sentito per la prima volta tanti cantanti che continuano ad ispirarmi ancora adesso a me non interessava che queste persone litigassero o avessero dei problemi, mi interessava più sognare e farmi la mia storia su di loro, quindi in Italia ci dovrebbe essere più spazio anche per chi non fa quelle cose, poi c’è chi le compra ed evidentemente c’è chi gli piace ma date anche spazio a chi fa altre cose ed ha altre idee…

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